Messaggero Veneto, Colautti: "Azioni BpVi sopravvalutate ora una perizia lo dimostra"
Mercoledi 3 Maggio 2017 alle 09:34 | 1 commenti
Colautti, delegato Adusbef, si è affidato ad alcuni consulenti dell'università . «Il vero prezzo del titolo avrebbe dovuto oscillare tra 21 e 29 euro, non 62,50». L'intervista di Maurizio Cescon sul "Messaggero Veneto": "Il prezzo delle azioni della Banca Popolare di Vicenza collocate durante gli aumenti di capitale del 2013 e 2014 era sopravvalutato. Quei titoli avevano un valore molto lontano dai famosi 62,50 euro. Lo dimostra una perizia di alcuni consulenti universitari che l'avvocato udinese Lorenzo Colautti, referente regionale di Adusbef, oggi rivela. E ne parla diffusamente in questa intervista. Avvocato Colautti, anche i soci Adusbef, dopo che il Tribunale di Verona ha dato ragione a una risparmiatrice da voi assistita, sono decisi a far valere i loro diritti...
«Certo, anche perchè abbiamo incominciato a sollevare nuove e più pesanti contestazioni, rispetto a quelle già dedotte nella vertenza da lei citata, la quale peraltro era stata promossa due anni fa quando non avevamo ancora un quadro chiaro e assai più ampio della vicenda». Quali dunque le novità emerse nel frattempo? «I consulenti universitari ci hanno consegnato la prima perizia sul valore delle azioni BpVi. Indipendentemente dal rispetto da parte della banca delle disposizioni riportate nel Testo unico finanziario, le successive vertenze legali sono state promosse tenendo conto appunto di un ulteriore elemento di contestazione: la non corretta valutazione del valore dell'azione». Ma questa differenza di valore non è dovuta, come sostiene BpVi, alle correzioni richieste dalla Bce? «No, assolutamente. I consulenti hanno preso in considerazione il valore dell'azione tra il 2010 ed il 2014, indipendentemente dalle verifiche della Banca centrale europea, tenendo conto unicamente della situazione di allora».
E quindi siamo sotto il valore di 62,50 euro ad azione, sembra di capire... «Abbondantemente. La perizia, sulla base delle elaborazioni dei consulenti e di una valutazione complessiva delle condizioni economiche e patrimoniali dell'istituto, tenendo conto degli effettivi rischi che correva allora la banca e che connotavano l'intero sistema del credito, stima l'azione nel valore di 21,80 euro per il 2013 e di circa 28,98 euro per il 2014».
Si tratta di meno della metà del famoso prezzo di 62,50 al quale furono comperati tantissimi pacchetti, anche da parte di soci friulani. Come lo spiega? «Come emerge peraltro ampiamente dal verbale della Bce del settembre 2015, la banca ha commesso tutta una serie di errori e di omissioni che hanno pregiudicato ogni attendibilità del valore dell'azione e del prezzo fatto pagare ai soci, inducendoli a ritenere che l'istituto continuasse a mantenere un certo valore quando, nella realtà , tale valore era del tutto fittizio. Era totalmente infatti assente, all'interno della banca, una normativa disciplinante il processo di definizione del valore dell'azione e i ruoli, le attività e le responsabilità dei soggetti interni ed esterni che hanno partecipato, all'epoca, al processo medesimo. Inoltre BpVi ha disatteso "l'architettura metodologica", approvata dalla stessa ancora nel 2011, che i professionisti avrebbero dovuto seguire a quel tempo nel quantificare il valore dell'azione. Non sembra inoltre che Vicenza abbia considerato anche il rischio di esecuzione del piano industriale che regolarmente non rispettava. Il tutto si è basato quindi su stime di utili prive di ogni fondamento, in un continuo rinvio al futuro che, come poi si è visto, ha portato al totale azzeramento del valore dell'istituto».
Maurizio Cescon - Il Messaggero Veneto
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