Pfas, approvata la relazione finale. Il dibattito e i commenti di Bottacin, del Pd e la risoluzione di Brusco (M5s)
Mercoledi 1 Agosto 2018 alle 21:45 | 0 commenti
Nel corso della seduta odierna, il Consiglio regionale del Veneto ha votato all’unanimità l’iscrizione all’ordine del giorno della Risoluzione unitaria ‘Inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Veneto, contaminazione da Pfas della popolazione, esposizione occupazionale e contaminazione dei lavoratori di Miteni S.p.A.â€. Il Presidente Manuel Brusco (Movimento 5 Stelle) ha illustrato il lavoro della Commissione conoscitiva per le acque inquinate del Veneto sulla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS).Â
Nel corso del suo intervento, il Presidente Brusco, nel ringraziare in via preliminare le strutture tecnico-giuridico-amministrative del Consiglio che hanno assistito i lavori della Commissione, ha ripercorso tutte le tappe dei lavori dell’organismo consiliare d’inchiesta da settembre dell’anno scorso a gennaio di quest’anno, ricordando che i poteri delle commissioni conoscitive dell’Assemblea legislativa regionale sono diversi rispetto a quelli delle Commissioni parlamentari d’inchiesta. Il Presidente Brusco ha sottolineato con particolare forza l’importanza del lavoro svolto, la quantità e la qualità delle audizioni, l’autorevolezza degli auditi, un impegno che rimarrà “una pietra miliare - sono le parole del Presidente - per chiunque vorrà intraprendere in futuro azioni in relazione a questa forma di inquinamentoâ€.
Numerosi, articolati e approfonditi gli interventi successivi alla presentazione del Presidente Brusco, a partire dalla Consigliera regionale Cristina Guarda (AMP) che, pur sottolineando la presenza di alcune lacune nella Relazione finale, le lacune sono state colmate grazie alla Risoluzione finale, documento che, come ha sottolineato nel corso del suo intervento il Consigliere Piero Ruzzante (LeU) ha accolto anche il tema legato alla particolare condizione dei lavoratori il cui sangue risulta particolarmente contaminato e che rischiano doppiamente dal punto di vista della conservazione del posto di lavoro. Il Capogruppo del Partito Democratico Stefano Fracasso, nel ribadire il proprio giudizio positivo sulla Risoluzione finale, ha sottolineato l’importanza di una domanda che aleggia sulla questione dell’inquinamento da Pfas: è stato fatto tutto il possibile, in maniera tempestiva? Il Consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni, nell’analizzare la tempistica e la corposità della Relazione, ha evidenziato come questo tipo di lavoro deve essere preso ad esempio per il futuro, ovvero che è necessario agire ed intervenire in maniera diversa e in funzione della prevenzione, auspicando che i responsabili paghino e che le risorse ‘acqua dolce’ e ‘acqua potabile’ ricevano particolare e diversa tutela in futuro. Il Consigliere regionale Maurizio Conte (Veneto per l’Autonomia), dal canto suo, nel sottolineare l’importanza della Risoluzione e la necessità di tutelare con strumenti efficaci la risorsa costituita dall’acqua potabile, ha lanciato un monito: “Il Veneto ha un bacino imbrifero di grande qualità e queste forme di inquinamento colpiscono questa risorsa: non possiamo permettere che la nostra regione diventi territorio da colonizzare perché non ci sono regoleâ€. Il Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto Massimo Giorgetti ha affermato che il lavoro svolto in Commissione costituisce un patrimonio culturale di cui andare fieri e che deve essere conservato e proseguire nell’ambito degli altri organismi consiliari, anche al fine di nobilitare il lavoro fatto fino ad oggi. Il Vicepresidente della Commissione Pfas Alberto Villanova (Zaia Presidente) e il Segretario della Commissione Alessandro Montagnoli (Lega Nord) hanno invitato a non ingenerare paure infondate su questioni delicate come la salute dei cittadini, soprattutto alla luce di un problema che ha trovato forma definitiva, certa e trasparente nelle quasi 500 pagine della relazione e nelle 30 pagine della Sintesi. Il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti ha evidenziato la carenza normativa a livello europeo e statale sulla questione. In chiusura, l’intervento di ringraziamento alla Commissione Pfas da parte dell’Assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin.
“La relazione della commissione regionale di inchiesta sui PFAS ha fatto emergere in maniera chiara alcuni punti che per molti non erano per nulla scontati. A cominciare dall’assenza di una disciplina europea e statale in materia di limiti alla presenza di sostanze perfluoroalchilicheâ€. Così l’assessore regionale all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, commenta la relazione finale della Commissione d’inchiesta sull'inquinamento da PFAS, approvata oggi dal Consiglio veneto, ringraziando i consiglieri per il lavoro svolto.
“Nel 2013, quando il Ministero comunicò alle Regioni la presenza diffusa di PFAS, mancavano limiti ambientali e limiti in relazione al loro utilizzo ad uso potabile. Un elemento che – osserva Bottacin – emerge con chiarezza dalla relazione, là dove ricorda che ‘la Regione Veneto, non avendo competenza a porre con proprie leggi, posto che lo Stato ha competenza legislativa e regolamentare esclusiva in materia ambientale , rivolse la richiesta al Ministero’".Â
“Da allora si sono susseguite continue interlocuzioni con i ministeri della Salute e dell'Ambiente, ma entrambe le strutture governative di fatto si sono defilate – ricorda Bottacin - La Regione Veneto tuttavia non è rimasta inerte, ma è intervenuta ponendo valori di riferimento sulle acque potabili, sugli scarichi industriali e avviando una colossale opera di monitoraggio ambientale e sanitario, con vari approfondimenti tecnici che hanno reso oggi il Veneto un riferimento a livello nazionale e internazionale sulla conoscenza di queste sostanzeâ€.Â
Bottacin mette sotto i riflettori alcune incoerenze nella gestione della problematica sull’asse Roma-Venezia: “La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti ambientale nella sua prima relazione - ricorda Bottacin - aveva tentato di sostenere che la Regione avrebbe potuto definire autonomamente dei limiti. In realtà , dopo due mie audizioni, nella seconda e ultima relazione ha dovuto correggere il tiro affermando che ‘in effetti il combinato disposto degli articoli 75 e 101 del d.lgs. 152/2006 non lascia spazio a dubbi che la competenza a fissare limiti per le nuove sostanze non presenti nelle suddette tabelle sia di esclusiva competenza statale’".
“Risulta pertanto evidente – prosegue l’assessore regionale - che quando nel 2013 il CNR ha presentato lo studio sulla presenza di PFAS in molte Regioni d'Italia, anche il Veneto, come tute le altre Regioni coinvolte, avrebbe potuto rimanere in attesa dei limiti statali prima di agire. Invece la Regione Veneto ha denunciato immediatamente alle autorità competenti, tramite Arpav, gli illeciti rilevati, compreso il disastro ambientale. Ha individuato poi, ancora tramite Arpav, la fonte primaria di emissione. Ha imposto ai gestori del servizio idrico integrato il montaggio di filtri a carboni attivi per garantire la massima sicurezza per i cittadini esposti, pur ‘non essendoci rischio immediato’, secondo quanto riportato nello studio del CNR. Ha attivato due accordi con le università di Verona e di Padova volti all'abbattimento delle concentrazioni di Pfas nelle acque attraverso soluzioni alternative all’applicazione dei filtri. Ha avviato studi epidemiologici e biomonitoraggi attraverso il Servizio Epidemiologico regionale, il Registro Tumori del Veneto, il Registro Nascita, l'Istituto Superiore della Sanità , coinvolgendo illustri luminari del settore. E ha avviato il piano di monitoraggio degli alimentiâ€.
“Non solo – continua Bottacin - nel contempo la Regione ha anche messo in moto ‘il più imponente piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche’. È stata infatti avviata l'aferesi, attività riconosciuta dal Centro Nazionale Sangue e dal Centro Regionale Attività Trasfusionali, che è stata poi bloccata inspiegabilmente dal Ministero della Salute, inviando i carabinieri del NAS in Regioneâ€.Â
“In contemporanea la Regione Veneto ha utilizzato lo strumento dell'Autorizzazione integrataambientale – elenca l’assessore - per porre dei limiti, assenti a livello statale, sugli scarichi industriali. Ciò ha sottoposto la Regione a numerosi ricorsi (sempre onerosi, uno addirittura per 98 milioni di euro), proprio in virtù del fatto che non esistono limiti di legge. Inoltre, la Regione ha stabilito il "limite zero" per gli acquedotti della zona rossa e ha imposto a tutti i gestori del servizio idrico integrato di attrezzarsi per la predisposizione del filtraggio di tutta l'acqua del Veneto a scopo preventivoâ€.Â
“Pur essendo competenza per legge del Comune, abbiamo inoltre – aggiunge Bottacin - creato un Comitato tecnico con Comune  e Provincia per la messa in sicurezza e bonifica del sito Miteni, a cui avevamo invitato anche il Ministero, anche se quest’ultimo ha tuttavia deciso di non partecipare a tale comitatoâ€.
“Altro che Regione immobile – replica Bottacin – Il Veneto, con il suo attivismo, ha sostituito anche l’inerzia altruiâ€.
A fronte di tanto impegno – ammette Bottacin – c’è l’amarezza per gli attacchi subiti, le accuse infondate, le minacce e gli esposti ricevuti. Sono stato oggetto di ben 34 ricorsi, magari tra loro opposti, per eccesso di potere o per inadempienza, ma non mi sono mai demoralizzato. I fatti, riepilogati nella relazione conclusiva della commissione, dimostrano che strumentalizzare politicamente una questione che riguarda la salute dei cittadini sia sempre un errore. La brutta vicenda dei PFAS dimostra che il Veneto sul tema della prevenzione ambientale è diventato un modello nazionale, a cui si guarda anche da oltre frontieraâ€.
“Con questa risoluzione completiamo il lavoro della Commissione d’inchiesta. Tra le molte proposte avanzate, mettiamo anzitutto un punto fermo, un impegno solenne: l’assunzione, da parte della Regione del ruolo di coordinamento nel completamento dell’indagine per la caratterizzazione e la bonifica del sito della Miteni a Trissino, per arrivare finalmente a risolvere l’emergenza Pfas in Veneto. Un documento che permetterà di colmare diverse lacune della relazione, grazie all’accoglimento di gran parte delle nostre richiesteâ€. È quanto dichiarano la consigliera Cristina Guarda (AMP) insieme al capogruppo del PD Stefano Fracasso e al consigliere dem Andrea Zanoni dopo il doppio voto su relazione, su cui i due gruppi hanno espresso parere contrario, e risoluzione, approvata invece all’unanimità .
“La relazione è ricca di dati e contributi utili, ma non c’è stato da parte della Commissione uno sforzo sufficiente per darne una lettura critica, evidenziando le manchevolezze emerse in questi anni. È stato fatto tutto il possibile? Tempestivamente e mobilitando ogni strumento? Queste le domande a cui la relazione non dà risposta ed era invece quello che si attendevano i cittadini. Tuttavia apprezziamo l’approvazione della risoluzione, che fissa finalmente una serie di misure concrete per affrontare una pagina così drammatica. Oltre al ruolo di coordinamento - spiegano - si impegna la Giunta a predisporre in tempi rapidi, in stretta collaborazione con i consorzi di bonifica, il piano irriguo necessario per garantire l’adeguata portata d’acqua priva di Pfas al settore agricolo. Sono poi previsti lo stanziamento di adeguate risorse, umane e strumentali, ad Arpav, per eseguire analisi sulle cosiddette sostanze chimiche emergenti, solitamente non oggetto di controllo e la redazione di un piano regionale per la sostituzione dei Pfas nelle produzioni, anche attraverso un accompagnamento tecnico delle aziendeâ€.
La risoluzione interviene poi sul versante sanitario, con precisi impegni per l’estensione di screening e sorveglianza ad ogni fascia di età e ampliando la zona rossa. “Tra le misure c’è pure la presa in carico dei soggetti esposti ai Pfas con percorsi sperimentali coordinati con l’Istituto superiore di sanità â€.
Infine l’aspetto informativo, già sollecitato in passato dagli stessi consiglieri di opposizione: “Verrà diffuso un vademecum, utile strumento di prevenzione, e sarà predisposto un report semestrale della spesa pubblica sostenuta dallo Stato, dalla Regione e dagli enti gestori. Su temi così delicati deve esserci la massima trasparenza, fattore fondamentale per recuperare il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioniâ€.Â
Il dispositivo della Risoluzione Brusco votata dal Consiglio regionale a conclusione del lavoro della Commissione d’Inchiesta che ha visto una relazione di 447 pagine, impegna la Giunta Regionale “ad assumere il ruolo di coordinamento nel completamento dell’indagine per la caratterizzazione e la bonifica del sito industriale della azienda Miteni SpA di Trissino (VI), valutando l’ipotesi di chiusura del sito e fissando un preciso cronoprogramma da rendere pubblico†chiede inoltre di “ garantire le risorse necessarie all’azione del Commissario straordinario e della Società Veneto Acque s.p.a. per la realizzazione della nuova rete di acquedotti che garantisca l’approvvigionamento alternativo di acqua destinata al consumo umano nelle aree attualmente fornite dalle reti acquedottistiche contaminate, prevedendo il collegamento al sistema idrico integrato di quelle abitazioni ancora non allacciate al sistema acquedottistico e i cui pozzi privati presentano valori superiori ai limiti cautelativi fissati dal Veneto; a predisporre con celerità , in stretta collaborazione con i consorzi di bonifica, il piano irriguo necessario per garantire l’adeguata portata d’acqua priva di PFAS al settore agricolo, oltre a prevedere adeguate misure rivolte agli agricoltori della “zona rossa agricolaâ€, identificata sulla base dell’uso di acqua inquinata, e a confrontare i risultati delle analisi sulla matrice alimentare con le TDI definite dall’EPA, in attesa di nuove indicazioni dall’EFSA; ad assicurare adeguate risorse umane e strumentali ad Arpav, in ordine alle analisi sulla presenza di sostanze chimiche emergenti negli scarichi industriali e al controllo delle discariche per rifiuti pericolosi e non pericolosi, al fine di accertare l’eventuale contaminazione; a redigere, in stretta collaborazione con il settore industriale, un Piano regionale per la sostituzione dei PFAS nelle produzioni, avviando al contempo un percorso di accompagnamento tecnico delle aziende al fine di ottenere uno sviluppo innovativo per la raccolta e il trattamento differenziato dell’acqua, con lo scopo di tutelare la riserva idrica di falda e la qualità dei corsi d’acqua; a procedere nell’azione regionale di sorveglianza sanitaria e screening, estendendola progressivamente ad ogni fascia d’età e a particolari sottogruppi a rischio più elevato, provvedendo all’ampliamento della cosiddetta “Zona Rossaâ€, e definendo le strategie per la presa in carico dei soggetti esposti ai Pfas anche attraverso percorsi sperimentali coordinati con l’Istituto Superiore di Sanità ; ad aggiornare costantemente i medici di base, includendoli nella gestione del Piano di sorveglianza sanitaria, e procedere con la stesura e la distribuzione in tutta la zona colpita dalla contaminazione di un vademecum informativo regionale che svolga azione di informazione e prevenzione a favore dei cittadini delle aree colpite†Il dispositivo quindi prevede che la Giunta regionale si attivi “ affinché siano celermente poste in essere le attività necessarie per salvaguardale la salute e il diritto sociale al lavoro dei lavoratori dell’impianto Miteni di Trissino (VI), a procedere con sollecitudine ed attenzione particolare alla sorveglianza sanitaria e screening della categoria sociale maggiormente esposta, rappresentata dai lavoratori occupati presso MITENI s.p.a, come disposto dalla delibera regionale n. 1191 del 1 agosto 2017, ad assicurare, attraverso la vigilanza sanitaria dello SPISAL, la verifica delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per i lavoratori occupati presso MITENI s.p.a. ed a promuovere iniziative a garanzia della stabilità occupazionale e di conservazione del trattamento economico e di lavoro per i lavoratori occupati presso MITENI s.p.a.; a promuovere un confronto con il Governo volto a fissare i limiti normativi in ordine alla tollerabilità delle sostanze perfluoroalchiliche nelle matrici ambientali e in particolare nelle acque destinate al consumo umano, nelle more di un riconoscimento a tali fini di competenza legislativa in capo alla Regione Veneto; a fronte della dichiarazione dello stato di emergenza con relativo stanziamento da parte del Governo precedente, a promuovere un confronto con l’attuale Governo per ottenere ulteriori stanziamenti di risorse economiche per le nuove azioni che si renderanno necessarie; a predisporre un report semestrale della spesa pubblica sostenuta dallo Stato, dalla Regione e dagli Enti Gestori; a individuare preventivamente le azioni legali più opportune per l’ottenimento di risarcimenti in caso di fallimento dell’azienda Miteni SpA; a dare conto con periodicità semestrale al Consiglio regionale sullo stato di attuazione dei presenti impegni ed indirizzi.Â
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