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Langella: pessimo accordo tra le parti sociali

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 23 Novembre 2012 alle 09:00 | 0 commenti

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Giorgio Langella, Segretario regionale PdCI FdS  -  E adesso tra le parti sociali (cioè CISL, UIL, UGL e padroni) c'è un accordo dal titolo "Linee programmatiche per la crescita della produttività e della competitività in Italia". Un accordo pessimo che la CGIL non ha firmato. E ha fatto una cosa giusta.  Il documento è lacunoso e ripetitivo. Zeppo di slogan e "buoni propositi" (ma per lorpadroni, non certo per i lavoratori, ci mancherebbe altro).

Si legge (ma raramente in maniera trasparente e chiara) che ai lavoratori potranno essere diminuite le mansioni con decurtazione del salario; che l'orario sarà flessibile (per "rispondere alle diverse dinamiche temporali della produzione e dei mercati"); che il contratto nazionale diventerà irrilevante (di fatto viene superato); che saranno "delegati" alla contrattazione di secondo livello (che poi sarebbe quella territoriale e/o aziendale) gli "istituti contrattuali che disciplinano la prestazione lavorativa, gli orari e l'organizzazione del lavoro (e così si potrà fare qualsiasi cosa in deroga non solo al contratto nazionale ma anche alle leggi dello Stato); che ci sarà contrattazione, sempre di "secondo livello", per consentire l'impiego di nuove tecnologie (e s'intende l'uso indiscriminato di telecamere per sorvegliare i lavoratori); che ci saranno meccanismi sanzionatori per le organizzazioni (o i singoli?) che dissentono dai contratti senza la "tregua sindacale" decisa dai firmatari degli accordi aziendali. E così via. In poche parole lo statuto dei lavoratori viene cancellato e le leggi dello Stato restano fuori dai cancelli delle fabbriche. Una cosa ignobile ... ma cosa non si fa per la "produttività" ...

Si leggono le dieci pagine del documento e, nell'oscurità del linguaggio, quello che appare certo è che ci sarà un ulteriore, grave peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. E non una parola su cosa produrre, su come produrla, su quali investimenti fare, sul ruolo dello Stato. Non si spiega neppure cosa veramente sia la fantomatica "produttività". Si sa solo che deve "crescere".

Produttività e competitività, vocaboli mitici che significano lavorare di più con sempre minori diritti e un salario ridotto per produrre beni che nessuno acquista perché di bassa qualità, perché poco utili o perché chi li dovrebbe comperare è troppo povero.

Nel documento non c'è nulla su come trasformare un sistema industriale ormai stanco in qualcosa di dinamico, serio e compatibile con l'ambiente. C'è poco sulla necessità di investire in ricerca e sviluppo. Niente sulla conversione delle industrie per produrre beni di interesse collettivo.

Ci sono, in compenso, slogan pieni di vuota propaganda. Si può leggere che "queste soluzioni contrattuali di secondo livello ... possono anche rappresentare un'alternativa a processi di delocalizzazione". Ma non si spiega come e perché. Il sospetto è che, chi ha firmato l'accordo sia consapevole che così ci saranno meno diritti, salari più bassi, meno conflittualità ... quello che lorpadroni hanno sempre cercato nei paesi dove trasferiscono il nostro lavoro.

Il titolo vero di questo documento dovrebbe essere: "Linee programmatiche per la crescita dello sfruttamento in Italia", perché di questo si tratta.

Fa malinconia che alcuni sindacalisti lo abbiano firmato e ne siano soddisfatti. Ma poi si guarda la prima fila di chi è andato ad ascoltare Luca Cordero di Montezemolo mentre annunciava la "discesa in campo" del suo movimento e invocava altri cinque anni del governo Monti. Si guardano le facce e si capisce perché. Tra i tanti personaggi che applaudivano il capo del nuovo "partito dei ricchi" c'era anche Bonanni, il segretario nazionale della CISL. Era là anche lui, ascoltava attento. È uno dei fondatori del movimento insieme a Montezemolo, Riccardi, Olivero e Dellai ma aveva l'aria di un sindacalista passato dall'altra parte della barricata. Con il cappello in mano per convinzione o convenienza.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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