Macelleria mediatica a Vicenza: dopo i vermi "post datati" e i sobillatori degli immigrati, in copertina le bistecche. Anche le buone...
Martedi 27 Ottobre 2015 alle 23:23 | 0 commenti
Vittorio, un macellaio del centro di Vicenza, dopo la consueta macelleria mediatica della stampa, nazionale e locale, che vive di agenzie e della moda del momento, è secco: "bisognerebbe fare i giusti distinguo. Non bisognerebbe mettere nel titolo all'indice la nostra bistecca e la carne rossa, tra l'altro di ottima e controllata qualità se italiana, e poi nel sommario scrivere che il problema reale caso mai risiede nelle carni insaccate, che, tra l'altro, per essere tali hanno bisogno di conservanti e quant'altro per cui da tempo il consumatore sa che abusarne di certo bene non fa". Â
Se a dirlo è un macellaio storico, abbastanza imbufalito a microfoni spenti contro la mala informazione che mette a rischio oltre ogni ragionevole misura il suo onesto lavoro, costellato di controlli delle autorità sanitarie preposte, a confermarne le convinzioni ci sono le massaie vicentine che, senza avere neanche da difendere sia pur leciti interessi se non quelli della salute propria e dei propri e familiari commensali.+
Se chiara è una delle signore da noi intervistate (nel video di VicenzaPiu.Tv ci sono pochi minuti perchè tono e sostanza delle dichiarazioni era sempre lo stesso, cambiando gli interlocutori intervistai da Andrea Fasulo) quando dice: "a me piace la bistecca e continuerò a mangiarla", non le è da meno un'altra cliente di Vittorio: "mangiare la carne nella giusta quantità non fa male".
E Giannluca, della Macellaria Tardivo di Viale Mazzini, noto tifoso rossonero è nero dalla rabbia per l'attacco alla carne rossa, va ben oltre: "chi scrive dovebbe rifletter un attimo prima di farlo...".
Insomma se a inizio ottobre sono finiti nei titoli confindustriali locali i vermi, post datati, all'Ipab (con i fatti a smentire poi la consecutio temporum iniziale, sequenza delle date, ottima ma non sufficiente ad attaccare il suo Cda attuale) e se è di pochi giorni fa o scoop, sempre indigeno, dell'esistenza di sobillatori tra i profughi di Cesuna (fonte unica la Cooperativa accusata di trattarli non proprio secondo dettami cristiani), ecco che anche la stampa nazionale ci mette del suo.
E spinge quella locale, che pure aveva ignorato, quando era il tempo giusto per non farla acquistare, anche la "mala torta" delle azioni della Banca Popolare locale, confezionata con ricetta originale di Zonin e Zigliotto, editore indiretto, il primo, e diretto, il secondo, del foglio locale, a sbattere in copertina la "mala bistecca", senza distinguo per quella che nasce anche dal duro lavoro degli allevatori vicentini ed è venduta tra mille precauzioni dai macellai berici, magari gli uni e gli altri azionisti già sul lastrico prima della mazzata mediatica.
E la gravità della copertina per allevatori e macellai vicentini, disegnata al solito per qualche copia in più, non è attenuata, anzi, dall'aver, poi, riportato nel suo mini sommario e poi nelle pagine interne le cose alla loro giusta dimensione: una possibilità di pericolo, in caso di abuso di certe carni (italiane o straniere?) a livello di tabacco per gli insaccati e a quello dei raggi di sole per la tintarella per le carni rosse.
Un pericolo che sarebbe cancerogeno per il corpo se le carni lavorate e quelle rosse venissero ingurgitate tutti i giorni, american style.
Come un pericolo cancerogeno, per la mente, sarebbe quello di dover ingurgitare notizie terroristiche un giorno sì e l'altro pure,Via Fermi stye...
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