Nuovo statuto, maggioranza divisa e comitati all'attacco
Martedi 2 Ottobre 2012 alle 23:12 | 0 commenti
Il dibattito pubblico sul nuovo statuto comunale fa esplodere le contraddizioni in seno alla maggioranza di centrosinistra, mentre dal basso piovono comunque critiche in ragione di un approccio considerato contrario all'introduzione di strumenti di democrazia diretta.
Sul banco dei relatori c'erano i membri della commissione consiliare che dal 2009 si è data l'obiettivo di redigere il nuovo statuto: Cinzia Bottene (Vil), Filippo Zanetti (civica Vic), Federico Formisano (Pd), Silvano Sgreva (Idv). Con loro il presidente del consiglio comunale Gigi Poletto del Pd, nonché il presidente della commissione statuto Gerardo Meridio del Pdl (qui la sua relazione con il link ai documenti). A rappresentare la giunta c'era l'assessore al sociale John Giuliari (della civica Vic).
Da Zanetti, che fa parte della maggioranza e dalla Bottene (che la appoggia dall'esterno) sono arrivati apprezzamenti sostanziali rispetto al lavoro della commissione. Un giudizio che è stato motivato in ragione «delle innovazioni rispetto al testo precedente».
Di diverso avviso il consigliere Pio Serafin del Pd (al centro della foto), che rappresenta l'ala del partito che si oppone alla cancellazione del quorum al fine di validare i referendum consultivi, abrogativi e propositivi. Serafin dal suo punto di vista ha fatto a pezzi la bozza portata ieri alla visione del pubblico (scarso, non più di quaranta persone) giudicandola «mal scritta e pletorica», sia sul piano della sintassi sia sul piano giuridico. Una posizione molto diversa invece dai supporter del sindaco Achille Variati che è favorevole ad una maggiore apertura, anche in considerazione delle istanze di democrazia che provengono dal basso. In ultimo Poletto ha fatto un'apertura nei confronti di uno statuto che amplifichi l'accesso agli atti amministrativi da parte dei cittadini anche in mancanza di interessi specifici. Un approccio condiviso anche dal presidente della commissione statuto Gerardo Meridio.
Ma al dibattito hanno partecipato anche gli attivisti che si sono raccolti attorno all'associazione Più Democrazia (inclusi diversi attivisti del M5S). Che sostiene l'opzione zero (cara agli aficionados di Variati), ma che allo stesso Variati rinfaccia di avere infarcito lo statuto di «lacci e lacciuoli» così frequenti da impedire poi nel concreto lo svolgimento di diversi referendum o di limitare drasticamente le materie de facto escluse dalla consultazione. A partire dall'urbanistica.
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