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Morti sul lavoro: basta!

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 10 Aprile 2011 alle 15:05 | 0 commenti

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Riceviamo da Luc Thibault, Delegato U.S.B Greta Alto Vicentino, e pubblichiamo.

L'Italia nel mirino della Commissione Europea per non aver recepito correttamente la normativa europea sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. In seguito al ricorso presentato da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e delegato per la sicurezza, i servizi della Commissione intendono proporre all'esecutivo europeo l'avvio di una procedura d'infrazione per la violazione dell'articolo 5 della direttiva europea, relativo alla deresponsabilizzazione del datore di lavoro.

La proposta per l'avvio di una procedura d'infrazione potrebbe arrivare dall'esecutivo comunitario il prossimo gennaio. Oltre alla violazione dell'articolo 5, Bruxelles ritiene che nell'ordinamento italiano ci siano anche altre disposizioni che possono risultare non congrue con il diritto europeo: la postizipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro e la proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per una nuova impresa o per le modifiche sostanziali apportate a un'impresa esistente. La Commissione Europea ha intenzione di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia, per violazione di alcuni punti della Direttiva 89/391/CEE: 
1) Deresponsabilizzazione del datore di lavoro (articolo 5 direttiva)

2) Posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro (articolo 6, paragrafo 3, punto a).
3)Proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per una nuova impresa o per modifiche sostanziali apportate ad un impresa esistente (articolo 9, paragrafo 1, punto a).
4)Proroga dell'applicazione del decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008 nei riguardi delle cooperative sociali e delle organizzazioni di volontariato della protezione civile.
5)Proroga dell'applicazione delle disposizioni italiane relative alla prevenzione incendi nelle strutture ricettive turistico-alberghiere con più di 25 posti letto.
Questo verrà deciso, a breve, dal collegio della Commissione Europea.
Ogni giorno, in Italia, 3-4 lavoratori non fanno ritorno alle loro famiglie, perché sono morti, perché nelle loro aziende non si applicavano neanche le minime norme di sicurezza, e non per un incidente sul lavoro, e non per una "tragica fatalità".
Queste non sono "morti bianche", come molti mezzi d'informazione, politici le chiamano, ma sono dei veri e propri omicidi sul lavoro. Negli anni 60 le chiamavano così, ora le chiamano "morti bianche", un eufemismo che andrebbe abolito, perché è un insulto ai familiari e alle vittime del lavoro, che voglio ricordare, nel 2010 sono state 1080 (secondo l'Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro) e non 980 come dicono i dati Inail, che sono dati fortemente sottostimati. Le chiamano "morti bianche", perché l'aggettivo bianco, allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'accaduto, invece la mano responsabile c'è sempre, più di una!!! Inoltre, anche i dati sugli infortuni sul lavoro sono fortemente sottostimati, dato che almeno 200 mila infortuni non vengono denunciati, perché fatti passare come malattia, perché molti lavoratori sono precari o in "grigio" e hanno paura di ritorsioni, come ad esempio perdere il posto di lavoro. La prima cosa da fare per far calare gli infortuni e le morti sul lavoro, va nella direzione sicuramente opposta di quella intrapresa dal Governo Berlusconi con il Dlgs 106/09, cioè bisognerebbe iniziare ad insegnare la sicurezza sul lavoro, fin dalle scuole elementari, come si fa in Francia, perché non c'è lo dimentichiamo mai, gli studenti di oggi, saranno i lavoratori e i datori di lavoro di domani. Perché altrimenti, è inutile continuare a parlare di mancanza di cultura della sicurezza sul lavoro, sia nei lavoratori, che nei datori di lavoro, quando poi rimangono solo parole vuote, perché non si fanno i fatti!!!
Possibile che nessun governo, né centro-destra, né di centro-sinistra, sia stato in grado di fare una legge che imponesse l'obbligo dell'insegnamento della sicurezza sul lavoro?! Come si pensa di far rispettare la sicurezza sul lavoro nelle aziende, quando i tecnici della prevenzione Asl, cioè l'organo deputato ai controlli per la sicurezza sul lavoro, ha un personale ispettivo ridotto all'osso , cioè, circa 1850 tecnici, a fronte di 6 milioni di aziende da controllare?!
Non c'è più tempo per l'attesa! E' il tempo di prendere spazi e alzare la voce. Dall'inizio dell'anno a oggi 8 aprile, per infortuni sui luoghi di lavoro ci sono stati 154 morti, ma 301 se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere. E' ancora il Veneto a contare il maggior numero di vittime a Nordest. E' quanto emerge del monitoraggio nel primo semestre 2010 elaborato dall'Osservatorio sulla Sicurezza di Vega Engineering di Mestre. Con 23 decessi nei luoghi di lavoro, la nostra regione rimane ancorata al secondo posto in Italia con il 9,5 per cento delle 241 vittime registrate dall'inizio dell'anno nel nostro paese. In pratica quasi 10 lavoratori su cento. Sette le persone che hanno perso la vita al lavoro in Friuli Venezia Giulia e 9 in Trentino Alto Adige. Belluno, Vicenza, Treviso e Bolzano sono le province più colpite dal fenomeno. Il maggior numero di vittime ha un'età compresa tra i 30 e 50 anni. Il 7.7 per cento sono stranieri. Il settore agricolo è il luogo dove si verifica il maggior numero di decessi, ben il 46,2 per cento degli incidenti. Il ribaltamento di mezzi in movimento la causa più frequente di morte. Ad avere invece l'indica di incidenza più elevato sulla popolazione lavorativa è il Trentino Alto Adige, quello più basso il Veneto. Secondo i dati rilevati dagli esperti, infatti, sono 39 le persone che hanno perso la vita al lavoro dall'inizio dell'anno. Una media di oltre sei morti al mese. Almeno uno alla settimana. E a tenere sempre lo sconfortante record è il Veneto con 23 vittime, seguito dal Trentino Alto Adige e dal Friuli Venezia Giulia Belluno, Bolzano, Treviso e Vicenza le province in cui gli esperti di Vega hanno registrato il più elevato numero di vittime (5 morti sul lavoro in ciascuna provincia). L'unica a non piangere per le morti bianche è Rovigo. Dopo il settore agricolo il maggior numero di decessi si verifica nel settore delle costruzioni (15, 4 per cento contro il 24, 5 per cento della media del Paese). Le cause più frequenti di morte (25, 6 per cento dei casi) sono i ribaltamenti di veicoli e mezzi in movimento. Mentre al secondo posto si trovano le cadute dall'alto di oggetti pesanti (23, 1 per cento). Ma non meno rilevanti sono i decessi provocati dalla caduta dall'alto (20, 5 per cento) e da contatto con mezzi in movimento (10, 3 per cento).Se, come si diceva, il 43, 6 per cento dei casi di morti bianche ha un'età compresa tra i 30 e i 50, non mancano le vittime neanche tra la popolazione lavorativa più anziana. Gli ultrasessantenni rappresentano il 30, 8 per cento delle vittime. "E' un indicatore importante ed allarmante per chi si occupa di sicurezza - commenta Mauro Rossato, presidente di Vega Engineering - perché gli incidenti si verificano spesso nella popolazione adulta, con una professionalità consolidata. E' evidente, quindi, che la tutela dei lavoratori non deve essere mai posta in secondo piano, soprattutto quando l'esperienza è provata da anni di attività. Troppe certezze spingono, in effetti, a trascurare misure di sicurezza minime. Su 39 vittime a Nordest 2 sono donne. Due su un totale di 6 registrate in tutto il Paese.
La sicurezza sui posti di lavoro è un problema grave, non giochiamo con la nostra vita e quella degli altri.
La sicurezza adesso ed ora. Il lavoro "nobilita" l'uomo .... Ma può anche ucciderlo.
BASTA!

Luc THIBAULT, delegato U.S.B Greta Alto Vicentino


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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