Protezione civile o verde?
Domenica 3 Aprile 2011 alle 21:48 | 1 commenti
Da VicenzaPiù n. 209, 11 marzo 2011
Lato est dell'ex aeroporto, i due fronti in campo: da una parte l'alleanza trasversale (Garbin-Alifuoco-Dal Lago) per un centro polifunzionale di soccorso; dall'altra Variati e i No base per il Parco della Pace.
Sui 650 mila metri quadrati di area lasciata libera dalla base Usa all'ex aeroporto Dal Molin, il famoso lato est, si sono formati due schieramenti.
Uno mira a far costruire un centro polifunzionale di protezione civile ed è composto da numerosi voci, per la maggior parte di centrodestra, ma non solo: dalla Lega Nord, compatta dietro un'agguerrita Manuela Dal Lago, al parlamentare finiano Giorgio Conte passando soprattutto per l'alleanza operativa fra la pattuglia dei Popolari Europei di Chiara Garbin e Manfredo De Paolis (ex presidente della società di volo RegionAli) e il Patto per Vicenza del piddino Ubaldo Alifuoco e del pidiellino Mario Giulianati.
L'altro fronte è quello che, semplificando, si può definire Variati-No Base: il centrosinistra cittadino guidato dal sindaco Achille e l'intera compagine dei movimenti e comitati che si sono battuti contro la Ederle 2 vogliono che su quel vasto terreno demaniale sorga una grande distesa verde, il Parco della Pace.
Garbin all'attacco
«L'idea di un polo per la protezione civile la citavo già in un'intervista nel febbraio 2007, e c'è nel programma elettorale con cui mi sono candidata a sindaco nel 2008», ricorda Chiara Garbin, portavoce dei centristi Popolari Europei. Sotto le insegne della sua associazione, infatti, si è tenuto il 18 dicembre scorso un convegno con tecnici del settore che ha formalizzato la proposta (già presente nel testo del Patto per Vicenza pubblicato da Alifuoco e Giulianati nel 2009). La Garbin la sintetizza così: «La nostra idea include grossomodo un quarto dell'area, 150 mila metri quadrati circa. Il parco quindi può benissimo starci». I pro-parco fanno osservare che quando si edifica si sa come si comincia ma non quando si finisce. «Faccio presente che con una sede di protezione civile con annesso eliporto si utilizzerebbero gli hangar già esistenti e che verrebbe preservato il divieto di costruire per il vincolo costituito dal cono di volo. Loro dicono che nel Pat c'è un'altra area destinata a questo, a Laghetto, ma quell'edificio non è adatto, bisognerebbe buttarlo giù e costruirne uno nuovo anche per dotarlo di un'autosufficienza col risparmio energetico. Il nostro progetto, inoltre, ha un respiro regionale, anzi sarà pilota a livello nazionale». I vostri critici, come la consigliere comunale Cinzia Bottene dei No Dal Molin, sostengono che voi prendete come pretesto emergenze come l'alluvione per un'altra colata di cemento, invece di ripensare il modello di sviluppo del territorio che ha bisogno di verde. «Il suo è un attacco provocatorio. Noi vogliamo risolvere un'emergenza, il dissesto idrogeologico, e la prevenzione si fa col sistema di riunire tutte le strutture in un unico centro. Bisogna guardare al presente e al futuro, non al passato». La Garbin entra nel merito, anche se dati e cifre non ne dà : «Il polo farebbe da zona di sicurezza fra la base e il parco, e sono certa che gli Americani sarebbero pronti a collaborare. Il costo non lo abbiamo ancora quantificato, ma diciamo che è più probabile che chi assegnerà l'appalto sarà la Regione coi soldi dello Stato. Variati dovrebbe chiedere a Roma questa compensazione, visto che finora non ne abbiamo avute. Diventerebbe un punto d'eccellenza per il trapianto d'organi, e perché non portare a Vicenza l'università geofisica o geoambientale per supportare?». Variati però tiene duro sul parco. Evidentemente perché del vostro fronte trasversale non si fida, zeppo com'è di suoi avversari politici. «Ma non perderebbe il parco! E poi chi ci assicura che il comodato d'uso che lo Stato concede al Comune un giorno non venga tolto per un uso diverso? La politica, poi, è arte della mediazione trasversale e deve tenere conto della realtà . Quanto costerebbe un parco così vasto? C'è la manutenzione, la vigilanza, l'assicurazione, tutte cose che dovrebbe pagare il Comune, mentre la nostra idea non sarebbe a carico dei vicentini». Realismo per realismo: possibile che gli Americani accettino l'idea di un campo di volo, ancorché di tipo emergenziale, accanto a una loro base militare? «Per me gli Americani dicono di sì. Dipende dal dialogo. Quel dialogo che con noi l'amministrazione Variati rifiuta a priori. Mettiamoci attorno a un tavolo, invece».
Jackson: "Affaristi"
Olol Jackson è uno degli esponenti di spicco del Presidio Permanente di Rettorgole. Il suo punto di vista è diametralmente opposto a quello della Garbin e parte dalla necessità , prima di tutto politica, del Parco della Pace: «Sarà una beffa se rimarrà uno spazio asettico, neutrale, un semplice giardino. Sarà una conquista vera se, collettivamente, riusciremo a riempirlo di senso e di contenuti in grado di contrapporsi alla struttura di guerra che sta al di là del filo spinato». Resta non chiara la questione dei costi di una simile struttura. «Partiamo da un dato: i soldi che dovevano servire per la rototraslazione della pista, quei famosi 11 milioni e mezzo di euro previsti dalla delibera Cipe, devono essere dirottati alla realizzazione del Parco della Pace. Abbiamo appena concluso una raccolta firme per chiedere che venga convocato il Commissario Costa in consiglio comunale, dove peraltro non si è mai fatto vedere, per relazionare sullo stato dell'arte. Non scordiamoci che, ad oggi, non c'è ancora nessun atto formale che destini quell'area al patrimonio della città . I passaggi successivi saranno dettati dalla capacità dei vicentini di far proprio quello spazio». Jackson non dà alcun credito alle buone intenzioni della cordata a favore della base di protezione civile. Secondo lui la parola chiave è una sola: affari. «Io vedo una mobilitazione massiccia di pochi soggetti portatori di interessi particolari. Poche persone, gli stessi che hanno tramato alle spalle di Vicenza e dei vicentini per imporre la base, per appetiti economici e nulla più. Questi stessi ora si ripropongono di continuare l'opera di distruzione che si erano prefissi. Questi signori mica si misurano con i cittadini, dopotutto che cosa gliene frega a loro? A loro interessa il magna magna, gli schei». Il dito è puntato soprattutto contro la Lega: «Prendiamo la Dal Lago, che è quella che più attivamente si sta spendendo, a Roma (guarda caso), per questa truffaldina proposta del polo della Protezione Civile. Lei e la Lega hanno governato e favorito questo dissesto del territorio, ed ora tentano di accreditarsi come i salvatori della patria. Per fare questo, i federalisti d'accatto, i guitti dell'autogoverno, cosa fanno? Vanno contro le decisioni degli enti locali, contro i cittadini che hanno detto chiaramente che quell'area deve diventare un parco (e secondo gli ultimi sondaggi questo è il pensiero dell'80% dei vicentini)». Supponendo che il parco passi per intero, non è che prima o poi c'è comunque il rischio di una futura cementificazione? «No, basta mettere dei vincoli rigorosi sull'inedificabilità , così come aveva già ipotizzato l'amministrazione comunale in sede di confronto con il governo e come abbiamo proposto anche noi». E sul fatto che la Garbin e soci assicurano che protezione civile e parco possono coesistere? «Due cose: i sostenitori del polo della protezione civile hanno dichiarato pubblicamente che, con le funzioni di quella struttura, si creerebbe una sinergia con la caserma Usa (eliporto). Si tenta di far rientrare dalla finestra il progetto che aveva Esperia (impresa di elicotteri che aveva messo gli occhi sul Dal Molin, ndr); la seconda è che la localizzazione della protezione civile è già stata individuata a Laghetto ed inserita nel Pat, quindi l'unico interesse è garantire agli amici cementificatori ulteriori profitti». Morale: contrapposizione netta fra le due parti. Non c'è pace per il Dal Molin.
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