Langella, FdS: Ricostituzione partito fascista e milizie regionali sono fascismo
Martedi 5 Aprile 2011 alle 22:36 | 5 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdSÂ -Â Hanno gettato la maschera e si mostrano per quello che sono.
Alcuni senatori del PdL hanno presentato un disegno di legge costituzionale per cancellare la norma della Costituzione che vieta "sotto qualsiasi forma, la riorganizzazione del disciolto partito fascista".
Questo ddl si accompagna alla richiesta della Lega di costituire milizie regionali per la protezione civile e l'ordine pubblico. Legge dopo legge, norma dopo emendamento, lentamente, piano piano, stanno riportando l'Italia ai tempi bui del fascismo. Un fascismo, magari meno violento, ma altrettanto pericoloso.
Una dittatura strisciante che si sta insinuando in ogni fessura, in ogni crepa dello Stato. Non si può restare alla finestra a guardare mentre distruggono la democrazia.
Non ci possono essere distinguo, ambiguità , compromessi.
Con questi personaggi non si può neppure dialogare.
Bisogna fermarli.
PRIMO. Non v?è alcun paragone possibile tra i TOTALITARISMI nazista e comunista e l?AUTORITARISMO fascista: concetti nettamente diversi.
SECONDO. Non v?è alcun paragone tra i crimini della barbarie nazista e comunista con quel che ha compiuto il Fascismo.
TERZO. Leggi razziali? Sono rimaste solo sulla carta.
QUARTO. Quanto a opere pubbliche e sociali ancora in vigore: ne ha compiute più il Fascismo in 20 anni che l?antifascismo in 60.
QUINTO. Il delitto Matteotti così pubblicizzato: e il delitto Gentile sistematicamente ignorato?
SESTO. L?ignominia di Piazzale Loreto di cui è stato complice addirittura un Presidente della Repubblica?
SESTO. I crimini dei partigiani che solo ora vengono a galla: perché ignorati?
SETTIMO. E le fucilazioni dei gerarchi con processi sommari a Dongo tra cui v?era anche il fondatore del PCI nonché ideatore del simbolo ?falce e martello? (Nicola Bombacci)?
OTTAVO: Il Fascismo è una ideologia che difende le identità nazionali, ha una concezione spirituale della vita e vuole la SOCIALIZZAZIONE in economia.
E non si capisce nemmeno cosa voglia dire l?espresione ?apologia di Fascismo? che circolava negli anni settanta quando l?invidiato Almirante in tutte le piazze d?Italia comiziava e, con la sua inimitabile classe oratoria, enunciava i principi del Movimento Sociale Italiano e denunciava i crimini del comunismo internazionale (95 milioni di vittime torturate e massacrate) e quelli compiuti in Patria ai militanti missini assassinati o bruciati vivi come i fratelli Mattei. Si dovrebbe quindi parlare anche di ?apologia del Comunismo?? E si dovrebbe parlare anche di ?apologia del sistema più corrotto e mafioso del dopoguerra o Democrazia Cristiana?? In breve: dovrebbero essere arrestati tutti (nessuno escluso). Un altro cretino luogo comune è quello di chiamare ?fascista? chi ?agisce con severità e compie il proprio dovere?, un docente che boccia, un carabiniere che arresta un delinquente o addirittura un antidemocratico. Insomma: luoghi comuni, cretinate e ignoranza. Ecco il punto: ignoranza lessicale e storica.
Il Fascismo da San Sepolcro alla Repubblica di Salò (in una definizione storicamente scientifica) è un modello politico italiano che fonda la sua dottrina social nazionale su 5 punti cardini:
1) difesa della tradizione e della identità patria contro ogni internazionalismo;
2) anticapitalismo plutocratico di stampo americano o liberista;
3) anticapitalismo oligarchico di Stato o sovietico;
4) socializzazione delle imprese o partecipazione degli operai alla cogestione e all?equa distribuzione degli utili con abolizione del lavoro dipendente o salariato: gli operai sono al tempo stesso padroni responsabilizzati dell?impresa;
5) concezione spirituale della vita contro ogni riduzione materialistica della vita e dell?uomo: a ciò per ovvia consegenza si aggiungono quei valori (onore, fedeltà, coraggio) enunciati negli anni della Repubblica Sociale cui aderirono anche giovani di 15 o 16 anni in una guerra già persa e perciostesso con la morte in agguato per difendere la Patria dalle ingerenze straniere.
La dottrina fascista è riassunta nell?idealismo gentiliano e nei 18 punti del Manifesto di Verona o nel pensiero di Nicola Bombacci (uno dei fondatori del PCI e fucilato a Dongo insieme al Duce gridando: viva il socialismo).
E questo non è nostalgismo: è nostalgia di grandi ideali in una società sempre più serva del potere mercantilistico della grande finanza mondiale dove tutto (umanità compresa) è mortificato. Cioè: dove tutto (in nome del profitto) è proteso verso la malattia fisica e morale dell?uomo e del cosmo.
le grandi opere del ventennio: architetti, arte e architettura fascista
Marcello Piacentini (Roma 1881 - 1960) architetto e urbanista, la sua prima importante affermazione professionale riporta al 1907 vincendo un concorso per la sistemazione del centro di Bergamo realizzata nel 1927. Dopo l'avvento del Fascismo abbandonò i riferimenti internazionali per divenire il massimo esponente del monumentalismo in Italia, ottenendo importanti commesse pubbliche dal Regime e realizzando negli anni Trenta e Quaranta una enorme quantità di opere di grande impegno. Tra esse l'arco di trionfo per i caduti della prima guerra mondiale (1923) e la sistemazione generale della piazza della Vittoria a Genova, la sistemazione del centro di Brescia (piazza della Vittoria, 1932), il palazzo del rettorato dell'Università di Roma (1936), la sistemazione della via Roma a Torino (1931-1937), il Palazzo di Giustizia di Messina (1928) e quello di Milano (1931-1939). Dal 1938 al 1942 fu commissario generale per l'architettura per la progettazione dell'E42 a Roma. Nel 1941, nel quandro del piano di risistemazione che prevedeva la creazione di via della Conciliazione a Roma, diede inizio alla demolizione dell'antico quartiere noto come "spina dei borghi" di fronte a piazza San Pietro.
Giuseppe Terragni (Meda di Milano 1904 - Como 1943) laureatosi presso il politecnico di Milano, nel 1926 fu tra i fondatori del gruppo 7. Nel 1925 e nel 1931 partecipò alla prima e alla seconda Mostra di architettura razionale e aderì al MIAR (Movimento italiano per l'architettura razionale). I suoi primi lavori notevoli furono un progetto di officina per la produzione del gas (1927) e l'edificio ad appartamenti «Novocomum» a Como (1927-1928), aperti alle influenze della cultura europea con risultati in cui il dinamismo e l'interesse per i nuovi materiali del neoplasticismo e del costruttivismo si univano al rigore e alla purezza del razionalismo, preminenti nella casa del fascio di Como (1932-1936), il suo capolavoro. Altre opere rilevanti: la casa Rustici a Milano (1933-1935 in collaborazione con Lingeri), l'asilo Sant'Elia a Como (1936-1937), la Villa Bianca a Seveso (1936-1937) e la casa Giuliani Frigerio a Como (1939-1940). Fu anche pittore di gusto novecentista, ma con le sue opere architettoniche contribuì sostanzialmente agli sviluppi delle ricerche non figurative condotte negli anni Trenta dagli artisti M. Radice, M. Rho e R. Galli.
Lo stile fascista è parte della cosidetta "Art Déco", ma questo stile manifesta in Italia una qualità eccezionale estetica e innovativa. Il livello delle costruzioni e delle arti plastiche in Italia si ritrova raramente negli altri paesi. Negli anni ?20 e ?30 si di conciliò la tradizione romana e il modernismo più avanzato: una reinterpretazione intelligente della tradizione. Una caratteristica importane dell? Art Deco » italiana è la sua armonia con le tradizione nazionale e la sua conformità al senso estetico italiano. Al contrario dello stile dei regimi totalitari comunista e nazista che hanno realizzato delle copie pesanti, uniformizzate, di misura sovrumana e di un classicismo straniero alle tradizioni nazionali, lo stile mussoliniano prolunga le realizzazione del classico senza megalomania (occorre sottolineare questo punto che contraddice una affermazione molto comune trasmessa in maniera acritica dai libri di storia e dalle guide turistiche) e utilizzando, sopratutto per le parti visibili, materali nobili e tradizionali (travertino, mattoni, marmo) non sacrificando (come sarà il caso dopo 1950) il bello all?utile. Un vero interesse alla bellezza decorativa spiega l?aggiunta di statue, bassorilievi e mosaici riusciti benissimo. "Il fascismo ha saputo amalgamare le tendenze più moderne dell? epoca al suo gusto per il passato glorioso della Romanità" (Guide Gallimard Rome, p. 92). Una diversità che rivela la libertà dei creatori e l?apertura alla modernità. Un?altra caratteristica è la grandissima varietà delle creazioni. Al contrario degli stati totalitari di tipo nazista o comunista, gli architetti e artisti italiani del Ventennio non erano costretti a seguire direttive rigorose e godevano una grande libertà di creazione. Lo Stato stesso ordinava spesso palazzi ad architetti che ebbero concezioni anche diverse (cfr. Palazzi della Posta a Roma). Accadeva anche che un architetto imponesse le sue idee a una municipalità conservatrice, che prima non era d?accordo. Così sono state realizzate opere di un modernismo stupendo (per esempio le realizzazioni di Giuseppe Terragni a Como). Molte costruzioni italiane di questo tempo sarebbero state escluse dal Terzo Reich o dalla URSS di Stalin come arte degenerata. Penso per esempio all?architettura (Casa del Fascio a Como, Complesso romano del Dopolavoro in via Porta Portese), alla scultura o alla pittura (cfr. le opere conservate nel Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto). La diversità delle tendenze e la libertà piuttosto grande garantita ai creatori ha salvato le loro opere dell? uniformità. Lo stile subì anche un'evoluzione dalle opere ?storiciste? del inizio (Milano, Stazione Centrale) alla severità quasi germanica della Stazione Ostiense di Roma. Le due maggiori tendenze sono il razionalismo funzionalista e il classicismo neoromano. La prima è rappresentata a Roma dal Palazzo della Posta di via Marmorata (Mario de Renzi e Adalberto Libera, 1935), dallo stupendo Complesso del Dopolavoro di via di Porta Portese, che sembra un opera del Bauhaus o dal Palazzo dei Congressi nella E 42 EUR (Adalberto Libera, 1938), che è considerato un capolavoro di modernismo. Il complesso sportivo del Foro Mussolini ovviamente poi chiamato "Foro Italico" (Enrico Del Debbio, 1932) è anche un esempio tra i più notevoli di arte razionalista: stupendo lo stadio dei marmi. E? rimasto quasi intatto (tranne un ingrandimento sproporzionato dello stadio Olimpico) come pure l?Accademia di Scherma (Luigi Moretti) che si trova in questo complesso è interessantissima e modernissima. Ricordiamo lo stadio "Mussolini" di Torino poi ovviamente chiamato "stadio Comunale", lo stadio "Littoriale" di Bologna (bellissimo) poi chiamato ovviamente con altro nome e quello di Firenze. Ricordiamo Cinecittà (un complesso di teatri di posa di eccellenza e rilievo internazionale situato lungo la via Tuscolana nella periferia orientale di Roma e attivo dal 1937). La seconda tendenza è rappresentata da palazzi spesso maestosi con archi e colonne di travertino sul modello del Colosseo: a Roma il Palazzo della Civiltà italiana del Lavoro (Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula, Mario Romano, sotto la direzione di Marcello Piacentini, 1938), il Museo della Civiltà Romana nella E 42 EUR, le facciate laterali della Stazione di Roma Termini (Angiolo Mazzoni, 1938-39), lo stupendo ponte Flaminio (Armando Brasini, 1939-1951), la via della Conciliazione (Marcello Piacentini e Spaccarelli, 1938-1950). La Città universitaria (Marcello Piacentini, 1935) è rappresentativa delle due tendenze. La chiesa di San Pietro e Paolo nella E 42 EUR (Arnaldo Foschini, 1937-1941), con volumi strettamente geometrici, rispetta un piano in croce greca dominato da una grande cupola di ispirazione rinascimentale, mentre la cupola decorata da cassoni e portata da muri con oculi fa parte del vocabolario architettonico antico. Le statue di questa epoca, sopratutto maschili, sono anche nel prolungamento della tradizione antica, rinascimentale e neoclassica. Sono una testimonianza del livello di qualità eccezionale degli scultori dell? epoca in Italia (per esempio Bianchini o Morescalchi nello Stadio dei Marmi a Roma). Ricordiamo anche il monumentale Palazzo delle Poste centrali di Napoli e la costruzione di varie cittadine (Littoria ovviamente poi chiamata "Latina", Aprilia, Sabaudia, Pomezia, Guidonia, Ardea, Ostia Lido, Fregene, Ladispoli). Una grande parte dell? architettura del dopoguerra, sopratutto razionalista, nasce dalle tendenze dell? architettura fascista. Le costruzioni fasciste sono spesso state terminate dopo il 1945 (a Roma: la via della Conciliazione, il ponte Flaminio, la Stazione Termini, il palazzo del Littorio (oggi Ministero degli Affari esteri) e il Ministero delle colonie italiane che oggi è la sede della Fao.
Questa non vuole essere minimamente un'apologia del fascismo, solo un'osservazione puramente storica e statistica di fatti, leggi e riforme.E? stato fatto più in vent?anni di Fascismo che in sessant?anni di ?democrazia?. Ecco un elenco schematico (sono escluse le numerose Grandi Opere, come l'Eur, palazzi monumentali in tutte le città italiane, autostrade, porti, ferrovie, aeroporti, stadi sportivi, la bonifica dell'agro pontino eccetera). Di quanto segue nemmeno un cenno nei libri di storia, ma le solite cantilene della dittatura e delle leggi razziali (rimaste solo e soltanto sulla carta: parole e non fatti). Si dia una visione dei fatti e non solo una lettura delle parole dettate dai professorucoli di sinistra laureati con il 18 politico agli studentelli sessantottini che acchiappavano a bocca aperta come somari. E dico "professorucoli" perché nel Ventennio la serietà e la severità della scuola italiana e fascista il cui Ministro era Giovanni Gentile (non uno qualunque) a stento ti permettevano di raggiungere la quinta elementare.
La storia è una disciplina pericolosa. E' come un'arma a doppio taglio. Può accadere che sia foriera di menzogne e faziosità diventando un potente strumento per convincere al "falso" intere generazioni di giovani inducendoli all'odio e alla violenza e persino alla morte. Questo è successo nel dopo guerra per la disonestà e l'odio viscerale della sinistra che ha distorto le vicende a suo piacimento. Una vergogna da eliminare con lo studio serio, obiettivo, con l'onestà morale ancor prima che intellettuale. E' ora. E? ora di finirla, di smetterla. E' ora di raccontare la verità, di raccontare ?tutto? (nel bene e nel male) su quel che davvero è stato il Fascismo e su quel che davvero è stato l'antifascismo: senza manicheismi e senza confusione linguistica e appropriazioni indebite. La parola ?democrazia? vuole dire ?potere del popolo?, ma non sempre nei fatti le cose stanno così. Per esempio, ?regimi democratici? possono essere definiti pure quelli nei quali di tanto in tanto si dà ai popoli l?illusione di essere sovrani e, per contro, la realtà dice il contrario.
I comunisti hanno capito, diamone loro atto, diamone soprattutto atto al grande maestro Lenin, il quale queste cose insegnava all?alba del Novecento, che la guerra delle parole è la più importante, che nessun tipo di argomento alla lunga resiste. In tal guisa, il comunismo ha ottenuto i seguenti risultati: ha fatto della parola ?fascismo? la contrapposizione non tanto della parola ?comunismo? quanto della parola ?democrazia?: ha creato una enorme confusione, una vera e propria Babele nel campo dei suoi avversari, di tutti i suoi avversari, i quali tra loro si scambiano le accuse di ?fascismo? e di ?democrazia?, senza accorgersi di usare questi due vocaboli come i comunisti desiderano che li usino, cioè di dire ?fascismo? per dire ?tirannia? o ?totalitarismo? e di dire ?democrazia? per dire la stessa cosa di ?comunismo? e cioè ?libertà?, ?progresso?, ?giustizia sociale? riuscendo a determinare siffatta associazione nel periodo storico in cui, dalla Russia alla Bulgaria, dalla Jugoslavia all?Albania, dall?Ungheria alla Cecoslovacchia, dalla Corea all?Indocina, da Cuba al Medio Oriente: tutto il mondo è stato testimone dell?associazione di fatto della parola ?comunismo? con le tremende parole ?guerra?, ?oppressione?, ?miseria?, ?fame?, ?povertà?, ?fucilazioni?, ?torture?, ?massacri?, ?tirannia e capitalismo oligarchico?, ?capitalismo di Stato?.
Il comunismo è la più grande menzogna della storia: è falso già nella parola se essa vuol significare ?comunanza dei beni, delle ricchezze, dei mezzi di produzione?. Il comunismo siede sopra una montagna di ossa umane (95 milioni di vittime torturate e massacrate): è la più sanguinaria e perversa ideologia che ha calpestato la nostra terra.
La storia è una disciplina pericolosa. E' come un'arma a doppio taglio. Può accadere che sia foriera di menzogne e faziosità diventando un potente strumento per convincere al "falso" intere generazioni di giovani inducendoli all'odio e alla violenza e persino alla morte. Questo è successo nel dopo guerra per la disonestà e l'odio viscerale della sinistra che ha distorto le vicende a suo piacimento. Una vergogna da eliminare con lo studio serio, obiettivo, con l'onestà morale ancor prima che intellettuale. E' ora. E? ora di finirla, di smetterla. E' ora di raccontare la verità, di raccontare ?tutto? (nel bene e nel male) su quel che davvero è stato il Fascismo e su quel che davvero è stato l'antifascismo: senza manicheismi e senza confusione linguistica e appropriazioni indebite. La parola ?democrazia? vuole dire ?potere del popolo?, ma non sempre nei fatti le cose stanno così. Per esempio, ?regimi democratici? possono essere definiti pure quelli nei quali di tanto in tanto si dà ai popoli l?illusione di essere sovrani e, per contro, la realtà dice il contrario.
I comunisti hanno capito, diamone loro atto, diamone soprattutto atto al grande maestro Lenin, il quale queste cose insegnava all?alba del Novecento, che la guerra delle parole è la più importante, che nessun tipo di argomento alla lunga resiste. In tal guisa, il comunismo ha ottenuto i seguenti risultati: ha fatto della parola ?fascismo? la contrapposizione non tanto della parola ?comunismo? quanto della parola ?democrazia?: ha creato una enorme confusione, una vera e propria Babele nel campo dei suoi avversari, di tutti i suoi avversari, i quali tra loro si scambiano le accuse di ?fascismo? e di ?democrazia?, senza accorgersi di usare questi due vocaboli come i comunisti desiderano che li usino, cioè di dire ?fascismo? per dire ?tirannia? o ?totalitarismo? e di dire ?democrazia? per dire la stessa cosa di ?comunismo? e cioè ?libertà?, ?progresso?, ?giustizia sociale? riuscendo a determinare siffatta associazione nel periodo storico in cui, dalla Russia alla Bulgaria, dalla Jugoslavia all?Albania, dall?Ungheria alla Cecoslovacchia, dalla Corea all?Indocina, da Cuba al Medio Oriente: tutto il mondo è stato testimone dell?associazione di fatto della parola ?comunismo? con le tremende parole ?guerra?, ?oppressione?, ?miseria?, ?fame?, ?povertà?, ?fucilazioni?, ?torture?, ?massacri?, ?tirannia e capitalismo oligarchico?, ?capitalismo di Stato?.
Il comunismo è la più grande menzogna della storia: è falso già nella parola se essa vuol significare ?comunanza dei beni, delle ricchezze, dei mezzi di produzione?. Il comunismo siede sopra una montagna di ossa umane (95 milioni di vittime torturate e massacrate): è la più sanguinaria e perversa ideologia che ha calpestato la nostra terra.
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PRIMO. Non v?è alcun paragone possibile tra i TOTALITARISMI nazista e comunista e l?AUTORITARISMO fascista: concetti nettamente diversi.
SECONDO. Non v?è alcun paragone tra i crimini della barbarie nazista e comunista con quel che ha compiuto il Fascismo.
TERZO. Leggi razziali? Sono rimaste solo sulla carta.
QUARTO. Quanto a opere pubbliche e sociali ancora in vigore: ne ha compiute più il Fascismo in 20 anni che l?antifascismo in 60.
QUINTO. Il delitto Matteotti così pubblicizzato: e il delitto Gentile sistematicamente ignorato?
SESTO. L?ignominia di Piazzale Loreto di cui è stato complice addirittura un Presidente della Repubblica?
SESTO. I crimini dei partigiani che solo ora vengono a galla: perché ignorati?
SETTIMO. E le fucilazioni dei gerarchi con processi sommari a Dongo tra cui v?era anche il fondatore del PCI nonché ideatore del simbolo ?falce e martello? (Nicola Bombacci)?
OTTAVO: Il Fascismo è una ideologia che difende le identità nazionali, ha una concezione spirituale della vita e vuole la SOCIALIZZAZIONE in economia.
E non si capisce nemmeno cosa voglia dire l?espresione ?apologia di Fascismo? che circolava negli anni settanta quando l?invidiato Almirante in tutte le piazze d?Italia comiziava e, con la sua inimitabile classe oratoria, enunciava i principi del Movimento Sociale Italiano e denunciava i crimini del comunismo internazionale (95 milioni di vittime torturate e massacrate) e quelli compiuti in Patria ai militanti missini assassinati o bruciati vivi come i fratelli Mattei. Si dovrebbe quindi parlare anche di ?apologia del Comunismo?? E si dovrebbe parlare anche di ?apologia del sistema più corrotto e mafioso del dopoguerra o Democrazia Cristiana?? In breve: dovrebbero essere arrestati tutti (nessuno escluso). Un altro cretino luogo comune è quello di chiamare ?fascista? chi ?agisce con severità e compie il proprio dovere?, un docente che boccia, un carabiniere che arresta un delinquente o addirittura un antidemocratico. Insomma: luoghi comuni, cretinate e ignoranza. Ecco il punto: ignoranza lessicale e storica.
Il Fascismo da San Sepolcro alla Repubblica di Salò (in una definizione storicamente scientifica) è un modello politico italiano che fonda la sua dottrina social nazionale su 5 punti cardini:
1) difesa della tradizione e della identità patria contro ogni internazionalismo;
2) anticapitalismo plutocratico di stampo americano o liberista;
3) anticapitalismo oligarchico di Stato o sovietico;
4) socializzazione delle imprese o partecipazione degli operai alla cogestione e all?equa distribuzione degli utili con abolizione del lavoro dipendente o salariato: gli operai sono al tempo stesso padroni responsabilizzati dell?impresa;
5) concezione spirituale della vita contro ogni riduzione materialistica della vita e dell?uomo: a ciò per ovvia consegenza si aggiungono quei valori (onore, fedeltà, coraggio) enunciati negli anni della Repubblica Sociale cui aderirono anche giovani di 15 o 16 anni in una guerra già persa e perciostesso con la morte in agguato per difendere la Patria dalle ingerenze straniere.
La dottrina fascista è riassunta nell?idealismo gentiliano e nei 18 punti del Manifesto di Verona o nel pensiero di Nicola Bombacci (uno dei fondatori del PCI e fucilato a Dongo insieme al Duce gridando: viva il socialismo).
E questo non è nostalgismo: è nostalgia di grandi ideali in una società sempre più serva del potere mercantilistico della grande finanza mondiale dove tutto (umanità compresa) è mortificato. Cioè: dove tutto (in nome del profitto) è proteso verso la malattia fisica e morale dell?uomo e del cosmo.