Libia: ribelli in marcia su Tripoli, il mondo col fiato sospeso
Martedi 1 Marzo 2011 alle 02:29 | 0 commenti
Rassegna.it - La roccaforte governativa di Sirte diventa pedina fondamentale per le sorti del regime. Il consiglio di Bengasi non vuole interventi stranieri. Dopo la risoluzione dell'Onu, Gheddafi teme la comunità internazionale. Oggi summit dei ministri degli Esteri.
Tensione ancora altissima in Libia e il mondo resta a guardare col fiato sospeso. Le Nazioni Unite hanno oggi lanciato un appello a rimanere "vigili" sulla crisi in Libia, temendo una ripresa delle violenze.
I rivoltosi, dopo aver formato un Consiglio Nazionale a Bengasi, stanno ora iniziando a muoversi verso la zona occidentale del Paese per unirsi alle forze di opposizione presenti nei pressi di Tripoli e lanciare l'assalto finale alla capitale. Il Consiglio dei ribelli precisa di non volere interventi "stranieri" nel paese. Ma la possibilità di un'azione internazionale resta concreta. La risoluzione votata sabato notte dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, in realtà , prevede esclusivamente l'embargo sulle armi, il divieto di viaggi e il congelamento dei beni per Gheddafi e i suoi fedelissimi, e soprattutto il deferimento della Libia alla Corte penale internazionale de L'Aja per crimini di guerra o crimini contro l'umanità .
Ma l'ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, Susan Rice, ha detto che le misure sono "aggressive" , anche perché per gli Stati Uniti, si tratta di una prima volta assoluta: Washington non è tra i paesi membri del Tpi, un organismo creato nel 2005 per sanzionare i crimini contro l'umanità a cui gli Stati uniti hanno sempre guardato con sospetto. I diplomatici statunitensi, infatti, si erano astenuti quando il Sudan era stato deferito al Tribunale per i crimini commessi in Darfur. Non solo: anche Cina e Russia hanno appoggiato la risoluzione, anche se tradizionalmente le due potenze si oppongono ad azioni di sanzione contro singoli Paesi.
Insomma, l'attenzione del mondo resta altissima. Non è dunque un caso che Ibrahim Moussa, portavoce del governo di Gheddafi, abbia minacciato:" Se gli imperialisti occidentali ci attaccano, ci saranno migliaia di morti", ha detto. "L'Occidente vuole il nostro petrolio, al Qaida vuole invece una base sul Mediterraneo per minacciare l'Europa", ha avvertito. Le sanzioni imposte alla Libia dal Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, secondo Tripoli, sono basate "solo su informazioni di stampa distorte", per Moussa "avrebbero dovuto chiederci il permesso di venire qui a constatare di persona che non ci sono stati né bombardamenti, né stragi di civili prima di imporre le sanzioni".
Oggi, intanto, è atteso un importante summit a livello dei ministri degli esteri a Ginevra. Saranno presenti, tra gli altri, il Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, il capo della diplomazia europea Catherine Ashton, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini e il suo omologo russo Sergei Lavrov. Ci sarà anche il nuovo capo della diplomazia iraniana, Ali Akbar Salehi. Sono previsti numerosi incontri bilaterali per il Segretario di stato Usa che, ieri, ha fatto sapere che gli Stati Uniti sono pronti a fornire "qualsiasi forma di aiuto" agli oppositori al regime.
Ma i ribelli continuano a marciare su Tripoli. Il principale ostacolo per loro appare Sirte, città natale di Gheddafi, controllata dai miliziani fedeli al regime che hanno creato posti di blocco all'ingresso del centro abitato. "E' diventata una roccaforte per Gheddafi più della capitale - ha detto un membro dell'opposizione di Bengasi - Sirte potrebbe diventare la chiave del successo di tutta l'operazione. Se cade, niente potrà fermare la marcia su Tripoli". Ed è possibile che la battaglia di Sirte cominci già oggi.
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