Popolari venete, Renzi: la mala gestio di BPVi e Veneto Banca è responsabilità della Lega
Giovedi 13 Ottobre 2016 alle 09:56 | 0 commenti
Popolare di Vicenza, faccia a faccia con i sindacati su esuberi e fusione con Veneto Banca. Nel giorno in cui il premier Matteo Renzi rifila alla Lega la responsabilità politica della disastrosa gestione del passato delle due popolari. Riparte da qui la vicenda delle due banche venete, all’indomani del cda che a Vicenza ha confermato la convocazione entro novembre dell’assemblea degli azionisti per il sì all’azione di responsabilità contro la gestione dell’èra Zonin e la volontà di proporre in tempi rapidi una soluzione sulle conciliazioni con i soci intorno alle azioni.
Ed ha affermato di voler mettere sul piatto anche il patrimonio immobiliare, che come ha detto il vicepresidente Salvatore Bragantini, «va valorizzato e messo a frutto». Indicazione che potrebbe tradursi, come primo atto, nel metter in vendita le due sedi di prestigio di via Turati a Milano, censurata recentemente dal presidente Gianni Mion («troppo lusso, sono imbarazzato – aveva detto – simbolo di un’epoca che non può tornare») e di via del Tritone a Roma (4.600 metri quadrati aperti in pompa magna tre anni fa dall’allora presidente Gianni Zonin), che si spera possano trovare rapidamente acquirenti.
Ma la giornata ieri si è giocata su un doppio registro. Il primo politico, con l’attacco in parlamento del premier Renzi alla Lega sul passato di Bpvi e Veneto Banca. Il dibattito, alla Camera, verteva sul Consiglio europeo del 20 ottobre. Ma alla fine il tema delle banche venete è rientrato dalla finestra, con la replica di Renzi al leghista friulano Massimiliano Fedriga sulle accuse che riguardavano Mps. «Gli scandali bancari sono vergognosi, lo abbiamo sempre detto senza guardar in faccia nessuno, anche la nostra parte – ha sostenuto Renzi -. Sarebbe stata piacevole la vostra stessa chiarezza sugli scandali bancari non solo della Lega, ma anche delle banche del Nordest».
Renzi ha esposto la sua tesi: «Lì un intreccio pericoloso e sbagliato tra presidenze, management e il territorio politico di quell’area ha creato a Nordest una grave crisi bancaria, che grazie alla moral suasion del governo è stata affrontata almeno parzialmente attraverso la creazione del Fondo Atlante». Renzi ha poi rivendicato al governo la riforma delle popolari, dopo un’attesa di 17 anni, ed è tornato ad accusare la Lega: «Il punto centrale è che la complicità di una parte del sistema politico, anche da parte vostra, ha portato noi a fare la riforma delle popolari e voi a votar contro». Linea rilanciata poi a livello locale: «La classe dirigente da bar che ci hanno regalato la destra e la Lega, alla guida del Veneto dal 1995 a oggi, ha preferito girare lo sguardo di fronte alla disastrosa gestione delle banche regionali – ha aggiunto il parlamentare del Pd, Roger De Menech – lasciate libere di depredare cittadini e imprese».
Mentre la politica si accapigliava, il secondo fronte si è aperto ieri pomeriggio a Milano, con il vertice tra i segretari nazionali dei sindacati bancari e il presidente e l’amministratore delegato di Popolare di Vicenza, Gianni Mion e Francesco Iorio. Sul tavolo una prima valutazione dei tagli di personale e di riduzione dei costi. Incontro giudicato «insoddisfacente» dai sindacati, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa. Di fronte alla prospettiva di esuberi quantificati, secondo quanto trapelato, intorno ai 1.400 posti, per tagliare di un centinaio di milioni di euro l’anno i costi di personale, i sindacati hanno chiesto un piano industriale, dicendo no all’ipotesi licenziamenti. «Senza un piano e un progetto industriale – ha affermato Agostino Megale, segretario dei bancari Cgil – e con ricatti sull’occupazione non si va da nessuna parte, se non allo scontro».
Ma l’incontro sarebbe stato più articolato. E avrebbe affrontato anche l’ipotesi di una fusione tra le due ex popolari venete, anche in chiave di occupazione. Il no sindacale è stato fin qui guidato dai temuti pesanti esuberi in due reti di filiali praticamente sovrapposte. Ma ieri sul tavolo è finito anche il quadro opposto, delle due banche acquisite da altri istituti. Se l’effetto in rete sarebbe minore, andrebbero però considerati l’azzeramento non di una ma di entrambe le direzioni generali e quelli pesantissimi sui quasi 300 dipendenti di Sec servizi, la società d’informatica bancaria padovana, per cui le due ex popolari sono la parte preponderante dell’operatività .Di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto
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