No Dal Molin: escamotage polo protezione civile per altro cemento e raddoppio base Usa
Lunedi 21 Febbraio 2011 alle 18:50 | 0 commenti
L'area del Dal Molin torna a far parlare di se. Dopo gli scontri anti base e l'allagamento dovuto all'esondazione del fiume, ecco un nuovo ritorno di fiamma della grande disputa inerente alla destinazione degli oltre 150'000 mq di terreno verde di cui si costituisce la stessa.
Tutto prende vita, questa volta, dalla presentazione in comune da parte del Presidio Permanente NoDalMoline della Lista Vicenza Libera NoDalMolin di una raccolta di firme di oltre 3'000 cittadini a sostegno della petizione per un formale e straordinario Consiglio Comunale monotematico sul Parco della Pace.
Scopi del consiglio saranno il chiedere spiegazioni e delucidazioni su quello che è stato ed è ad oggi l'operato di Paolo Costa, Commissario straordinario del Governo per la realizzazione degli interventi necessari per l'insediamento militare statunitense nell'aeroporto Dal Molin di Vicenza, e la richiesta di attribuire la titolarità degli spazi promessi alla cittadinanza. Un incontro-scontro alla cui base vi è il vivo tentativo di realizzare il più volte citato "Parco della Pace" di proprietà dei cittadini, della comunità , attraverso quella che sarebbe la sdemanializzazione del terreno in questione. I movimenti indipendenti dei cittadini adducono infatti come motivazione alla temuta volontà di edificare l'area del Dal Molin anche quelli che sarebbero interessi di natura economico commerciale, in quanto la grande area verde è per certo un più che appetibile terreno per le molte ditte di costruzione che ivi lavorerebbero e per gli interessi politici collegati a maglie strette alla stessa categoria lavorativa. Un piano di sfruttamento territoriale che, secondo i manifestanti, prenderebbe piede sotto le mentite spoglie, in pieno stile shock economy, di quella che sarebbe la costruzione di un nuovo polo regionale per la Protezione Civile. Essendo quella una zona a forte rischio esondazione, dicono i suoi sostenitori, sarebbe più facile da controllare se permanentemente sorvegliata. Ma questo non tiene conto di quelle che sarebbero le inevitabili conseguenze di un'ulteriore colata di cemento in uno dei pochi spazi verdi cittadini, ovvero peggiorare ulteriormente la capacità di assorbimento del terreno in caso proprio di un'altra esondazione. Una prospettiva idrico-geologica confermata anche da Lorenzo Altissimo, direttore del Centro idrico di Novoledo, e a cui si aggiunge la netta sensazione che qualcosa non torni, essendo già stato previsto dal PAT che la Protezione Civile avrà sede operativa in zona Laghetto. Ma alla fine forse una motivazione di tutti questi movimenti potrebbe essere scovata in quello che è il problema iniziale di tutta la discussione, ovvero la base USA. Il nuovo polo della Protezione civile sorgerebbe infatti nella zona Est dell'area, mentre la base militare nella zona Ovest. Questo potrebbe essere il primo e più semplice passo per occupare inizialmente una parte della zona, procedendo poi solo in un secondo momento a quella che sarebbe l'unificazione delle due realtà in una sola attraverso l'inglobazione del polo da parte della base militare. Tante le promesse fatte fino ad oggi dallo Stato e da chi lo rappresenta, che non hanno tuttavia convinto i manifestanti ad attendere ulteriormente uno sviluppo autonomo della questione. Anche per questo, qualora non venisse fissato entro 3-4 settimane il Consiglio Comunale oggetto della petizione, i cittadini si dicono pronti a riprendersi autonomamente l'area del Dal Molin finché non verranno rispettati e tutelati gli interessi della comunità .
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