L'antifascismo senza fascismo, anche alla maturità per la versione dal greco di Aristotele
Giovedi 21 Giugno 2018 alle 18:03 | 1 commenti
Quando Giovanni Gentile propose la figura dell'intellettuale, sapeva benissimo che egli avrebbe dovuto essere di supporto alla gestione della vita politica e in particolare del fascismo. Benedetto Croce, suo rivale, dapprima nicchiò, dieci anni dopo, affermò anche lui che l'intellettuale era al servizio di un'idea politica. Nel frattempo Antonio Gramsci aveva elaborato la figura dell'intellettuale organico, che si pone a disposizione del partito, nel suo caso comunista. Questa visione però riguarda solo una parte di addetti alla cultura, ne rimangono di fatto esclusi coloro che si occupano di scienza e di tecnica, con l'eccezione degli architetti.
Fu fatto anche il tentativo di inglobare nella figura dell'intellettuale il medico, e Giulio Naccacaro fondò L'Associazione Medicina Democratica, ma con poco successo. Laureati in Lettere, antiche o moderne, Filosofia, Pedagogia, Scienza della comunicazione, DAMS, Scienze Politiche, ecc. tutti intellettuali e se docenti di scuola impegnati attivamente a propagandare il verbo del Partito con il fiore all'occhiello di un antifascismo di maniera che fu già stigmatizzato da Pier Paolo Pasolini . L'intellettuale, atteggiato ad essere sempre e comunque il Migliore, difende sempre quanto il Partito dice di difendere o di propagandare. Tutto è politica, perfino le bevande o le svizzere (gli hamburger), e su questa base hanno piegato al loro scopo la scuola, l'università cosiddetta di materie umanistiche e approfittano perfino degli esami di maturità , magari della prova "di traduzione dal greco" per sostenere le loro idee politiche. Hanno generato solo il fastidio e la non curanza per la politica nei giovani, che certo non li ascoltano e soprattutto nella generalità non li seguono e non seguono nemmeno la nostalgia per il Partito, tranne qualche antico nostalgico che sogna ancora il Partito Comunista (Corona) o alla Camera dei deputati rampogna esibendo nel suo corpo la figura tipica di Lenin che arringa e istruisce le folle (Del Rio).
In questa linea Luciano Canfora, noto grecista, approfitta degli esami di Stato, versione dal greco in italiano di un brano di Aristotele per fare politica spicciola e sostenere che con opportunità è stato affidato alle cure degli studenti, del Liceo Classico, in quanto conoscono (?) il greco, un brano dell'Etica Nicomachea di Aristotele. Così, traducendolo, il brano non era particolarmente facile, hanno potuto riflettere per stigmatizzare quello che secondo lui è il nuovo fascismo e il ministro degli interni Matteo Salvini. Purtroppo per lui le prove per gli esami di Stato sono state preparate, come di consueto, non all'ultimo momento, ma prima della sconfitta del Partito alle elezioni politiche e sono state avallate dal Ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, che la maturità classica non aveva e che di certo ha saputo di quali concetti si trattava nel brano aristotelico che ha approvato.
In secondo luogo, l'intellettuale al servizio subito si è impossessato di Aristotele come se fosse uno del Partito Democratico di ben 2400 anni. Un antesignano che al tempo dispiacque perché vicino ad Alessandro re dei Macedoni di cui era stato pedagogo e che aveva posto fine anche alla democratica Atene.
Aristotele che non si piega all'uso strumentale degli intellettuali italiani ha della politica una visione ampia ed articolata e non può essere confuso con il "fare dei politici". E' questa la grande confusione che prevale ancora a sinistra in Italia, ossia che la politica anche quella della riflessione filosofica, deve essere al servizio del partito che fa politica o servire, come faceva Lenin che definiva il socialdemocratico e scienziato Ernst Mach un violino delirante, perché non seguiva la sua prospettiva sul modo di fare politica.
L'esposizione di Alex Barone (l'intellettuale dissidente), reperibile sul web, ci dice che Aristotele "definisce il concetto di cittadino, di virtù etica, e le strutture principali degli ordini politici possibili: Regno (governo di un solo uomo); Aristocrazia (esercizio di governo di pochi uomini) e Politeia (governo dei tanti). Queste forme di governo possibili, a loro volta, possono, in alcune circostanze, subire delle deviazioni, quando non condotte in modo retto: il Regno può divenire tirannide, l'aristocrazia oligarchia ed, infine, la Politeia o democrazia può trasformarsi in oclocrazia. Ma la tematica sulla quale Aristotele si sofferma maggiormente, sul finire dell'opera (dopo aver descritto nello specifico le forme politiche possibilmente applicabili e le costituzioni o leggi possibili) é quella del comportamento del cittadino in ambito pubblico. Infatti, ognuno deve essere educato alla virtù, ovvero all'esercizio retto delle proprie funzioni, all'esercizio del coraggio, ma, soprattutto, dell'intelligenza, della ragione. Il cittadino e, soprattutto, il governante, dev'essere un uomo virtuoso. Nell'ultimo libro Aristotele si sofferma in particolare modo sul tema dell'educazione, ovvero il percorso formativo che, in società , ogni individuo deve seguire, conferendo una valenza quasi decisiva all'insegnamento di discipline come la ginnastica, la musica è la scrittura. Della musica, Aristotele, ne parla anche all'interno della Poetica (opera di filosofia e critica letteraria nella quale viene presa in esame specialmente la forma letteraria della tragedia), considerandola come disciplina essenziale alla cosiddetta catarsi, ovvero la liberazione dell'anima dalle passioni e dalle emozioni interiori. La Politica, pur presentando alcuni elementi criticabili e rivedibili (primo fra tutti il concetto di schiavitù) rimane, comunque sia, un ottimo tentativo organico ed ordinato (in misura maggiore, forse, rispetto alla Repubblica) di analisi del reale e delle strutture del politico e del sociale, e, per alcuni aspetti, anche, se vogliamo, un continuum con la filosofia politica platonica."
Sulla base di queste indicazioni può operare colui che riceve l'incarico (re, nobili, rappresentanti del popolo) di bene governare.
In Italia, forse gli intellettuali non lo sanno ancora, la dittatura non c'è e ben difficilmente sarebbe accettata, per cui loro, gli intellettuali, fanno dell'antifascismo senza fascismo. Ma, dato che il partito ha perso le elezioni ogni cosa è buona per avversare, condannare il nemico, senza mai fare una vera autocritica: il gulag fu introdotto fin dal 1918 dall'intellettuale organico Lenin e mantenuto da Stalin e amici; il secondo conflitto mondiale fu scatenato dall'accordo di Stalin con Hitler ecc. ecc. Infine danno del populista agli avversari, dimenticando, forse studiano poco, che Lenin stesso apprezzava appunto il populismo, nato in Russia.
Purtroppo la cultura italiana langue, le facoltà di filosofia che cosa esprimono? Quelle di belle lettere cos'altro? La cultura italiana egemonizzata dalla visione marxista ha invaso perfino la filologia, di cui Canfora dovrebbe essere un esponente scientifico, ma anche in lui prevale l'hybris (tracotanza) politica e piega tutto alla politica.
Forse è tempo di cambiare soprattutto per coloro che avendo dedicato una vita allo studio non possono permettersi di strumentalizzare perfino poche righe di greco!
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