Pedemontana Veneta, Follesa del CoVePA: "meno del 19% dei lavori, Sacyr ci metta tutti i miliardi mancanti"
Giovedi 18 Agosto 2016 alle 18:23 | 0 commenti
Riceviamo dall'Arch. Massimo Follesa, portavoce ovest VI CoVePA, e pubblichiamo
La stampa veneta ripete un mantra sullo stato di avanzamento della Pedemontana Veneta che ne rivela tutti i limiti: ormai la SPV è al 30% e non si può fermare. A divulgarla sui giornali veneti è stato il commissario a Trissino nel marzo di quest'anno. I cronisti a 4 marce, con tutta la trazione integrale innestata nei 4 quotidiani del gruppo espresso dall'ex sindaco della pedemontana trevigiana, Daniele Ferrazza, la ripropongono ad ogni intervento sulla SPV. E' l'epigone di una categoria, quella dei sindaci che andrebbe processata per le responsabilità politiche almeno.Quei sindaci non capiscono o fingono di non capire il declino di un territorio intero che quest'opera disegna, una visione imperniata all'oggi di progetto finanziario fallito e da salvare giorno per giorno, tutt'altro che la nuova metropoli del Veneto pedemontano. Vernizzi e Zaia sicuramente conoscevano la situazione da fallimento fin dal 2013, vista la revisione alla concessione dove si prevedeva un debito senior da parte di SIS per 1,5 mld di € con un tasso al 7,5% annuo per 25 anni: una cosa da mondo fantastico finanziario o meglio da furbetti del quartierino. Ma devono avere più di qualche santo in paradiso e per mezzo della penna di Ferrazza ci fanno anche la morale col loro 30% di avanzamento lavori.
I dati presi in considerazione dicono che sono dichiarazioni prive di fondamento. La Pedemontana Veneta non è al 30% di avanzamento, come i numeri del crono-programma degli investimenti nel piano economico e finanziario della SPV. Esiste uno specchietto che dimostra il ritardo degli investimenti e il livello del disastro finanziario a cui sono giunti commissario e SIS. Alla pagina 2 dell'allegato 1 nella relazione al piano economico e finanziario della revisione della concessione di SPV del 2013, la tabella è chiarissima su tempi e sulle cifre degli investimenti.
La prima cosa che si può dedurre è che i livelli di investimento sono in ritardo di oltre un anno almeno, tenendo conto di quanto dichiara il commissario a Renzi nella sua lettera del 12/05/2016 dove “si intuiscono due elementi. Il primo: che finora i lavori, realizzati per circa il 30%, sono stati finanziati in prevalenza da risorse pubbliche (390 milioni su 614 complessivi stanziati dallo Stato). Il secondo: che gli stati di avanzamento lavori emessi ammontano a 450 milioni di euro.†La tabella fa comprendere come finora manchino i centinaia di milioni di € per gli espropri, che nel 2016 avrebbero dovuto essere pari a 229,7 mln di € e invece sono fermi ai 40 mln€ del 2013.
Per secondo abbiamo verificato lo stato dei numeri che l'investimento prevedeva entro il 2016, il risultato dovrebbe far saltare sulla sedia chi pensa vada tutto bene e che in questo momento la situazione sia comunque sotto controllo. Entro quest'anno l'investimento totale nel progetto finanziario di SPV avrebbe dovuto ammontare a 1.123,8 mln di €. La cosa che ci ha stupito è che nessuno abbia preteso queste verifiche dal commissario o dalla SIS. La percentuale di avanzamento degli investimenti ad agosto 2016 è pari a meno del 20% rispetto ai costi complessivi del progetto pari a 2,258 mld di €.
Qualche dubbio sul completare la Montecchio-Spresiano così come è dovrebbe venire, invece si vuole procedere senza se e senza ma. Se i fatti danno ragione a chi si oppone peggio per i fatti che cambieranno grazie ai racconti, alle cronache e ai commenti, o peggio col mascheramento dei documenti che un serio giornale pubblicherebbe in integrale. Invece li estrapolano, li segnalano, li citano, li riprendono, ma non pubblicano l'integrale della relazione della CDP-BEI, che smonterebbe completamente il progetto finanziario e confermerebbe tutte le nostre deduzioni, con cui sosteniamo la nostra opposizione a un progetto bocciato per tre volte dal mercato finanziario.
La cosa che tutti tacciono colpevolmente è la mancanza dei fondamentali economici di questo progetto oltre che di quelli per il miglioramento della mobilità . E' incontrovertibile che per prima la BEI, poi JPMorgan e infine la ICO e la CDP, le due casse del credito postale spagnola e italiana, abbiano respinto il finanziamento alla SPV. Se questo non è un fallimento da cappio al collo poco ci manca. Quale soluzione allora è possibile a questo punto? Noi riteniamo che la SIS debba dare fondo a tutte le risorse private dei suoi soci, essendo questa un consorzio stabile di imprese e dunque si chiedano i soldi al socio dei Dogliani. La mutinazionale Sacyr-Vallehermoso ci metta tutti gli oltre 1.600 mln di € mancanti, oppure anch'essa si rifiuta di investirli in un'opera da repubblica delle banane visto la sua esperienza sud-americana?
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