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Enrico Letta e Sergio Marchionne, uniti dai numeri. Ma non solo

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 4 Gennaio 2014 alle 23:07 | 0 commenti

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I numeri sono numeri ma se contassero solo quelli basterebbero dei robot a gestire tutto. Premesso che molti italiani proprio questo sognano Sergio Marchionne ed Enrico Letta oggi sono accomunati dai loro numeri. Vincenti, lo "decreta" sinteticamente lo spread sotto quota 200, per il presidente del consiglio, erede del pessimo Berlusconi e del ragionier Monti, ma anche per il manager della Fiat presa in mano dieci anni fa quando era di fatto fallita e portata oggi, dopo una serie di operazioni molto finanziarie ma poco industriali, ad acquistare per un pugno di dollari, è il caso di dirlo, il 100% della Chrysler. 

Il terzo produttore di auto in Usa, già della Daimler e poi del fondo Cerberus, come la Fiat di dieci anni fa fallito di fatto allo scoppiare della crisi e affidato a Marchionne da Obama che preferì ad altri interlocutori l'azienda italiana per il suo know how tecnologico nel settore delle piccole auto e dei motori ecologici, è stato risanato ed ora è in forte utile grazie soprattutto, bisogna dirlo, ai finanziamenti del governo Usa alla ripresa dell'economia a stelle e strisce spinta dalla "stampa" mensile di 85 miliardi di dollari da parte della Fed e dagli incentivi a fondo perduto concessi da Washington a chi riporta lavoro negli States. Grande è stato, quindi, Sergio Marchionne a comprare per ben poco il marchio delle mitiche Jeep per giunta con soldi in minima parte della Fiat, abituata da sempre ad avvantaggiarsi di fondi statali senza contropartite, e poco importa se a breve capiremo tutti che la Fiat, scelta da Obama per la salvezza obbligata della Chrysler forse anche perché sarebbe stata in prospettiva l'interlocutrice più debole, ha comprato sulla carta l'azienda americana, ma che sarà in capo alla Chyrsler il comando nei fatti delle strategie e delle risorse del nuovo gruppo.

Anche Enrico Letta ha seguito il percorso Marchionne ereditando l'Italia, quasi fallita, da Berlusconi, alias Daimler, e da Monti-Cerberus col consenso o la colpevole assenza del centro sinistra ed essendo stato scelto a guidarla dall'Europa della Merkel e dei poteri finanziari. Anche Letta sta mettendo a segno successi finanziari che sono sintetizzati, come dicevamo, da uno spread sceso in questi giorni addirittura sotto i 200 punti dal picco di 575 del peggior Berlusconi. Numeri positivi, come quelli dell'accoppiata Chrysler Fiat, grazie soprattutto, bisogna dirlo anche in questo caso, ai finanziamenti all'1% delle banche italiane, che i soldi li usano per tappare i propri buchi e non certo per finanziare imprese e lavoro, abituate come sono, a mo' della Fiat, a vivere di favoritismi e favori. Favori che l'Europa ha concesso alle sue condizioni: salviamo l'Italia, cosa per altro indispensabile all'Europa stessa, ma spostiamone il tavolo di comando a Bruxelles che la renderà funzionale alle esigenze dei grandi del Vecchio Continente, che, poi, ruotano sempre intorno al vero ispiratore nonché beneficiario delle sue decisioni: la Germania.

Letta quindi è come Marchionne. Sono positivi i numeri che entrambi esibiscono, conseguiti da parte del primo ministro anche a spese, attuali e future, degli italiani  e da parte del manager svizzero canadese a carico, presente e in prospettiva, dei nostri lavoratori.

Peccato solo che vadano peggio di prima e siano destinate a un ruolo sempre più subalterno l'Italia e la Fiat reali, quelle della gente e dei lavoratori, che della gente fanno parte, magari a insaputa dei sindacati italiani, ben lontani da quello Usa dell'auto capace di portare subito nelle casse dei suoi iscritti 3,7 miliardi di dollari oltre a tanti stipendi futuri in più a scapito dei colleghi italiani sempre più minacciati dalla riduzione del lavoro in Italia.

Peccato, ma non certo per Letta e Marchionne che sapranno capitalizzare altrove, statene certi, i loro meriti, acquisiti in Europa e negli Usa ma comunque a vantaggio, uniti anche in questo, di chi conta e i numeri li sa determinare e pilotare nel verso giusto. Per i propri interessi.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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