L'indipendentismo non è più un fenomeno sporadico, ma una realtà emergente
Martedi 9 Settembre 2014 alle 17:08 | 0 commenti
di Filippo Busin, vicentino capogruppo della Lega Nord in commissione Finanze al Parlamento
L’appuntamento per la Scozia è il prossimo 18 settembre e i sondaggi degli ultimi giorni hanno visto il consenso degli indipendentisti superare la soglia del 50%. Questo accade in una democrazia avanzata come quella del Regno Unito che ha con coraggio accettato il voto popolare sulla richiesta degli scozzesi di diventare uno Stato autonomo.
Per quanto riguarda il Veneto, lo scorso giugno, a maggioranza e con voto nominale è stata approvata la legge per indire il referendum sull’indipendenza della Regione.
Ma all’Italia poco piace l’idea di un Veneto indipendente, così in agosto il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro Lanzetta, ha deciso di impugnare entrambe le leggi regionali 15 e 16, che prevedono due differenti ipotesi di autonomia per la regione.
Fatto questo su cui riflettere.
Il Regno Unito accetta che siano i cittadini a scegliere, in Italia l’indipendenza o la richiesta di maggiori spazi di autonomia vengono osteggiate e i temi trattati alla stregua di tabù sui quali non si può neanche discutere.
Da tenere sempre in evidenza il fatto che alla raccolta firme di marzo in soli due giorni, nei 549 gazebo allestiti dalla Lega in tutta la Regione, sono state raccolte oltre 100 mila sottoscrizioni a favore dell’indipendenza a dimostrazione di quanto il tema sia sentito e quale sia il grado di favore che incontra.
E’ il momento di ufficializzare questa reale e concreta richiesta ed esigenza di indipendenza, come sta accadendo per la Scozia e come accadrà per la Catalogna con le consultazioni fissate per il 9 novembre 2014.
Per la Scozia l’esito delle votazioni sarà vincolante, mentre per la Catalogna esiste il rischio di forti tensioni tra lo Stato centrale e la Generalita de Catalunya (Comunità Autonoma della Catalogna).
La consultazione da un punto di vista legale non può ufficialmente portare alla secessione catalana dal resto del Paese, ma la vittoria del “sì†porrebbe Madrid nella condizione di non potersi girare dall’altro lato.
Le motivazioni per il Veneto sono in parte analoghe a quelle di Scozia e Catalogna, ma peculiari sul versante economico.
Da un lato c’è un forte sentimento identitario del popolo Veneto dall’altro condizioni economiche e fiscali ben peggiori di quelle scozzesi o catalane di cui le parole di Stefano Bruno Galli, in un articolo di poche settimane fa, sono la sintesi corretta: "Altro che identità smarrita, il grande Nord oggi sta morendo di fiscalità . E anche nell’età della globalizzazione la risposta che chiede è la stessa di sempre: autonomia."
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