Unità d'Italia: il 1° maggio 1945 entravano ad Asiago i partigiani della brigata Maiella
Giovedi 17 Marzo 2011 alle 03:46 | 1 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdS - Duri come la pietra della loro montagna ... a proposito di chi ha unito l'italia e della solidarietà tra regioni italiane. Per il "signorino" Renzo Bossi e i leghisti che erano al bar durante la celebrazione dell'Unità d'Italia in regione Lombardia.
Il 1° maggio 1945 ad Asiago entravano i partigiani abruzzesi della Brigata Maiella. Come si può leggere in varie cronache i partigiani della brigata Maiella erano "soldati stranissimi: provenivano dall'Abruzzo, indossavano impeccabili divise britanniche, erano inquadrati nel ricostituito Esercito italiano, avevano sulle spalline i gradi regolari ma non portavano le stellette sul bavero, sostituite da mostrine col tricolore; sul braccio, infine, uno scudetto col profilo bianco della Maiella e lo sfondo azzurro del cielo."
Dopo aver liberato la loro regione avevano continuato la loro "lunga marcia" risalendo la penisola e contribuendo attivamente alla liberazione di altre province e regioni italiane. Non si erano limitati ad agire e liberare l'Abruzzo, perché la loro terra era l'Italia intera.
Tutta l'Italia doveva essere liberata dalla barbarie nazifascista perché era necessario che tutta la nazione fosse unita sotto un'unica bandiera, quella della libertà , della solidarietà , della fratellanza, della pace. Alla fine del loro cammino, il 1° maggio 1945, arrivarono ad Asiago e si unirono ai combattenti dell'altopiano. I partigiani di Asiago li accolsero con poche, significative parole: "Siete duri come la pietra della vostra montagna".
La brigata Maiella fu insignita di medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione: «In 15 mesi di asperrima lotta sostenuta contro l'invasore tedesco con penuria di ogni mezzo ma con magnifica esuberanza di entusiasmo e di fede, sorretti soltanto da uno sconfinato amore di Patria, i Patrioti della Maiella, volontari della Libertà , affrontando sempre soverchianti forze nemiche, hanno scritto per la storia della risorgente Italia una pagina di superbo eroismo. Esempio a tutti di alto spirito di sacrificio essi, manipolo di valorosi, nulla chiedendo se non il privilegio del combattimento, hanno dato per primi largo e generoso contributo di sangue per il riscatto dell'onore e della libertà d'Italia. Da Civitella a Selva, a Pizzoferrato, a Lama, e poi, superata la Maiella madre, da Cingoli a Poggio San Marcello, da Montecarotto a Pesaro e poi ancora, instancabilmente, da Monte Castellaccio, a Brisighella, a Monte Mauro, a Monte della Volpe, al Senio e, tra le primissime truppe liberatrici, all'alba del 21 aprile a Bologna, il 1º maggio 1945 ad Asiago, dal 5 dicembre 1943 al 1º maggio 1945, di battaglia in battaglia, essi furono sempre ed ovunque primi in ogni prova di audacia e di ardimento. Lungo tutto il cammino una scia luminosa di abnegazione e di valore ripete e riafferma le gesta più epiche e gloriose della tradizione del volontarismo italiano. 54 Caduti, 131 feriti di cui 36 mutilati, 15 medaglie d'argento, 43 medaglie di bronzo e 144 croci al valor militare, testimoniano e rappresentano il tributo offerto dai Patrioti della Maiella alla grande causa della libertà ..»
Dopo una dittatura spaventosa, dopo le leggi razziali, le deportazioni e le discriminazioni, dopo una guerra devastante, l'unità d'Italia fu riconquistata. I protagonisti furono donne e uomini eccezionali, spesso anonimi, che costruirono, combattendo il nazifascismo, le basi per la nascita di una repubblica finalmente democratica. Donne e uomini che avevano ideali alti, che rifuggivano i personalismi, che non guardavano al luogo di provenienza o di nascita di nessuno, che avevano il sogno e la forza della ragione. Nel giorno dell'unità nazionale dobbiamo ricordare queste persone perché ci hanno dimostrato come sia possibile reagire ed affrancarci dal cinismo, dal razzismo, dall'individualismo, dalla dittatura. Questi cittadini, spesso anonimi, sono i veri eroi di una nazione che, finalmente unita, seppe risollevarsi dalla barbarie e sperare in un futuro migliore.
Oggi dovremmo fare altrettanto.
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Vedi Wikipedia da cui traggo la citazione che segue: http://it.wikipedia.org/wiki/Brigata_%22Catanzaro%22
«Sull?altopiano di Asiago, le nostre truppe occupano attualmente, affermandovisi, le postazioni a dominio della conca di Asiago. Un brillante contrattacco delle valorose fanterie del 141º reggimento (Brigata Catanzaro) liberò due batterie rimaste circondate sul M. Mosciagh, portandone completamente in salvo i pezzi».
La cosa fu ripresa dalla stampa nazionale dell?epoca tanto da meritare la prima pagina su La Domenica del Corriere che con una bella illustrazione di Achille Beltrame fece conoscere all?Italia intera come «Un brillante contrattacco dei valorosi calabresi del 141° fanteria libera due batterie rimaste circondate sul monte Mosciagh».
Da questo glorioso fatto d'armi il 141º trasse quello che da allora fu il suo motto: «Su Monte Mosciagh la baionetta ricuperò il cannone». Il Re, con decreto del 28 dicembre 1916, concesse motu proprio alla bandiera del glorioso 141º Reggimento la Medaglia d'Oro al Valore Militare con questa motivazione: «Per l?altissimo valore spiegato nei molti combattimenti intorno al San Michele, ad Oslavia, sull'Altopiano di Asiago, al Nad Logem, per l?audacia mai smentita, per l?impeto aggressivo senza pari, sempre e ovunque fu di esempio ai valorosi (luglio 1915 ? agosto 1916)». Le gesta eroiche dei fanti meridionali, secondo alcuni, segnarono l'inizio della fine della Straffeexpedition, salvarono Asiago e Vicenza dallo straripamento degli austriaci nella pianura padana. La prossima estate, cari concittadini vicentini, durante le vostre passeggiate sullaltopiano, andate a deporre un fiore al cippo che ricorda il sacrificio di tanti valorosi calabresi.
Passo anche a ricordare l'eroico sacrificio del partigiano Alioscia, alias Franco Sergio, che proveniente dal mio paesello sito nella profonda Calabria "Il 22 maggio del 1944 disertò dal Regio Esercito e si arruolò con i partigiani della ?VI Divisione Garibaldi Langhe? al comando del tenente di cavalleria Giovanni
Latilla detto Nanni, con il nome di battaglia ?Alioscia?.
Durante un rastrellamento venne però catturato e, trovato armato, condannato alla fucilazione. La pena poteva essere molto mitigata se avesse parlato, se avesse rivelato il luogo dove erano nascosti gli
altri partigiani (circa 20). Ma Franco Sergio non parlò.
Dopo uno spicciativo processo tenutosi in una stanza del Municipio di Serravalle
Langhe (CN), il 14 febbraio del 1945, alle ore 15, venne portato davanti al muro del
camposanto e fucilato. http://www.maropatiedintorni.it/files/ii-1.pdf
Quindi possiamo ben dire che, se oggi Zaja e Cota, governatori del Veneto e del Piemonte, siedono sulle loro belle cadreghine e sono liberi di sparare sciocchezze e sputare nelle ricche mangiatoie in cui abbeverano i loro cervelli imbolsiti, lo devono anche al sangue versato sulle loro montagne da poveri contadini sradicati dalle campagne calabresi e del profondo Sud, e che ne avrebbero fatto volentieri a meno