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"Pronti a sforare il patto nel nome dell'equità", la rivolta parte da Variati e dai sindaci veneti

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 3 Agosto 2012 alle 17:13 | 0 commenti

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Achille Variati, Comune di Vicenza  -  "Uniti nel nome dell'equità: se a settembre le cose non saranno cambiate usciremo tutti insieme dal patto di stabilità. Non si può colpire Comuni virtuosi e non virtuosi allo stesso modo. Noi non siamo disposti né a tagliare i servizi essenziali né a tassare i nostri concittadini". Parte dai sindaci dei capoluoghi del Veneto la rivolta contro i tagli lineari prospettati della spending review.

Oggi, su invito del sindaco di Vicenza Achille Variati, i primi cittadini di Verona Flavio Tosi, di Padova Flavio Zanonato, di Treviso Gian Paolo Gobbo, di Rovigo Bruno Piva, il vicesindaco di Venezia Sandro Simionato e Lucia Olivotto, consigliere comunale di Belluno, presidente della commissione bilancio, si sono ritrovati a Vicenza per fare il punto della situazione.
Ne è uscita una posizione comune che si trasformerà in un appello a Monti ad ascoltare le ragioni degli enti locali e in un invito al governatore Zaia a tutelarne i diritti costituzionali.
La premessa dei sindaci è di tipo giuridico: "L'articolo 119 della Costituzione - ha riassunto al termine dell'incontro Variati - dice con estrema chiarezza che gli enti locali hanno piena autonomia finanziaria. Nessuno perciò potrebbe toccare le nostre entrate. Ed è per questo motivo che l'Imu rappresenta una vera rapina perpetrata dallo Stato. I Comuni, tuttavia, comprendono il momento di difficoltà del Paese e sono pronti a contribuire a tagliare gli sprechi, purché sia davvero questo l'obiettivo della spending review e non si continui a penalizzare allo stesso modo chi ha fatto bene e chi no. Tutti noi abbiamo stretto i denti, facendo quadrare i bilanci malgrado i 2 miliardi e mezzo di euro di tagli di Tremonti e il miliardo e 450 mila euro imposto dal governo Monti. Ma non possiamo accettare un altro mezzo miliardo di tagli lineari imposti non solo ad esercizio inoltrato, ma senza un minimo di equità".
Per i sindaci del Veneto, in particolare, tali tagli non possono essere calcolati solo sui flussi di cassa del 2011, ma perlomeno sulla media degli ultimi 3 anni. Devono inoltre essere esclusi dal calcolo i fondi che provengono da terzi, come le fondazioni. E' infine indispensabile verificare l'omogeneità delle entrate comunali: "In Veneto - ha esemplificato Variati - la Regione versa ai Comuni i fondi del trasporto pubblico locale e questi ultimi li danno alle aziende di trasporto attraverso una partita di giro che nulla fa restare nelle casse comunali; altre regioni erogano questi soldi direttamente alle aziende, ma ciò ovviamente non vuol dire che noi abbiamo ricevuto più dei Comuni di quei territori...".
Anche sull'Imu i sindaci del Veneto invocano una perequazione: "Se lo Stato sostiene di aver complessivamente riscosso il previsto - dicono - deve rimodulare le stime laddove il gettito non è stato confermato, come a Vicenza, dove è stato sovrastimato di 1 milione e 400 mila euro e a Venezia, dove il gap è di 8 milioni di euro".
Queste alcune delle condizioni poste dai capoluoghi del Veneto per continuare a collaborare. Altrimenti sarà rivolta: "Noi non introdurremo nuove tasse locali, né taglieremo i servizi essenziali per far fronte a questi tagli. Se il nostro appello all'equità non sarà ascoltato, a settembre usciremo dal patto di stabilità, che consideriamo un patto di iniquità, anzi di stupidità. Ma non usciremo da soli, perché sarebbe il massacro. Proporremo una rivolta di massa, in modo che ad uscire siano i moltissimi altri Comuni che fino ad oggi hanno operato virtuosamente e che ora non ce la fanno proprio più. Comuni che potrebbero essere protagonisti del rilancio del Paese e che invece si vedono tagliare le ali".
Una rivolta trasversale, sia politicamente che geograficamente: "Qui - ha sintetizzato Variati - non ci sono colori differenti, non c'è Nord e Sud. Siamo arrivati tutti al fondo del barile. L'unica regola che deve valere deve essere quella dell'equità. Lo Stato deve ascoltarci e ridiscutere queste norme inique".


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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