Per Veneto Banca un nuovo sequestro di beni per 59 mln a carico di imprenditori nel cda D'Aguì, Fagiani, Marcolin, Giovannone e di Bertolo, ex responsabile amministrativo. Nulla si sa a Vicenza del sequestro da 106 mln
Martedi 19 Dicembre 2017 alle 23:45 | 0 commenti
Mentre per la Banca Popolare di Vicenza nulla si sa neanche del sequestro di 106 milioni di euro disposto dal Gip e confermato dalla Cassazione, dopo i conflitti di competenza da questa risolti a favore di Vicenza e con la conferma che il sequestro andava, comunque, eseguito dalla procura berica, gli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza (si legge su NordEst Economia) hanno eseguito (il lancio è del pomeriggio del 19 dicembre) un sequestro di beni per un valore complessivo di 59 milioni riconducibili a imprenditori e un manager coinvolti nell'indagine su Veneto Banca., sequestro che si aggiunge a quello eseguito da tempo a carico dell'ex Ad Vincenzo Consoli.
Il provvedimento del gip di Roma, emesso nell'ambito del procedimento su Veneto Banca attualmente in fase di udienza preliminare e che vede coinvolto anche l'ex Ad Vincenzo Consoli, riguarda cinque soggetti ed è riferito a due delle imputazioni di ostacolo all'attività di vigilanza contestate dai pm di Roma nella richiesta di rinvio a giudizio.
Si tratta, scrive LaReuppblica.it, di Pietro D'Aguì, ex numero uno di Banca intermobiliare, Mosè Fagiani, Flavio Marcolin, Gianclaudio Giovannone (tutti imprenditori, alcuni con passati incarichi nel cda Veneto Banca, proprietari di immobili a Milano, Torino e Bergamo) e Stefano Bertolo, ex responsabile amministrativo dell'istituto. Il provvedimento del gip di Roma, emesso nell'ambito del procedimento su Veneto Banca attualmente in fase di udienza preliminare e che vede coinvolto anche l'ex Ad Vincenzo Consoli, riguarda cinque manager e imprenditori ed è riferito a due delle imputazioni di ostacolo all'attività di vigilanza contestate dai pm di Roma nella richiesta di rinvio a giudizio.Â
Il sequestro si riferisce all'accusa di ostacolo è contestata con riferimento alla realizzazione di un'operazione di portage da parte di quattro persone che, d'intesa con il Consoli, avevano acquisito pacchetti obbligazionari del valore di 7,5 mln di euro cadauno (obbligazioni facenti parte di un prestito obbligazionario emesso dalla stessa Veneto Banca), a fronte della quale l'istituto aveva assunto l'impegno di un riacquisto da lì a breve.
La seconda ipotesi si riferisce ad una operazione "baciata" ideata e realizzata da un manager dell'Istituto con l'accordo dello stesso Consoli, in virtù della quale tre soggetti estranei, non attinti dal provvedimento, si erano impegnati ad acquisire consistenti pacchetti di azioni Veneto Banca ricevendo dalla Banca, quale contropartita, l'impegno a riconoscere un tasso di interesse del 3% (clausola notoriamente inusuale per i titoli azionari) per poi procedere al riacquisto delle stesse azioni tramite soggetti terzi.
Oggetto del sequestro sono le disponibilità liquide delle persone colpite, ancora in corso di quantificazione, numerosi immobili (undici fabbricati e vari terreni) ed autovetture di lusso.
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