Mose, Sartori ai domiciliari, Galan spera nella norma ad hoc citata da La Russa
Mercoledi 2 Luglio 2014 alle 21:17 | 0 commenti
di Fiorella Girardo da VeneziePost
Neanche il tempo di rendersi conto che è finito il mandato di europarlamentare ed ecco che le è stata recapitato l'ordine di carcerazione. «Stamane all'onorevole Amalia Sartori è stata notificata l'ordinanza che ne dispone la restrizione domiciliare» hanno confermato i legali della politica vicentina, gli avvocati Pierantonio Zanettin e Alessandro Moscatelli.
«L'onorevole Sartori - riferiscono in una nota - aspetta con serenità di potersi difendere nell'interrogatorio di garanzia, che avrà luogo a breve, nel quale verranno contestati fermamente gli addebiti mossi dalla Procura veneziana. Non ricercherà quindi facili vie di patteggiamento, né altre scorciatoie giudiziarie, ma si difenderà con ogni mezzo, affinché la propria immagine pubblica e privata - concludono - rimanga specchiata, come lo è stata sino ad oggi». Sartori è accusata di finanziamento illecito ai partiti nella vicenda Mose a Venezia e non era ancora finita ai domiciliari come chiesto il 4 giugno scorso dalla Procura di Venezia perché all'epoca dell'emissione dei provvedimenti era ancora parlamentare europea nelle file di Forza Italia.
Per un imputato che entra in regime di carcerazione, ce n'è uno che esce, ma solo di prigione perchè finisce anche lui ai domiciliari dopo le dichiarazioni rilasciate ai giudici durante gli interrogatori della settimana scorsa. Stefano Tomarelli, braccio destro di Mazzacurati nel Cvn, ha ammesso che «Tutto il meccanismo è nato per garantire al Mose il successo finale» e a decidere tutto era Mazzacurati stesso, che per essere certo di realizzare l'opera era pronto a "comprare" amicizie e possibili favori attraverso fondi neri. «Della provvista di fondi neri ero a conoscenza assumendomene la responsabilità e sapendo che questi fondi erano destinati a episodi di corruzione» ha detto Tomarelli ai Pm, di fatto confermando al 100% la tesi della Procura veneziana che ha di fatto portato all'ordinanza del Gip Alberto Scaramuzza del 4 giugno scorso, con 35 arresti e un centinaio di indagati. Tanti gli omissis, molti dei quali legati ai nomi di persone che presto potrebbero entrare nella vicenda, mentre compare chiaramente il nome dell'ex sindaco lagunare Giorgio Orsoni, secondo Tomarelli definito da Mazzacurati «un ingrato, che lui l'aveva aiutato a farlo eleggere sindaco, dandogli i soldi, insomma. Perché - si legge nella trascrizione dell'interrogatorio - praticamente lui l'aveva fatto eleggere sindaco". Secondo gli atti dell'inchiesta, Orsoni avrebbe ricevuto almeno 260 mila euro e per questo è indagato per finanziamento illecito dei partiti.
A tirare un respiro di sollievo, invece, è Giancarlo Galan. La Giunta per le autorizzazioni della Camera ha deciso di non concludere oggi il dibattito sulla richiesta della sua carcerazione. Ignazio La Russa, presidente della giunta, ha annunciato altre due nuove sedute la prossima settimana. Si sono rese necessarie per concedere una riflessione ulteriore dopo la presentazione ieri di un'integrazione della sua memoria da parte di Galan. «Quello che risulta dal materiale che ci è arrivato dal Gip di Venezia, dalla Procura di Venezia e dalle memorie difensive di Galan è un quadro corruttivo sistemico e ramificato», ha aggiunto Mariano Rabino, deputato di Scelta Civica e relatore nella giunta per le autorizzazioni a procedere.
Il rinvio, che però non farà slittare il voto finale già calendarizzato per l'11 luglio, è stato deciso anche perché il 27 giugno scorso è stata introdotta una nuova norma in materia di custodia cautelare in carcere che stabilisce che essa non è necessaria nel caso in cui il giudice ipotizzi una pena finale detentiva inferiore ai 3 anni. La Russa ha spiegato quindi che questa riflessione può essere utile sia per i membri della giunta che per la stessa magistratura.
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