Ma Elsa Fornero ci è o ci fa?
Domenica 29 Aprile 2012 alle 09:36 | 0 commenti
Di Giorgio langella, segretario provinciale PdCI FdS
Il ministro Elsa Fornero, intervenendo a un convegno organizzato dall'UDC, ha dichiarato che l'articolo 18 non è stato smantellato, anzi ... è stato ampliato ai giovani e alle donne. Praticamente, secondo la Fornero, è stata tolta qualche garanzia riservata a pochi. Il ragionamento del ministro è alquanto bizzarro. Ampliare una garanzia a chi non ce l'ha non vuol dire toglierla a tutti come ha fatto il governo.
E, poi, dov'era stabilito che giovani e donne non potessero usufruire della protezione dell'articolo 18? Si rimuove un diritto conquistato dalle lotte dei lavoratori e si fa capire che lo si fa per "equità ". Ma allora, se si voleva essere equi, perché non lo si è esteso anche a chi non lo aveva (ai lavoratori di aziende con pochi dipendenti)? La giustizia sociale e la parità di diritti, per il ministro Fornero, sono concetti strani. Secondo "lorsignori", per garantire l'uguaglianza tra i cittadini, bisogna toglierli a tutti.
Togliendo la protezione dell'articolo 18 e permettendo i licenziamenti individuali (in particolare di quei lavoratori anziani che "costano di più") non si risolve nulla. E, infatti, la disoccupazione è in costante, continua crescita. In Italia sono 5.000.000 i cittadini che vorrebbero lavorare ma non riescono a farlo. Di questi circa 2.900.000 non cercano più un posto di lavoro, sono ormai rassegnati ... aspettano. Ci spieghino, Fornero e soci, cosa c'entrano la cancellazione di fatto dell'articolo 18 e delle pensioni di anzianità con l'aumento dell'occupazione. I provvedimenti che ci impongono (e che la "strana maggioranza" Alfano-Bersani-Casini vota) servono solo a creare lavoratori sempre più ricattabili e, quindi, disponibili ad accettare qualsiasi condizione di lavoro.
Ma la bizzarria del ministro non si ferma a questo. Dice che la "riforma" delle pensioni "incoraggia la trasparenza e il lavoro". Come? Non si sa. Resta un mistero come l'aumento dell'età pensionabile possa creare posti di lavoro.
La mancanza di lavoro è drammatica, ed è la conseguenza di una politica spaventosa e miope. Una politica che non contrasta (né l'ha mai fatto) la delocalizzazione, che continua a incentivare la precarietà , che cancella i diritti, che favorisce la speculazione finanziaria a scapito della produzione manifatturiera, che permette soprusi e abusi. I "tecnici" che sono al governo affrontano i problemi reali in maniera accademica. Non sanno, non vogliono sapere. Soprattutto, non sono interessati alle condizioni dei lavoratori e dei pensionati che considerano numeri di una statistica, voci di un bilancio da far quadrare. Sanno "fare di conto" ma non hanno altri obiettivi se non quelli dei capitalisti che li hanno messi nel posto che occupano. Sono loro servitori fedeli e fidati. Non toccano le grandi ricchezze, non fanno patrimoniali che potrebbero infastidire i loro padroni. E, così, sparano numeri e cifre. Ci dicono che gli "esodati" (i lavoratori che, accettando il prepensionamento, si troveranno senza lavoro e senza pensione grazie alla "riforma" che, secondo la Fornero, "incoraggia la trasparenza e il lavoro") sono "solo" 65.000 perché i tecnici hanno stabilito a priori che quello è il numero massimo che le possibilità finanziarie del bilancio consentono. E, se qualcuno fa obiezione e osserva che gli esodati sono molti di più, sempre il ministro Fornero si inalbera e dichiara che quelle osservazioni si configurano come "attacco alle istituzioni". Elsa Fornero dimentica che le Istituzioni non sono lei e i suoi soci del governo. Loro sono solo i rappresentanti di un capitalismo in agonia che vuole mantenere potere e privilegi. Soprattutto le Istituzioni e chi ne fa parte non devono rispondere al mercato o a una minoranza di ricchi, ma a tutti i cittadini.
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