L'intreccio opaco tra vigilanti e vigilati ha consegnato il credito a manager incapaci: i "casi" Iorio, "salvatore" di BPVi e Zonin, e Viola, silurato in MPS e promosso in Veneto
Mercoledi 7 Dicembre 2016 alle 08:30 | 2 commenti
Rottamiamo i banchieri dilettanti e chi li ha scelti
Danni permanenti - il prossimo esecutivo dovrebbe fare piazza pulita di quell'intreccio opaco tra vigilanti e vigilati che ha consegnato il credito a manager incapaci
di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano
Matteo Renzi è saltato sulla mina referendum prima di rottamare la categoria che forse lo meritava di più: i banchieri, centrali e periferici. Ci lascia in eredità l'urgenza di definire nuove regole per la selezione della classe dirigente del credito. Ce n'è bisogno perché ormai è sotto gli occhi di tutti quanto il sistema bancario sia da considerare, mutuando il linguaggio dell'Antitrust, un'area "a fallimento di mercato". Il mercato non è in grado di tenere in piedi le banche anche perché non è stato capace di selezionare i manager in modo efficace.
Prima che gli anti-statalisti in servizio permanente effettivo gridino allo scandalo sarà bene chiarire, anche se le banche sono privatissime, la scelta dei manager è già sottoposta dalla legislazione europea a una penetrante vigilanza pubblica della Bce e delle Banche centrali nazionali. In Italia si tratta di applicare seriamente regole che già ci sono e di cui finora il capitalismo di relazione si è fatto beffe.
La drammatica crisi delle banche italiane imporrà un robusto intervento statale di sostegno, con buona pace dei liberisti a gettone e dei contribuenti a cui verrà presentato un conto da decine di miliardi. Le "soluzioni di mercato" inutilmente vagheggiate per mesi da Renzi possono piacere o non piacere, volendosi baloccare col dibattito ideologico. Ma hanno il concreto difetto di non esistere, come dimostra la tragedia Mps.
Le soluzioni di mercato non esistono neppure per la selezione dei banchieri.
È passato un quarto di secolo dalla massiccia privatizzazione del sistema bancario di cui furono registi negli anni ‘90 Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato e Romano Prodi, e ancora i banchieri vengono selezionati con gli stessi opachi metodi relazionali della Prima Repubblica, ma con risultati peggiori.
Il caso di Fabrizio Viola è tipico. Cinque anni fa fu comandato dalla Banca d'Italia a rimettere in sesto il Monte dei Paschi di Siena semidistrutto dall'acume di Giuseppe Mussari, avvocato dalemiano e sedicente "banchiere dilettante". Viola non ha fatto i miracoli di cui Mps avrebbe avuto bisogno ma ha lavorato bene. Tre mesi fa è stato costretto a dimettersi da una telefonata del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, su ordine di Renzi, quello di "via la politica dalle banche". Ieri Viola è stato nominato amministratore delegato di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che versano in condizioni ben peggiori di Mps. L'hanno cacciato da Mps sostenendo che non era in grado di trovare sui mercati internazionali i 5 miliardi di capitale necessari. Il fondo Atlante l'ha preso per trovare 3 miliardi e salvare le due banche venete. I contribuenti assistono disorientati. Viola a Vicenza prende il posto di Francesco Iorio, scelto da Bankitalia e Bce 18 mesi fa per rimettere in sesto la Popolare distrutta da Gianni Zonin, più precisamente per salvare la banca e Zonin. E oggi messo alla porta da Atlante.
Le vicende degli ultimi anni dimostrano che la Vigilanza bancaria non ha criteri per scegliere i banchieri. Le banche commissariate, sotto la guida degli uomini scelti da Bankitalia (per esempio Roberto Nicastro per Etruria e C.), vanno peggio di prima. E ancora: nella fusione Bpm-Banco Popolare l'amministratore delegato Giuseppe Castagna è il migliore o il vincitore di una guerra di potere? Non è dato saperlo. Resta il sospetto è che la selezione dei manager sia ancora inquinata da relazioni opache.
Le norme europee sono diventate più stringenti con la Direttiva Crd4 che l'Italia ha recepito nel maggio 2015. A distanza di un anno e mezzo Padoan non ha ancora emanato il decreto attuativo, quindi non è ancora in vigore la norma che impone di valutare nel banchiere "la correttezza, con riguardo, tra l'altro, alle relazioni d'affari, alle condotte tenute nei confronti delle autorità di vigilanza e alle sanzioni da queste irrogate". La Bce ha imposto che le banche applichino "ugualmente"informalmente" le severe griglie di valutazione. Un pasticcio che finora non ha dato risultati eclatanti. Unicredit ha scelto come amministratore delegato il francese Jean-Pierre Mustier che sei anni fa è stato multato dalle autorità francesi per insider trading. L'hanno accusato di aver venduto vantaggiosamente azioni di Société Générale, la banca dove lavorava, grazie alle informazioni privilegiate di cui disponeva.
Mps ha preso, al posto di Viola, Marco Morelli che tre anni fa è stato multato per 205 mila euro dalla Banca d'Italia per i "gravissimi comportamenti" quando era al Monte come uno dei più stretti collaboratori di Mussari.
Mustier e Morelli guidano la seconda e terza banca italiana e stanno chiedendo al mercato 18 miliardi per salvare le loro banche. Bankitalia e Bce non fiatano, né per eccepire né per rassicurare. In presenza di leggi europee che sconsigliano la nomina con simili precedenti, viene un dubbio: Mustier e Morelli sono così bravi che bisogna perdonargli tutto, o sono stati scelti per ragioni diverse dalle loro virtù tecniche e morali? Se il prossimo governo trovasse il modo di sgombrare il campo da questi dubbi farebbe un passo avanti decisivo verso la risoluzione della crisi bancaria.
Se pero' la Pop di Vicenza fosse veramente sana varrebbe qualcosa ! Invece l'unico compratore, creato dalle banche stesse per evitare un certo fallimento, e' stato Atlante. Prezzo veramente di affezione, ben 0.1 euro ad azione, ma comunque non si e' visto nessuno che offrisse di piu' !
E ora si parla di un altro aumento di capitale, leggo da ben 3 miliardi di euro per le due popolari unite e tagli pesanti al personale, giusto per evitare il bail-in.
Di certo il passaggio della vigilanza bancaria dalla Banca d'Italia a BCE ha fatto emergere crediti marci a non finire, immagino sia un complotto germanico contro le sanissime banche italiane.
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Il governo Renzi sbaglio' a obbligare la Pop di Vicenza ad adottare queste misure, nonostante Zonin lo avesse scongiurato di non farlo. Zonin vide chiaramente cosa sarebbe successo, ma Renzi decise di andare avanti comunque.
Quelli de Il Fatto Quotidiano non capiscono una mazza di nulla di economia, con il loro complottismo d'accatto, hanno battuto per mesi sul fatto che venivano concessi finanziamenti in cambio di azioni, ma quella e' una cosa fatta da tutte le Banche Popolari per piu' d'un secolo. Del senno di poi ne son piene le fosse...