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Jobs Act sotto esame di categorie e sindacati, Sbalchiero: licenziare costerà di più

Di Rassegna Stampa Domenica 28 Dicembre 2014 alle 11:50 | 0 commenti

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di Gianni Favero

«Le aziende ci chiamano in continuazione. Ma francamente abbiamo una gran difficoltà a dar loro dei consigli. Il Jobs Act è ancora troppo incerto e il clima di attesa ha alimentato false convinzioni». Il parere tecnico sul nuovo impianto di normative sul mercato del lavoro questa volta viene da una fonte tecnica, Franco Bastianello, presidente dei consulenti del lavoro di Vicenza.

Il provvedimento, diventato finalmente legge, ha i profili sfrangiati, chi pensa di assumere o semplicemente di rinnovare un contratto a termine, in assenza di decreti attuativi, ha di fronte un'incognita sulla quale neppure gli addetti ai lavori osano fare scommesse.

«Diciamo ai clienti di sospendere la decisione, se ne hanno la possibilità. Almeno un'altra sessantina di giorni per vederci chiaro sarà necessaria». Sul piatto, primo fra gli argomenti, c'è quel «contratto a tutele crescenti» che dovrebbe assorbire in astratto i 30 mila Cococo e Cocopro ancora attivi in Veneto. «Sono contratti che scoraggiamo da tempo - prosegue il professionista - perché è ovvio che andranno a morire. Ma lo strumento alternativo qual è? La nuova formula prevede sgravi Irap e Inps ma c'è un tetto e non sappiamo fino a che punto sarà finanziato. Perciò, se il risparmio previdenziale è un incentivo, non siamo sicuri che alla fine ci sia per tutti».

Soluzione intermedia? «Puntare sui contratti a termine. L'appello è ai sindacati perché nei contratti aziendali accettino una deroga al tetto massimo del 20% dei lavoratori a tempo determinato». L'attesa della Cisl veneta è tuttavia quella di veder sostituiti con il contratto a tutele crescenti «tutte le altre forme di rapporto poco o per niente tutelato o mal retribuito. Occorre migliorare al massimo in sede di decreti attuativi - dice la segretaria generale, Franca Porto - perché la formula assorba tutti i precari. Mi sembra conveniente sia per le grandi sia per le piccole aziende, anche se una conferma di tendenza non l'avremo prima di sei mesi. Invito Cgil e Uil del Veneto ad aprire una stagione di incontri con Confindustria e le altre associazioni di rappresentanza non per litigare ma per vedere come questo strumento possa essere applicato da tutti in modo ottimale».

Sul capitolo licenziamenti sotto i 15 dipendenti a mettere sul tavolo un giudizio è Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Veneto. «Il testo finale appare un po' pasticciato e la sensazione è che alla fine le soluzioni conciliative per i licenziamenti privi di giustificato motivo nella prassi saranno più costose. Potevamo aspettarci di più». La stoccata Sbalchiero la riserva però alle «sacche di lavativi creati dagli steccati storici» fra il lavoro privato e quello pubblico. Sopravvivono, sostiene, «procedure arcaiche che forniscono uno scudo di protezione a chi, provvisto di tutela inattaccabile anche durante le situazioni di crisi, viene scoperto a commettere reati contro la Pubblica Amministrazione o comunque si macchia di comportamenti da sanzionare».

È perplesso anche Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto. «Il Jobs Act mi sembra un'operazione di maquillage per presentare all'estero un Paese meno ingessato ma che nella sostanza non farà cambiare nulla. Non aumenteranno i posti di lavoro e il lavoro non costerà meno. In alcuni settori si farà un po' di pulizia e ci sarà qualche garanzia in più, ma è sempre poco rispetto alle esigenze che ha un'impresa intenzionata ad investire in Italia».

Marco Michielli, leader di Confturismo, punta l'indice invece sulla disparità di trattamento fra i contratti a termine, che caratterizzano tutta la stagionalità delle imprese turistiche, e quelli a tempo indeterminato, i soli per i quali il jobs act prevede le incentivazioni. «Metà degli alberghi funzionano con cadenze stagionali - osserva - e se si continua a ripetere che il turismo è una risorsa fondamentale per l'economia nazionale. Non comprendiamo la disattenzione verso questo comparto».

*Il Corriere del Veneto


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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