Pensioni, Caner: il Nord ha i mezzi per sostenere il sistema
Sabato 29 Ottobre 2011 alle 17:53 | 0 commenti
Federico Caner, Lega Nord - Il capogruppo leghista presenta uno studio che avvalla l'opposizione di Bossi al decreto sui tagli. "I dati dimostrano che il Nord ha ancora i mezzi per sostenere la spesa pensionistica, mentre il Sud incrementa in maniera spaventosa il debito pubblico, del quale il 30% è causato dal sistema previdenziale. Allora, prima di pensare al taglio delle pensioni di anzianità , che per il 65% sono nel Nord produttivo, sarebbe il caso di considerare una revisione federalista dell'intero sistema. Potremmo ad esempio parametrare i tagli alla previdenza in base al PIL o ai contributi effettivi versati da chi oggi produce nei vari territori, in maniera che gli attuali pensionati percepiscano in proporzione a quanto viene versato mediamente su base locale".
Il capogruppo della Lega Nord Federico Caner lancia una proposta di riequilibrio del sistema previdenziale nazionale, oggi indipendente dall'effettivo ammontare dei contributi versati dai lavoratori a sostegno della spesa per le pensioni erogate in quel territorio. Lo fa partendo dai dati Istat, che mettono in luce la progressiva erosione della capacità dell'impianto di autofinanziarsi: "La necessaria riforma della Previdenza deve partire dalla differenziazione tra il Nord, dove la spesa per le pensioni erogate è proporzionata ai contributi versati dai lavoratori, e il Sud con una situazione diametralmente opposta".
"Nello specifico - spiega Caner - solo due regioni risultano in equilibrio previdenziale, e sono Trentino Alto Adige e Lombardia, che superano quota 100% nel rapporto tra contributi versati e spesa previdenziale, con una piena copertura delle pensioni (vedi tab.4). Tuttavia, vi sono altre regioni che appaiono molto vicine all'equilibrio complessivo del sistema previdenziale, tra le quali il Veneto (91%, con un picco del 96,1% nel 2008), Emilia Romagna (82%) e Valle d'Aosta (81%). In generale è tutto il Sud ad evidenziare una scarsa sostenibilità della spesa previdenziale: in media, l'indice di copertura (vedi figura 4 e cartina Italia) è del 59,6%, a fronte di una media delle regioni del Nord che tocca l'87,4%. Nel 2008, ovvero prima della crisi, il divario Nord-Sud sfiorava il 29% (92,2% contro il 63,4%)".
"Il deficit dato dalla differenza tra entrate contributive e spese previdenziali, consente di rilevare come al Nord questo saldo sia pari a -664 euro per abitante, mentre al Sud il residuo assuma valori ben più preoccupanti, in media -1.559 euro procapite - prosegue Caner -. Il Veneto, a fronte di un deficit medio nazionale di 1.035 euro, ha un saldo negativo di poco meno di 400 euro per abitante, acuitosi con la crisi che ha colpito pesantemente le sue categorie produttive".
Lo studio elaborato dal Gruppo leghista dimostra come nel periodo 1999-2009 il sistema previdenziale italiano abbia accumulato un passivo di oltre 558 miliardi di euro, un terzo dell'attuale debito pubblico (v. tab. 5). "In sintesi - dichiara Caner -, il deficit previdenziale accumulato nei soli ultimi undici anni è responsabile del 30% del debito nazionale. Oltre la metà di questo debito è attribuibile alle regioni del Sud, mentre meno di un terzo è stato prodotto dal Nord".
L'analisi territoriale evidenzia una situazione diversa da regione a regione. La Lombardia è l'unica regione a non aver accumulato un rosso nella gestione previdenziale degli ultimi undici anni (attivo di 3 miliardi di euro). In rapporto al Pil, il debito previdenziale accumulato dalla Calabria nel periodo 1999-2009 è pari al 101,6%; sugli stessi valori si collocano anche Liguria (98,4%), Puglia (95,4%) e Sicilia (83,6%). In generale è tutto il Sud a far registrare incidenze molto elevate, in media oltre l'80% del Pil. Diversamente, il Nord si attesta su un debito previdenziale che, in rapporto al Pil, supera di poco il 20%. Ampiamente al di sotto della media del Nord (influenzata negativamente dalla Liguria), si colloca il Veneto, con un debito previdenziale 1999-2009 pari ad appena il 9,6% del Pil.
"La questione delle pensioni in Italia è un nodo cruciale che va affrontato con coraggio, perché su questo si gioca non solo il benessere delle generazioni future, ma anche la questione del debito pubblico, della credibilità internazionale e della produttività . Alcune regioni infatti evidenziano un elevato indice di beneficio relativo (rapporto tra l'importo medio delle pensioni ed il PIL per cittadino), mentre in quasi tutto il Nord questo si attesta attorno al 30% (in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia oltre il 50%, Veneto 34%) pur avendo un grado di sostenibilità doppio rispetto al Sud. In altre parole, la gestione della Previdenza non è omogenea su tutto il Paese: il Nord ha ancora i mezzi per sostenere la spesa pensionistica, mentre il Meridione è molto carente".
"In conclusione - dice Caner - bene ha fatto (e farà ) Bossi ad opporsi al taglio degli assegni di anzianità , visto che sono per il 65% destinati ai pensionati del Nord che, è dimostrato, è in equilibrio previdenziale. Non sono ‘baby pensioni', ma la giusta ricompensa per i nostri veneti che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi, ed oggi dopo 40 anni hanno diritto alla giusta ricompensa".
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.