L'Imu di chiesa, partiti e sindacati: Marina...ta, ma con stile
Mercoledi 5 Settembre 2012 alle 10:26 | 0 commenti
Marina Bergamin, segretaria generale della CGIL di Vicenza, lo ricordiamo con riconoscenza, fu una delle prime responsabili di una realtà pubblica vicentina a rompere il fronte dei silenziosi inviti a non sfruttare le possibiltà di comunicare con i nostri sempre più numerosi lettori. E il marchio rosso del sindacato dei lavoratori compariva così sui nostri periodici e sui nostri quotidiani web dando un supporto non tanto economico, quanto morale alla nostra impresa (nel senso letterale della parola) editoriale, che rompeva certi schemi, sia pur legittimi, di scarsa attenzione a sindacati e forze politiche "non funzionali" ai piani alti dei poteri vicentini.
E, tanto per non perdere l'abitudine, ancora oggi coriacea anche se meno efficace, a spararci contro, ci accusarono di essere diventati, oddio!, "rossi".
Poi, dopo qualche sentore di fastidio per il nostro percorso, che privilegia solo e sempre le notizie (che siano gradite o no a bianchi, rossi, verdi e a tutti i colori dell'arcobaleno politico e sociale), la segretaria generale manifestò un lecito ma forte dissenso verso di noi, che proviamo a rimanere comunque osservatori e informatori rigorosamente multicolori, quando, in un corsivo, volutamente polemico ma fortemente ironico, esortammo i pensionati a «non andare in chiesa - quella del potere temporale specificammo - ma a scendere in piazza» contro "Emma" (Marcegaglia) Fornero e Mario Monti, che aveva dichiarato, il giorno stesso in cui scrivemmo, di non essere intervenuto sull'Imu a carico dei beni commerciali della chiesa (sempre quella con la c minuscola, non quella dei seguaci del povero Cristo) perchè non conosceva ancora il problema. Mentre ben conosceva, pensavamo noi, violenti cronisti locali, le cifre percepite dai ... poveri pensionati che quell'Imu dovevano pagarla e subito. Da quella frase infelice del premier designato partì una campagna di "sensibilizzazione" nazionale, di cui avevamo solo colto il vicino insorgere nel nostro modesto corsivo, sia pure scritto, ci rimproverò Marina, con «uno stile» così duro (?) da non poterlo condividere. La campagna convinse il professore nonchè ex collaboratore di potenti istituzioni finanziarie internazionali a documentarsi sull'Imu ecclesiastica e, sia pure rinviandola per la chiesa ma non per i pensionati e tutti gli altri cittadini (diversamente) uguali di fronte alla legge, decise che, sì, anche la chiesa l'avrebbe pagata. In forza di decreti attuativi, però, che, leggiamo oggi sulla stampa, sarebbero lontani dall'essere stati preparati dal ministero diretto da Grilli anche se è il sempre più vicino 31 dicembre la data ultima perchè gli enti interessati presentino la dichiarazione da cui risulti, come fissato da un emendamento al "Cresci Italia" firmato da Monti in persona, la percentuale dell'immobile utilizzato a fini commerciali e, perciò, da tassare. Come per pensionati e cittadini qualunque... Se i decreti non verranno emanati in tempo, come chiedono le denunce in prima pagina di La Repubblica e non solo, salteranno circa seicento milioni di euro. Non pagati da chiesa ma anche da fondazioni, associazioni, partiti e, udite udite, sindacati. Sarebbe «una beffa» dice La Repubblica con uno stile, diciamo, deciso.
Marina, se ci sei batti un colpo. Anzi no, abbassiamo i toni, ci basta un dolce buffetto.
Anche perchè, se la nostra prima esortazione a darsi da fare era soprattutto a Cisl e Uil, reduci dal filogovernativismo berlusconiano, ora, per par condicio, l'appello lo rivolgiamo, tramite te, alla Cgil.
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