Lo stadio nuovo e il cavallo di Troia
Venerdi 15 Ottobre 2010 alle 14:49 | 0 commenti
Riceviamo questa lettera e volentieri la pubblichiamo, facendo seguito all'opinione di Alessio Mannino e alla replica di Matteo Quero.
di Marco Milioni
Matteo Quero è anche simpatico. Ma se in un "momento no" ha potuto pensare di offendere l'intelligenza dei vicentini, vorrei che fosse chiaro che questo non può accadere per il sottoscritto: in quanto cittadino di Vicenza io non glielo permetto. Nel suo recentissimo intervento su VicenzaPiù Quero sottolinea: «Mannino si chiede dove stia l'interesse pubblico nell'operazione di Vicenza Futura. Per me la risposta è scontata: l'interesse pubblico è nel trasferimento in un nuovo sito dell'attuale stadio».
Il consigliere provinciale vicentino purtroppo per lui fa "un tacon peso del sbrego" perché la sua autodifesa è invece un impietoso atto di autoaccusa. Il Vicenza Calcio infatti è una spa di diritto privato. Persegue le sue finalità ed i suoi profitti. Tutto ciò che gli sta attorno, compresa la brama dei tifosi di andare allo stadio a vedere 22 uomini in mutande, generalmente poco colti, che inseguono un pallone, fa parte della sfera privata. La valenza sociale o è nulla o è negativa. Se il Vicenza Calcio spa vuole uno stadio piglia i suoi soldini si cerca un'area, al limite si mette d'accordo col comune per una variante urbanistica con finalità sportiva. Si compra la terra, la lottizza, paga gli oneri salatissimi per la viabilità , si costruisce il suo bello stadio. E soprattutto tira fuori i suoi bei trenta, quaranta, cinquanta milioni di euro. Se li ha bene, se non li ha sloggia da Vicenza perché il Menti s'ha da chiudere, visto che da anni non è che una spesa per l'amministrazione vicentina. Quero, che è di scuola liberale, dovrebbe ben sapere come funzionano queste cose negli Usa. Un Paese in cui se il patron di una squadra di baseball chiede soldi o vantaggi al comune per fare il suo stadio, gli rispondono con una pernacchia in faccia. Appurato che lo stadio è un alibi rimane da capire per quali fini è un alibi. È un alibi perché nel comparto Est di Vicenza qualcuno vuole costruire qualcosa (un grande parco commerciale e terziario) che altrimenti sarebbe indigesto ad una città in cui ogni persona di buon senso giudicherebbe peggio dello stupro di un bimbo ogni nuovo metro quadro sottratto alla campagna. Ma poiché come dimostra la storia patria in Italia la politica urbanistica la fanno i grandi proprietari delle aree l'inganno si squaglia come neve al sole. Sarebbe stato molto più onesto se il comune di Vicenza avesse detto: consentendo a Maltauro e soci la grande lottizzazione di Settecà si garantiscono posti di lavoro e indotto economico in un momento di crisi. Sarebbe un argomento smontabile in dieci secondi, ma almeno sarebbe un argomento. Lo stadio nuovo no. È solo un peto nell'aria mischiato con i cori dei tifosi. Usare lo stadio (un bene privato, non pubblico) come cavallo di Troia è una cosa che ti fa incazzare perché oltre a rifilarci una "sòla" l'amministrazione comunale ha pure la pretesa di smerciarcela come un buon affare. Certo è che coi i trascorsi della Maltauro in era Tangentopoli, mi domando come il comune accetti di fare affari con lorsignori.
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