Legittimo impedimento bocciato in buona parte dalla Corte Costituzionale
Giovedi 13 Gennaio 2011 alle 19:25 | 0 commenti
Rassegna.it - La Consulta pone dei paletti allo scudo: "Sull'impedimento valuti il giudice". Bocciata anche la certificazione di Palazzo Chigi e l'obbligo di rinviare l'udienza". 12 i sì, 3 i no. Pd: "Sostanziale bocciatura". Bondi: "Stravolta democrazia"
Legittimo impedimento bocciato, ma solo in parte, dai quindici giudici della Consulta riuniti in camera di consiglio.
La decisione della Corte costituzionale infatti,secondo quanto riporta un comunicato ufficiale, non dichiara illegittimo l'intero testo della legge, ma pone dei paletti e interpreta alcune delle norme in esso contenute. Non è stato come si prevedeva un voto sul filo di lana, ma ad ampia maggioranza: i sì sono stati ben 12, i no solamente 3.
In particolare, la Consulta ha bocciato la certificazione di Palazzo Chigi sull'impedimento e l'obbligo per il giudice di rinviare l'udienza fino a sei mesi, dichiarando illegittimo il comma 4 dell'art.1 della legge. Il comma della legge, bocciato per irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione (art. 3 della Costituzione), prevede nello specifico che "ove la Presidenza del Consiglio dei ministri attesti che l'impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non può essere superiore a sei mesi".
La Corte, poi, ha bocciato in parte il comma 3, affidando al giudice la valutazione del 'legittimo impedimento' e fornito una interpretazione del comma 1, ritenendolo legittimo solo se, nell'ambito dell'elenco di attività indicate come impedimento per premier e ministri, il giudice possa valutare l'indifferibilità della concomitanza dell'impegno con l'udienza, nell'ottica di un ragionevole bilanciamento tra esigenze della giurisdizione, esercizio del diritto di difesa e tutela della funzione di governo, oltre che secondo un principio di leale collaborazione tra poteri. Il comma 3 prevede che "il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti, rinvia il processo ad altra udienza". Il comma 1, di cui la Consulta ha invece dato una interpretazione conforme alla Costituzione, prevede che per premier e ministri, chiamati a comparire in udienza in veste di imputati, costituisce legittimo impedimento "il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti".
In sostanza, i commi della legge che la Consulta ha bocciato in tutto o in parte sono stati dichiarati illegittimi oltre che per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, anche per violazione dell'articolo 138, che prevede la necessità di una legge costituzionale.
Felice Casson, senatore del Pd, legge la decisione della Consulta sul legittimo impedimento come "bocciatura completa nella sostanza della linea del governo e dei consigliori del premier".'Ormai l'unico impedimento 'legittimo' rimasto al premier e' solo l'impedimento a governare. Un impedimento che non è causato da forze esterne ma è la condizione nella quale da tempo la maggioranza ha voluto porre il nostro Paese preferendo un sonnacchioso vivacchiare all'affrontare le riforme necessarie". E' questo il commento del deputato di Fli Roberto Rosso alla decisione della Consulta.
"Mi pare che la Corte Costituzionale, pur avendo optato per una decisione di compromesso non rigettando né accogliendo integralmente il ricorso, abbia comunque fatto a pezzi il legittimo impedimento" - dice all'Adnkronos il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli (Pdl). "Non ho la sfera di cristallo - aggiunge- per individuare le conseguenze politiche che se ne possono trarre. Di sicuro le avrà , anche se la Consulta ha deciso assolutamente in punto di diritto. In ogni caso, mentre mi pare che resti in piedi la possibilità del referendum, del legittimo impedimento resta poco o nulla. E quel poco che resta -conclude- avrà termine nell'ottobre di quest'anno", avendo la legge una durata incorporata.
'La sentenza della Consulta non deve essere strumentalizzata a fini politici. Guardando ai prossimi appuntamenti che impegneranno Governo e maggioranza nell'immediato futuro, conviene compiere un passo alla volta". Lo afferma invece Giacomo Stucchi della Lega.
"Mi sembra chiaro che a saltare è l'impianto complessivo della legge" e "cosa succederà sul piano politico ora non lo so. Ma certo mi aspetto dal premier e dai suoi consiglieri qualche reazione sopra le righe". Se ne dice convinta Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.
E le reazioni sopra le righe non si sono fatte attendere. "Oggi la Consulta ha stabilito la superiorità dell'ordine giudiziario rispetto a quello democratico, rimettendo nelle mani di un magistrato la decisione ultima in merito all'esercizio della responsabilità politica e istituzionale". Lo ha detto il ministro Sandro Bondi, coordinatore del Pdl. 'Siamo di fronte al rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione, ma dei principi fondamentali di ogni ordine democratico", conclude.
Il popolo viola, in ogni caso, ha esultato dopo la diffusione della notizia. Il leader del movimento Gianfranco Mascia stappa una bottiglia di spumante con l'etichetta 'stappiamo l'Italia': "Credo che questa parziale bocciatura sia un fatto positivo- dice Mascia -Noi intanto festeggiamo e in ogni caso poi ci sarà il referendum. Questa bottiglia rappresenta l'Italia, speriamo di riusciamo a togliere il tappo Berlusconi dal paese: la legge è uguale per tutti, viva la Costituzione". Il 12 gennaio la Corte costituzionale aveva dichiarato ammissibile, tra gli altri, il referendum promosso dall'Idv per cancellare 'in toto' il legittimo impedimento.
Il provvedimento sul legittimo impedimento aveva avuto l'ok definitivo dal Senato il 7 aprile scorso, dopo che il 3 febbraio era stato approvato dalla Camera. Il ddl era stato redatto dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa e dal vicepresidente del gruppo Udc Michele Vietti. Il provvedimento, composto di due articoli e otto commi, ruota intorno a un presupposto: per il presidente del Consiglio, chiamato a comparire in udienza in veste di imputato, costituirà legittimo impedimento "il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti". La stessa cosa sarebbe valsa per i suoi ministri. La norma ha natura transitoria: sarebbe durata cioè, al massimo 18 mesi, in attesa che il Parlamento, con legge costituzionale, disciplini le prerogative del presidente del Consiglio e dei ministri, compresa, quella, sulla modalità della loro partecipazione ai procedimenti penali.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.