Langella su editoriale GdV: assenza comunisti in Parlamento ha aggravato la situazione
Giovedi 2 Giugno 2011 alle 00:30 | 0 commenti
Invio la lettera (aperta) seguente al Direttore del Giornale di Vicenza e agli altri mezzi cittadini per diffusione. Giorgio Langella
Pubblichiamo la lettera a chiusura dei media cartacei avvenuta per correttezza verso il destinatario diretto, per non approfittare in questo caso dell'immediatezza del web e per rispondere alla richiesta di diffusione.
Egregio Direttore, ho letto il Suo editoriale su "Il Giornale di Vicenza" di ieri "Il dito e la luna". Resto, come mi succede spesso, affascinato dalle Sue argomentazioni anche se non le condivido. Mi sembra di aver capito che, secondo quanto Lei scrive, il problema che il paese dovrà affrontare in un prossimo futuro è la "rinascita dei comunisti". Vorrei, a questo proposito, dire alcune cose.
Prima di tutto bisognerebbe rimarcare come l'assenza della sinistra e dei comunisti in parlamento sia dovuta si a una dura sconfitta della lista "sinistra, l'arcobaleno" alle ultime elezioni politiche, ma anche a una legge elettorale con sbarramenti che hanno impedito la rappresentanza di oltre un milione di cittadini elettori. Poi bisognerebbe anche evidenziare come questa assenza non abbia provocato calma e concordia, ma abbia aggravato la situazione politica, economica e morale del nostro paese. Basta leggere i dati della corruzione imperante e del suo aggravamento proprio in questi ultimi anni di trionfo del berlusconismo e di torpore dell'opposizione parlamentare. Ma non si diceva che erano i comunisti il freno allo sviluppo? Non si affermava che, senza di loro in parlamento, si sarebbe andati verso un futuro migliore? Senza i comunisti, si dichiarava, sarà più semplice fare le privatizzazioni, rendere moderno il paese. Loro sono "il vecchio", la "conservazione". I fatti, e non le promesse (o le chimere), sono là a smentire quanto "lorsignori" ci dicevano. Le privatizzazioni selvagge hanno svuotato grandi e solide aziende pubbliche e non hanno portato benefici se non a quelli a cui tali aziende sono state regalate. Hanno, di fatto, impoverito il paese. Le delocalizzazioni hanno rinsecchito la nostra industria, la disoccupazione specialmente giovanile è cresciuta, la precarietà è diventata l'unica forma di lavoro, i tagli alla scuola e alla sanità pubblica sono all'ordine del giorno. Siamo più poveri culturalmente ed economicamente. Esiste una differenza intollerabile tra la ricchezza di pochi privilegiati (quelli che mi ostino ancora a chiamare "padroni") e la povertà crescente di chi lavora e paga le tasse. La corruzione e l'evasione fiscale sono senza controllo, gli scandali e le truffe di ogni genere sono diventati "normalità ". Subiamo una situazione produttiva, economica e morale disastrosa. Si dirà che è colpa della crisi, ma la crisi non l'hanno né provocata, né voluta i comunisti. I responsabili sono da cercare altrove. Bisogna cercarli tra chi ha gioito della sconfitta della sinistra.
Forse, allora, non sono gli errori tattici di Silvio Berlusconi a far "rinascere i comunisti". Forse è la perdita di credibilità di un modello di sviluppo profondamente ingiusto qual è il capitalismo cialtrone che dobbiamo subire. Forse è la voglia di cambiare, ma veramente. Un desiderio di ritornare ad essere protagonisti che, anche se ancora in embrione, si sta diffondendo e che si sta trasformando nella convinzione di poter costruire un futuro migliore. Sentimenti e speranze che questo governo (e anche un'opposizione troppo omologata) hanno cancellato progressivamente negli anni.
Di queste cose sarebbe auspicabile parlarne, discuterne anche animatamente, senza pregiudizi e senza slogan. Sarebbe il ritorno alla Politica, quella con la P maiuscola, quella fatta con passione e non per occupare qualche poltrona o per facilitare l'arricchimento personale.
Lei scrive che Pisapia "è espressione di un'area radicale lontana anni luce da un riformismo di stampo occidentale". Può anche essere vero. Ma, prima di tutto, non si deve confondere il riformismo vero (quello che fa progredire una società ) da quello truffaldino che vuole trasformare i diritti di tutti in privilegi di pochi seguendo quanto impone "il mercato". Poi bisogna anche prendere atto che Pisapia e de Magistris (ma anche gli altri sindaci di sinistra eletti al ballottaggio) sono espressione di quell'onestà che non si nasconde dietro privilegi e sotterfugi. Hanno convinto gli elettori trattandoli da cittadini pensanti e non da sudditi che possono essere condizionati con la paura. Uno stile che non è apparenza ma sostanza. Hanno vinto anche per questo.
Un'ultima osservazione. Il paragone tra Bin Laden e Ocalan non regge e, penso che Lei lo sappia bene. Bin Laden è un terrorista (che, tra l'altro, fu aiutato e finanziato anche dall'occidente). Ocalan è il leader del popolo kurdo. Un popolo che è stato, ed è tutt'ora, perseguitato. Un popolo la cui terra è stata smembrata e accorpata in altre nazioni. Un popolo diviso che non ha più una Patria. Un popolo la cui lotta va sostenuta. Non faccia questi paragoni, signor direttore, sono falsi e fuorvianti. E non li faccia quando il leghista Borghezio, esponente di un partito di governo, giustifica Ratko Mladic, accusato di genocidio perché responsabile del massacro di Srebrenica.
Su queste cose si dovrebbe avere almeno un po' di pudore.
Distinti saluti.
Giorgio Langella, PdCI - FdS di Vicenza
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