Marlane Marzotto, la fabbrica dei veleni rischia la prescrizione
Giovedi 2 Febbraio 2012 alle 01:41 | 0 commenti
L'azienda tessile di Praia a Mare è accusata di aver usato coloranti nocivi, provocando malattie e tumori tra gli operai. Almeno 80 morti sospette negli anni. Sono 13 le persone a giudizio, ma il processo potrebbe interrompersi
di Grazia Mantella
Il processo Marlane Marzotto rischia di slittare pericolosamente verso la prescrizione. A più di un anno dal rinvio a giudizio di 13 persone e dopo cinque udienze preliminari, l'ultima del 30 dicembre scorso, l'avvio del dibattimento davanti al tribunale di Paola (Cosenza) non è ancora formalmente iniziato.
Vizi procedurali messi in evidenza dai legali della difesa (gli imputati sono dirigenti del gruppo Marzotto ed ex responsabili, tra cui l'attuale sindaco di Praia a Mare, dello stabilimento tessile calabrese dismesso nel 2005) hanno determinato l'ulteriore rinvio al 24 febbraio prossimo.
La procura sta facendo del suo meglio per accelerare l'iter, però nella complessa macchina procedurale che si mette in moto nella fase preliminare di un dibattimento un ruolo determinante lo giocano gli avvocati della difesa, i quali sanno fin troppo bene che allontanando la data d'inizio del processo si avvicina quella dell'estinzione del reato. Ma omicidio colposo plurimo e disastro ambientale sono accuse pesanti, difficili da smuovere con espedienti procedurali, tanto che gli operai ammalatisi di cancro e i familiari di quelli che ne sono morti, oltre alle organizzazioni che si sono costituite parte civile, si sono mobilitati per chiedere l'accelerazione dei tempi e l'avvio del processo.
E mentre il tam tam telematico fa il suo corso (la lista delle adesioni all'appello on line, [email protected], con in cima il nome di Margherita Hack, continua ad allungarsi), si preparano iniziative di sensibilizzazione, tra cui quella prevista per la prima decade di febbraio dalla Cgil territoriale, costituitasi parte civile insieme agli organismi regionale e nazionale. "C'è il rischio che il processo sfumi, perciò vogliamo appellarci al senso di responsabilità della procura di Paola affinché vengano attivate tutte le procedure burocratiche per evitare un ulteriore slittamento", è la richiesta di Angelo Sposato, segretario generale della Camera del lavoro comprensoriale Pollino-Sibari-Tirreno.
"È necessario che i lavoratori e le loro famiglie abbiano giustizia, non è tollerabile - prosegue il sindacalista - che a distanza di così tanto tempo non si faccia chiarezza su una vicenda scabrosa che ha riguardato un numero così alto di lavoratori". Almeno 80 sarebbero i decessi riconducibili alle malsane condizioni di lavoro nella fabbrica tessile, prima di proprietà dell'Eni-Lanerossi, che l'aveva rilevata nel 1969 col marchio Lanificio di Maratea, poi acquistata dal gruppo guidato da Pietro Marzotto (anche lui tra gli imputati) nell'87 per 168 miliardi di lire.
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