Pedemontana va avanti, Cassa Depositi e Prestiti garantisce il bond di JP Morgan e forse finanziamenti diretti
Giovedi 19 Gennaio 2017 alle 08:44 | 0 commenti
L’accordo sulla Pedemontana è chiuso. Le firme ancora non ci sono, gli atti conclusivi del tavolo tecnico chiamato a gestire il complesso dossier sono in via di perfezionamento, ma in queste ore è stata raggiunta l’intesa col placet di tutti i soggetti coinvolti: Regione, famiglia Dogliani-Consorzio Sis, Cassa Depositi e Prestiti, Jp Morgan, ministeri delle Finanze e delle Infrastrutture, Palazzo Chigi. Novità sono attese forse già oggi, quando complice il rinvio del vertice a Roma sui migranti, il governatore Luca Zaia potrebbe riunire la giunta in seduta straordinaria per scegliere il nuovo direttore della struttura di progetto, l’uomo che sostituirà il fu commissario Silvano Vernizzi, il cui incarico non è stato rinnovato a fine 2016 dal governo Gentiloni (il bando è scaduto martedì, il nome che gira a Palazzo è quello di Marco Corsini, avvocato dello Stato già assessore a Venezia nella giunta Costa).
I dettagli dell’accordo, coperti dal più stretto riserbo, saranno resi noti soltanto nei prossimi giorni e certo saranno quelli a fare la differenza all’interno di un quadro che, quanto alle linee principali, è già piuttosto chiaro. Si sa che verranno riviste al ribasso le stime sui flussi di traffico (lo studio indipendente è atteso per fine mese) e il punto di caduta sarebbe stato trovato tra 23 e 27 mila veicoli al giorno, contro i 15-18 mila stimati da Cassa depositi e prestiti e i 30 mila ipotizzati da Sis (ma la progressione del consorzio di costruttori andava dai 29 mila del giorno dell’inaugurazione ai 51 mila dell’arteria a regime). È confermato che salteranno le esenzioni per studenti, pensionati e residenti e che ci sarà una rimodulazione delle tariffe. Non sarà toccata la durata della concessione a favore di Sis, 39 anni. La famiglia Dogliani, dunque, si sarebbe rassegnata a «una sensibile riduzione dei ricavi» (aveva già acconsentito all’aumento dell’equity da 500 a 550 milioni), mentre da Roma fanno sapere che l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti potrebbe non limitarsi alla garanzia del project bond da 1,45 miliardi messo a punto da Jp Morgan (ci sarà un finanziamento diretto?). Non è previsto alcun coinvolgimento di Anas. Se non ci saranno marce indietro da parte dei protagonisti, date per «improbabili» dopo i contatti degli ultimi giorni, le firme sono attese per fine mese mentre per metà febbraio i cantieri dovrebbero riprendere a lavorare a pieno regime. Sempre in tema di infrastrutture vanno poi registrate le manovre attorno a Veneto Strade, Spa di cui la Regione è socia al 30% gravata da un’esposizione finanziaria di 80 milioni (dovuti ad investimenti per cui si attendono i finanziamenti da Palazzo Balbi). Il piano dell’assessore ai Trasporti Elisa De Berti prevede l’uscita dalla società delle Province (che detengono il 50%) e delle concessionarie autostradali (20%), l’acquisizione totalitaria da parte della Regione e, in una seconda fase, la fusione con Cav (i cui utili derivanti dal Passante verrebbero reinvestiti nella manutenzione delle strade ordinarie). Quanto alle concessionarie autostradali, non sembrano esserci particolari ostacoli, viceversa le Province, in particolare quella di Belluno, fanno resistenza. Ci sono però due aspetti da considerare. Uno: le loro convenzioni con Veneto Strade sono scadute il 31 dicembre 2016 (solo Vicenza arriva a fine 2017). Due: non mettono più un euro nella società ; fino al 2010 stanziavano tra i 30 e i 35 milioni mentre la Regione pagava gli investimenti,l’anno scorso si sono fermate a 12 milioni mentre oggi, a causa dei tagli, la sopravvivenza è legata all’esclusiva disponibilità della cassa della Regione, che quest’anno ha messo a bilancio 18 milioni, stessa cifra del 2016, del tutto insufficienti a coprire le spese. L’aut-aut di De Berti alle Province è chiarissimo: o pagate o ve ne andate. A quel punto Veneto Strade si occuperebbe delle sole Sr, le Province delle Sp (salvo nuove convenzioni con Veneto Strade) e Anas delle Ss, più 679 chilometri di strade «Ex Anas» e «Provinciali storiche» della Provincia di Belluno, di cui Veneto Strade curerà la manutenzione solo fino al 28 febbraio. Ma in questo caso, che ne sarà degli 80 dipendenti che oggi lavorano all’ombra delle Dolomiti? Anas non li vuole. «L’idea della De Berti è un salto nel buio che penalizza i territori» accusa il consigliere regionale del Pd Graziano Azzalin.
Di Marco Bonet, da Corriere del Veneto
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