Produttività e crisi, Langella: dati di Veneto Lavoro confermano declino industriale
Venerdi 23 Novembre 2012 alle 23:25 | 0 commenti
Dai giornali online di ieri e cartacei di oggi leggiamo:
- ditta Magrin di Vicenza, 33 operai senza paga da 5 mesi
- ditta Ilta Pai di Campiglia dei Berici, saranno licenziati o messi in cassa integrazione 90 lavoratori
- ditta T-Systems (350 addetti tra Vicenza, Roma, Milano e Napoli), sono stati comunicati 130 "esuberi" ... la casa madre Deutsche Telekom ha deciso di lasciare l'Italia
Sono solo le più recenti notizie di una situazione insostenibile, di un declino che viene evidenziato dai dati forniti da Veneto lavoro sulla disoccupazione. Nei primi nove mesi del 2012, in Veneto, le domande di indennità di disoccupazione ordinaria sono 89.222. Quelle a requisiti ridotti sono 39.695. Nello stesso periodo del 2011 furono 66.321 (ordinaria) e 31.209 (a requisiti ridotti). Un incremento fortissimo che lascia poche speranze.
In questo contesto quasi tutte le "parti sociali" (CISL, UIL, UGL e "padroni") hanno firmato un documento per la crescita della produttività . Un accordo che significa minori diritti, più flessibilità di orario e di salario (che potranno fluttuare in base alle "necessità del mercato" ... e quindi calare), sanzioni che tendono a limitare la protesta e il conflitto, più "sorveglianza" dei lavoratori con sistemi tecnologicamente avanzati di video sorveglianza ... in poche parole condizioni di lavoro sempre più precarie.
La "produttività " è una parola vuota e senza significato se non si definisce cosa produrre e come farlo. Un compito che dovrebbe essere quello della Politica, quella vera, quella degli statisti e non degli affaristi. Ma non lo si vuole fare perché ci si ostina a perseguire la logica perversa che pretende di considerare la diminuzione del costo del lavoro l'unica soluzione alla crisi. Gli speculatori, che sono i veri burattinai e decidono cosa il governo deve fare, vogliono ridurre il nostro paese a un'enorme bacino di lavoro precario, intermittente, di basso profilo. Vogliono un esercito di disoccupati pronti a qualsiasi sacrificio pur di lavorare e sopravvivere.
Questa non è e non può essere la soluzione. L'Italia ha bisogno di grandi investimenti nella ricerca, nello sviluppo, nell'istruzione e nella formazione. Ha necessità di uno Stato che non si limiti a elargire denari pubblici a imprese private ma diventi protagonista della crescita e padrone dei destini del nostro futuro. È impensabile che si deleghi tutto a capitalisti cialtroni che hanno dimostrato la propria inettitudine e il proprio egoismo. Le Istituzioni, oggi umiliate da un governo sedicente "tecnico" e da politicanti che hanno a cuore solo i propri interessi personali, devono riprendere il ruolo che la Costituzione affida loro.
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