Per far cassa e accontentare le lobby, in svendita altri immobili. Prima di Eni ed Enel
Domenica 21 Agosto 2011 alle 09:27 | 0 commenti
Esplode il caldo ma salgono anche la temperatura della rabbia popolare e della confusione generale dopo la manovra bis. Chi più ne ha (di proposte lobbystiche o elettorali), più ne metta. Tasse locali sulla prostituzione, magari in quote federaliste. Esenzione dal contributo di solidarietà per i milionari purchè con almeno tre figli (destinatari solo della ‘povera' quota parte dei suddetti milioni), ma abbassamento della soglia di reddito da 90mila euro a 80 per pagarlo per chi è senza i tre figli (per bilanciare le minori entrate?).
Abolizione di tutte le province e dimezzamento dei parlamentari. Pensioni a 70 anni (e i giovani diventeranno vecchi prima di trovare lavoro?). Insomma, se non fosse un dramma generale, sarebbe la rappresentazione della torre di Babele della politica, che ha perso il faro dei partiti, quelli veri. Sono stati a dir poco discutibili quelli di una volta, ma oggi si comincia addirittura a rimpiangere la prima Repubblica. Con i suoi partiti espressione e portatori di interessi, di sicuro, da quelli della chiesa terrena a quelli delle classi, proletarie, medie o capitaliste che fossero, ma capaci di un minimo di elaborazione strategica. O almeno in grado di vestire le decisioni con una vestito che oggi invece calza (deve calzare) su qualunque corpo grazie al "pret à porter" di organizzazioni del potere/consenso che hanno cancellato gli eletti sostituendoli con i nominati. Dipendenti in tutto e per tutto dal leader-padrone della propria "cupola", etichettata come partito per ricevere i contributi statali e riconoscibile non per le idee (che vecchia parola!) ma, pressoché sempre, dal simbolo col faccione perennemente sorridente del "capo/boss".
La settimana prossima entrerà nel vivo la discussione in Senato sulla manovra e sulle proposte di modifica senza un disegno organico. Ma, salvo tsunami imprevisti (anche se Bossi comincia a temere le sue fredde piazze verdi e Berlusconi deve guardarsi sempre di più dai suoi amici nel Pdl) la sostanza non cambierà in meglio, vista la guida etilica dei nostri governanti e rappresentanti. Non fa differenza se di maggioranza o d'opposizione, questo è il dramma vero.
In questo marasma a "gestire" il suo futuro, è sempre meno un dubbio, non è più l'entità Italia, ma i paesi forti dell'Europa: se solo fosse stata approvata la prima manovra due settimane prima delle speculazioni finanziarie, i 45 miliardi di lacrime e sangue della seconda, è parere degli economisti veri, non sarebbero serviti. Ma tant'è.
Tremonti, intanto, starebbe studiando ora, per recuperare soldi e soddisfare qualcuna delle mille richieste che gli arrivano, l'ennesima dismissione. Proverà a vendere un'altra parte del patrimonio immobiliare dello Stato: un migliaio di caserme. Cifre certe non si possono fare anche se oggi, con una crisi immobiliare da spavento, dover "svendere" immobili è l'ennesima prova di une barca senza timoniere e chiaramente disperata. Revisione della tassa di solidarietà , quoziente familiare, riutilizzazione o ridefinizione del vergognoso scudo fiscale (vero insulto agli imprenditori onesti), eliminazione del blocco del Tfr dei dipendenti pubblici sono le trovare da P.R. di una discoteca senza D.J. che accompagnerebbero i saldi immobiliari.
E tutto questo per allontanare l'ultima svendita possibile, quella degli pochi gioielli di famiglia (Enel, Eni e qualcun altro) rimasti dopo una privatizzazione a gogò che è stata un regalo senza condizioni ai privati. Da parte di tutti i governi, di centro destra e di centro sinistra, succedutisi negli ultimi venti anni.
Povera Italia. O, meglio, Italia povera! Ricchi, più ricchi, a parte.
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