Parco della Pace non dà pace a Variati: i fondi sono insufficienti
Martedi 12 Aprile 2016 alle 09:43 | 0 commenti
Un’altra grana per il Parco della Pace. Non bastava una bonifica bellica infinita, le centinaia di bombe ritrovate e le reti idriche del parco distrutte, con tanto di nuovo parco-acquitrino. Proprio da quel reticolo idrico che giace sotto il manto erboso dell’ex aeroporto, ora, arriva una nuova tegola - economica - per il Comune: le case di via Cresolella dovranno essere collegate alla fognatura pubblica con nuove condotte fino a viale Dal Verme e l’operazione, secondo il sindaco Achille Variati «non sarà una cosa da mille euro». In sostanza, il lavoro richiede (molti) soldi, Palazzo Trissino non li ha e intende ottenerli dal ministero della Difesa: «La Del Din è una base italiana (ma pagata dallo Stato americano per ospitare un proprio insediamento militare, ndr ) - precisa Variati - dunque chiediamo che dopo averci procurato il danno con la realizzazione dell’insediamento, ci vengano incontro per finanziare questo problema».
Tutto nasce dal fatto che il Comune, nel guardare al futuro Parco della Pace, dovrà rifare la rete idrica danneggiata dopo i lavori per la realizzazione dell’insediamento militare statunitense. Da quel momento, infatti, l’area a est della base è diventata un acquitrino e pure le operazioni di bonifica bellica, in corso dall’estate del 2013, ne hanno risentito. Dunque, occorre rifare i drenaggi del parco ed è a questo punto che sorge il nodo delle fognature: le case dell’area di via Cresolella non sono collegate alla rete fognaria della città «perché finché esistevano i drenaggi dell’area dell’ex Dal Molin - osserva Variati - si scaricava tutto attraverso quelle condotte, dove passavano sia le acque chiare che quelle scure». Ora, invece, le cose dovranno cambiare: «Quando mettiamo mano a certe infrastrutture eseguite molti decenni fa - continua il primo cittadino - bisogna eseguire i lavori in base alle norme attuali, e dunque dovremo collegare alla fognatura, dunque le acque scure, tutta quella porzione di città . Il paradosso è che se nessuno toccava quei drenaggi oggi non avremmo bisogno di fare questi lavori, perché la situazione rimaneva com’era, nel bene o nel male». Insomma, oltre al danno ci sarebbe la beffa, anche se il condizionale è d’obbligo perché a Palazzo Trissino la missione è quella di ottenere tutti i fondi necessari da Roma (somme extra agli undici milioni di euro promessi dal Governo per l’area dell’ex Dal Molin): «Abbiamo inviato un dossier al ministero della Difesa in cui è chiaro che le responsabilità non sono in capo alla città , ma ora il ministero sta facendo le proprie valutazioni su chi ha procurato il danno. Noi chiediamo che ci vengano incontro nel finanziare questi interventi, che non saranno di poco conto, e il nostro interlocutore è lo Stato italiano. Sarà il ministero, in caso, a tenere i rapporti con gli americani sulla questione». Nel frattempo, avanzano le operazioni di bonifica bellica dell’area: alla ditta padovana «Gap service» rimane da passare al setaccio l’area sottostante il barricamento costruito due anni fa più «il controllo di alcuni segnali ferro-magnetici a nord» precisano da Palazzo Trissino. Terminata la bonifica bellica non servirà nemmeno quella ambientale («le indicazioni sono he basterà asportare del materiale di poco conto» osserva il sindaco) e la palla passerà ai progettisti dello studio milanese «Pan e associati», da alcuni mesi al lavoro per disegnare il parco che verrà . In quest’ottica è all’ordine del giorno un incontro, oggi, fra i progettisti e i rappresentanti del Comune «per approfondire - chiarisce Variati - le tesi degli esperti».
Di Gian Maria Collicelli, da Il Corriere del Veneto
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