Ma chi ci governa?
Mercoledi 18 Agosto 2010 alle 21:12 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella e pubblichiamo
A volte mi chiedo cosa sta diventando il nostro paese e dove andremo a finire. Basta osservare a cosa si è ridotta la lotta politica. Invettive, accuse, proclami in gran parte contro quelli che, fino ad ieri, erano i più stretti alleati.
Una politica fatta di slogan, promesse che si sa che non verranno mantenute. I conti, le statistiche, i numeri vengono interpretati secondo la convenienza. Non si vede alcun programma, nessun progetto. Quello che inquieta è, poi, l'assoluta mancanza di una seppur minima cultura. Qualcuno dei nostri "governanti" se ne compiace, altri fanno dichiarazioni a vanvera forse per nascondere la realtà o per effettiva ignoranza.
Questi "signori" che dovrebbero governare il paese si comportano come fossero all'opposizione. La realtà è ben diversa da come l'hanno promessa e, allora, cercano di distogliere l'attenzione dai veri problemi del paese che sono tanti e mai così gravi.
C'è disoccupazione? E allora si dichiari la crescita (presunta) della ricchezza (quella di lorsignori, per carità , non quella dei cittadini). C'è una corruzione dilagante? Una questione morale che obbliga alcuni ministri e sottosegretari alle dimissioni? Si parli di case a Montecarlo, di scaldaletti, di escort e quant'altro. La miseria delle famiglie è in aumento? Si faccia vedere al telegiornale chi è in vacanza e si diverte.
Fuochi d'artificio, luci, rumori, effetti speciali. Intanto il governo sta per cadere da un momento all'altro (o almeno così si scrive) e tutto è fermo nell'attesa degli eventi. Una paralisi inquietante. Tutti si chiamano fuori, nessuno è responsabile, la colpa è sempre dell'altro. Dei magistrati, dei giornalisti, dei sindacati non allineati, dei lavoratori che protestano, dei pensionati che si ostinano a sopravvivere ... tutti rigorosamente "comunisti".
Non sanno governare, pur avendo ampiamente i numeri, e perdono la testa.
Ultimamente il ministro Roberto Calderoli, quello che ha definito "porcata" la legge elettorale che porta il suo nome, dichiara: «Abbiamo l'obbligo di realizzare le riforme. Altrimenti altro che piazza, davanti a un governo tecnico, per me il Nord se ne va».
Gli fa eco il segretario leghista veneto Gobbo che dichiara «la secessione è già in atto».
Anche il ministro Gianfranco Rotondi evoca la piazza: «Un governo diverso dal nostro sarebbe trattato come la piazza congedò il governo Tambroni». Ma evita di ricordare che il Tambroni era democristiano, come si dichiara Rotondi stesso, che il suo governo era appoggiato dal MSI (guarda quante analogie) e che nel 1960 la polizia del democristiano Scelba sparò sui lavoratori a Reggio Emilia (e non solo) causando molti morti. In quel caso la "piazza" che difese la democrazia era formata in gran parte da comunisti. Se lo ricorda ministro Rotondi?
Il ministro Umberto Bossi, in agosto, durante un comizio ad Arcene (Bergamo) ha dichiarato che «le nostre famiglie sono schiavizzate da uno Stato delinquente».
Ma non siete voi, ministri e sindaci, che governate Stato ed Enti Locali? Non siete voi che dovreste garantire nervi saldi e rispetto dell'unità nazionale? Eppure fate finta di essere da un'altra parte. E, allora, perché ricevete (e vi tenete) gli altissimi compensi per occupare le poltrone sulle quali siete abituati a sedere da ormai troppi anni?
Vorrei finire con un'ultima citazione.
Il ministro (sic) Angelino Alfano (quello del lodo che porta il suo nome e che è stato bocciato perché incostituzionale) ha sottolineato come «la Costituzione vada letta a cominciare all'articolo 1, che dice che la sovranità appartiene al popolo. Questa è per noi una bussola molto chiara. Il popolo sovrano sceglie chi mandare al governo e qualunque ipotesi che preveda che chi ha vinto le elezioni fa l'opposizione e chi le ha perse sta al governo è un'interpretazione che viola l'articolo uno della Costituzione italiana».
Evidentemente il "severo" Angelino, quando ha letto la Costituzione, si è fermato al primo articolo. La nostra, caro ministro della Giustizia, è una democrazia parlamentare. Il Presidente del Consiglio viene nominato dal Presidente della Repubblica (e non eletto dal popolo come PdL e Lega vogliono far credere) così come i ministri che vengono solo indicati dal Presidente del Consiglio. Basta arrivare a leggere l'articolo 92 della nostra Costituzione, quella sulla quale hanno giurato tutti i ministri compreso quello della Giustizia. Non ci possono essere interpretazioni di fantasia. Le modifiche alla seconda parte della Costituzione approvate dal precedente governo Berlusconi sono state rifiutate dai cittadini italiani con il referendum del 2006.
In quell'occasione la sovranità popolare ha bocciato la revisione della Costituzione. Se ne renda conto il ministro Alfano prima di azzardare dichiarazioni prive di fondamento.
E, intanto, sono oltre 660 i morti sul lavoro dall'inizio dell'anno. Circa 8.000.000 di cittadini italiani sono poveri. La disoccupazione cresce. I giovani non lavorano o, quando ci riescono, trovano un lavoro precario, senza futuro. Il 21,4% dei pensionati percepisce una assegno mensile inferiore a 500 euro e il 27,7% tra i 500 e i 1.000 euro.
Ma chi ci governa ha altro per la testa. Deve far confusione, gridare slogan, fare proclami, individuare il "nemico" per garantirsi di restare al potere il più a lungo possibile. Questo è l'interesse di "lorsignori". Facciamogli capire che il nostro è totalmente diverso. Mandiamoli in pensione al minimo.
Giorgio Langella
segr. prov. Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della Sinistra Vicenza - Prc
P.S. in questo agosto almeno una buona notizia: i tre operai (iscritti alla FIOM) della FIAT di Melfi licenziati a luglio sono stati reintegrati dal giudice del lavoro. L'arroganza di Marchionne e della FIAT sono state battute. Giustizia è stata fatta. Ora si deve continuare la lotta.
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