Quotidiano | Categorie: Sindacati

Le prudenze di Marina

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Mercoledi 8 Agosto 2012 alle 00:08 | 0 commenti

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Su Vicenzapiu.com del 3 agosto, Marina Bergamin, segretario provinciale della Cgil berica, così commentava la notizia della azione civile promossa da Aim nei confronti delle nostre testate «... Ma una cosa mi sento di dirla forte: una crisi aziendale, i posti di lavoro, le persone in carne e ossa da difendere, anche in Aim lo faremo fino in fondo, sono un'altra cosa, ben più complessa di un titolo di giornale. Per favore nessuno usi i lavoratori per altri fini».

Sempre la Bergamin sul GdV del 5 agosto in pagina 33 così commentava le notizie sul caso amianto-Marzotto: «Alla ripresa dell'attività faremo il punto della situazione con Rsu e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza della Marzotto e i nostri patronati per capire bene l'entità del problema in provincia. Ci risulta che il tema amianto in Marzotto sia stato più volte affrontato. Il discrimine è il 1992, con la legge che vietò l'uso dell'amianto in Italia... la legge 257 e successive, hanno imposto alle aziende termini e modi per dismettere, bonificare siti o dotare di dispositivi di sicurezza stringenti i lavoratori esposti all'amianto. Poi, nel 1994, è stata introdotta la legge 626 sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Negli anni successivi quasi dappertutto sono stati eletti i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza con compiti di controllo».

Ma è questo il modo di esprimersi? Per il caso Aim il lettore si sarebbe aspettato una risposta del tipo: il management sbaglia perché... Oppure, i vertici aziendali bene hanno fatto perché... Invece la segretaria si inerpica in quell'azzardato «... per favore nessuno usi i lavoratori per altri fini» che primo non c'entra alcunché con la vicenda poiché nessuno ha strumentalizzato nessuno. E soprattutto suona come una maldestra difesa d'ufficio di San Biagio, che pure già gode di stuoli di avvocati pagati dai cittadini con le bollette.

E anche col caso Marzotto la Bergamin è estremamente cauta con l'azienda di Valdagno; anzi de facto non la chiama in causa per nulla buttandola poi tutta sul piano pseudo-tecnico. Come mai? Ora mutatis mutandis e per una vicenda parallela, la Cgil di Vicenza ha assunto alcuni strani comportamenti, inaspettatamente garbati nei confronti della Marzotto, come quando un delegato della stessa Cgil, tale Lorenzo Bedin, fu guardato malissimo, era il 12 marzo 2011, allorché a Schio presso il circolo operaio di Poleo prese una posizione giudicata inaccettabilmente pro Marzotto dai presenti. Proprio nei confronti di una denuncia documentata di 21 casi di malattie professionali accertate dal 1993 al 2009, di cui tre di mesotelioma e tre di asbestosi. E ancora chi si ricorda a metà degli anni duemila del caso Nut-Nogara quando i Comunisti Italiani attaccarono Cgil, Cisl e Uil accusandole di non avere quasi per nulla combattuto per evitare chiusura e perdita del posto per i lavoratori di Creazzo? Chi era al tempo a capo dei tessili di Cgil? Argomento di cui scrisse per primo Marco Milioni su Il Gazzettino.

Da questo punto di vista è illuminante la lettura del libro "Marlane la fabbrica dei veleni" in cui a pagina 75 Giulia Zanfino intervista l'autore Luigi Pacchiano al quale pone una domanda precisa: «Quali erano i sindacati presenti all'interno della fabbrica?». La risposta è altrettanto precisa: «Cgil, Cisl, Uil, che non vigilavano un bel niente. Mi sono recato più volte da loro a chiedere aiuto, perchè non potevo lavorare alla postazione dov'ero, dopo che mi sono ammalato, e tutt'e tre le confederazioni mi ridevano quasi in faccia. Ovviamente, avevano l'indotto aziendale». In seguito la Zanfino pone un secondo quesito: «In che senso?». E la risposta che ne segue si commenta da sola: «Lavoravano per conto dell'azienda. Avevano delle piccole imprese esterne, che lavoravano per l'azienda. È certo che loro mi dicevano sempre di no, anzi: ero deriso. Sia dai dirigenti aziendali che dai sindacati, quando chiedevo aiuto, perché non ce la facevo. Molte volte dovevo tornare indietro dal lavoro perché stavo male, però a loro non interessava per niente! Quindi, dopo che mi sono ammalato, sono rimasto a quella postazione di lavoro per due anni circa, nonostante tutti i medici mi dicevano: "Senta, lei non può lavorare più lì, perché avendo avuto un tumore non può continuare ad inalare queste polveri, altrimenti si ammalerà di nuovo". Infatti stavo sempre più male, mentre i dirigenti del tempo e i sindacati continuavano a ridermi in faccia».

Alcune settimane fa abbiamo chiesto alla Cgil un commento sul caso Mirror in cui diversi dipendenti di una cooperativa in forza al comune per le pulizie delle sedi distaccate lamentavano di non avere percepito alcuni stipendi. Il delegato Cgil-Filcams Umberto Marin ha accuratamente evitato di prendere posizione contro Mirror o contro la giunta di centrosinistra o contro chi fosse responsabile del mancato pagamento. Poi avvenuto dopo che noi, che speculiamo sui lavoratori, abbiamo denunciato il caso con l'unico supporto della Cub. Poi chiediamo alla Cgil una presa di posizione, mai giuntaci, sul caso Uil-Bts e veniamo a sapere che Mirko Maule, uno dei sindacalisti finiti nel vortice mediatico, era in distacco sindacale presso l'Esperia, una cooperativa di pulizie campana (area coop rosse) che opera presso l'Ulss 4.

La stessa coop in cui sarebbe in distacco Marin. Non traiamo alcuna conclusione, ma non è stata proprio la segretaria generale della Cgil di Vicenza, giovedì 10 maggio, a porre al direttore domande pressanti per sapere chi aveva informato VicenzaPiu.com dell'incidente in cui era rimasto coinvolto Marin e che, a sua detta, ci sarebbe stato rivelato da Maule? Perché un interesse così grande dal pretendere di conoscere la fonte di una notizia? Cosa che il cronista si sa non fa mai per dovere deontologico. Sappiamo che il nostro stile non piace a Marina Bergamin da quando, ad esempio, abbiamo protestato contro l'Imu chiesta all'epoca dal governo ai pensionati e non alla chiesa. Ma non possiamo non chiederle se sia o meno a conoscenza o meno di pressioni subite da suoi dirigenti per ammorbidire il caso della ditta di autotrasporti De Boni (altri lavoratori non pagati) o di conflitti di interesse, passati o presenti, in capo ai suoi o ad altri nell'affaire amianto e per il caso Marlane. Porre domande del genere è una speculazione sulla pelle dei lavoratori? E non rispondere che cos'è?


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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