Prestiti BPVi: "Ripartiamo da qui" dicono i 3 uffici stampa. Ma alcuni clienti lamentano "prestiti forzosi": continuiamo così?
Venerdi 2 Dicembre 2016 alle 23:20 | 0 commenti
«Prestiti, soluzioni facili e rapide per avere le risorse necessarie a realizzare i propri progetti in modo semplice, conveniente e flessibile, grazie anche alle differenti combinazioni di durata»: dopo il plafond di un miliardo per le aziende ecco uno dei prodotti annunciati nella cosiddetta «seconda tappa del progetto "Ripartiamo da qui" di Banca Popolare di Vicenza, dedicata a famiglie e privati» annunciato in un incontro al solito riservato a pochi intimi "velinari" di mestiere dai suoi tre uffici stampa (per un totale di 335.000 euro all'anno più varie ed eventuali quello del portavoce, di chi ancora non si sa, Giampiero Beltotto, e l'altro gestito da Image Building di Milano oltre a quello interno che magari "taglieranno").
Questo "ripartiamo da qui" non sembrerebbe proprio tutto rose e fiori, ci dicono, invece, alcuni clienti della BPVi ai quali, prima del lancio odierno del nuovo prodotto "prestiti personali", sarebbe successo qualcosa che fa tanto pensare ai "giochi del passato".
Chiariamo fin d'ora che useremo il condizionale perchè, pur avendole ascoltate, non possediamo al momento le registrazioni dei colloqui fatte per evidente sfiducia in questa banca, a cui ci sentiamo in dovere di riferire queste "denunce/lamentele" perchè faccia le sue verifiche.
Chiamati, quindi, dai relativi responsabili di filiale ufficialmente per una verifica dei fidi e per conoscerli visto che direttori o filiali di appoggio sono cambiate, quei clienti, tutti con fidi tra cassa e castelletto di poche decine di migliaia di euro usati sempre ma mai sforati, ci dicono, sarebbero stati invitati ad aumentare il capitale delle proprie piccole aziende per mantere i fidi.
Alle obiezioni di questi correntisti che non erano mutate dal momento della concessione nè le tipologie di utilizzo dei fidi nè le caratteristiche di affidabilità delle singole ditte, i responsabili di filiale avrebbero fatto cortesemente presente di essere disponibili a concedere fidi personali ai soci delle piccole società da utilizzare per gli aumenti di capitale consigliati e i cui importi erano da versare, ovviamente anche se rimanendo nella disponibilità dell'azienda, nelle casse della ex Popolare .
Al rifiuto indignato di subire questa sorta di ricatto, i fidi sarebbero stati diminuiti e tipicamnete dimezzati.
La decisione dei clienti?
Chiudere i rapporti riaprendoli in altre banche.
Contuiniamo così, presidente Gianni Mion?
Abbiamo motivo, e voglia, di credere che questo non dipenda di certo da lei, ma si guardi un po' intorno perchè è circondato da dirigenti dell'era a brand (non brandy) Gianni Zonin e da quellio dello staff superpagato guidato e scelto da Francesco Iorio, AD scelto anche dal vignaiolo disinteressato donatore delle sue vigne ai figli e che finora ha scelto tante strade di risanamento non imbroccandone una...
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