Landini della Fiom a Vicenza. Thibault: per l'unità sindacale ritrovata... ma contro i lavoratori!
Mercoledi 6 Aprile 2016 alle 10:39 | 0 commenti
Riceviamo da Luc Thibault, Delegato RSU/USB A.V.A Schio, e pubblichiamo
Abbiamo saputo leggendo VicenzaPiù, della venuta il 6 aprile a Vicenza dei segretari della Fim, Fiom e Uilm che devono discutere del rinnovo del contrato dei metalmecanicci. Il 5 agosto 2015 su VicenzaPiù avevamo tentato di spiegare come le trattative in corso portavano ad un tradimento su tutta la linea. Infatti sul rinnovo del Contratto Nazionale i Sindacati, compresa la FIOM-Cgil, stanno trattando sulla base di cedimenti gravissimi per i diritti e gli interessi dei lavoratori.
Federmeccanica e Sindacati concordano completamente:
– sulla esigibilità degli accordi da parte delle aziende, che significa divieto alle rsu di indire scioperi contro accordi firmati, e senza mai prevedere modalità certe per l’approvazione degli accordi da parte dei lavoratori. Previste anche “clausole di raffreddamentoâ€, che obbligano a non indire scioperi durante le trattative.
– sulla flessibilità in funzione della produttività e dell’abbassamento dei costi per le aziende
– sull’utilizzo dello straordinario individuale come banca ore per riduzioni di orario negli ultimi anni prima della pensione (un bel modo per spremere i lavoratori nel pieno delle loro forze senza pagare straordinari!)
– sullo sviluppo della sanità integrativa aziendale, rinunciando alla difesa della sanità pubblica
I Sindacati si stanno anche mostrando disponibili a trattare su diverse altre richieste del padronato, molto pericolose:
– abolizione degli scatti di anzianità , sostituiti da una valutazione di “professionalità †a discrezione delle aziende
– abolizione delle voci fisse e continuative della retribuzione (superminimi individuali e collettivi, aumenti periodici di anzianità , premi di produzione orari e mensili, importi retributivi fissi, ecc.), da inglobare una volta per tutte nei minimi nazionali; saranno bloccate le retribuzioni individuali attualmente superiori ai minimi che verranno fissati. Saranno possibili aumenti salariali solo a livello aziendale sotto forma di premi di risultato, di presenza o altri premi incentivanti
– i minimi nazionali saranno adeguati solo a luglio dell’anno successivo e solo con l’inflazione diminuita degli aumenti energetici (in realtà i soli previsti per i prossimi tre anni)
E’ perciò chiaro che i contenuti della trattativa in corso sul Contratto Nazionale riproducono gli obiettivi che il padronato persegue da anni: riduzione degli spazi di rivendicazione e di conflitto, blocco dei salari, diminuzione del costo del lavoro, strumenti alle aziende per la divisione dei lavoratori, rinuncia a rivendicare l’abbassamento dell’età pensionistica e a difendere la sanità pubblica.
Chi intende firmare un Contratto Nazionale con questi contenuti, e chi verrà a presentarlo nelle fabbriche con la scusa della crisi e della competitività , deve incontrare un chiaro rifiuto dei lavoratori.
Deve essere chiaro che questo è anche il risultato di una scelta della dirigenza nazionale della FIOM. Come era evidente dalla sua Piattaforma rinunciataria, la direzione FIOM non ha voluto combattere la battaglia contro il Contratto FIAT, i Contratti nazionali separati, gli accordi sulla limitazione dei diritti sindacali e ha scelto di ritornare, in cambio del riconoscimento da parte del padronato, alla politica dell’unità sindacale, disastrosa e fallimentare per gli interessi dei lavoratori .Come a Melfi e in tante altre fabbriche, dobbiamo praticare, contro questa politica di cedimenti, una azione sindacale completamente diversa, che rifiuti i vincoli alle lotte e al diritto di sciopero e respinga punto per punto l’attacco e le pretese del padronato, a cominciare dallo scontro quotidiano sulle condizioni di lavoro.
Ma per tornare alla Fiom di Landini, cosa succede? Il primo segnale forte e reale che arriva dai lavoratori sulla credibilità ormai perduta del sindacato sono le oltre 7000 tessere perdute dalla FIOM in questi primi 10 mesi dell’anno e le oltre 720.000 tessere perse dalla CGIL rispetto al 2014. Purtroppo i metalmeccanici continuano a vedere la Fiom come unico baluardo nelle lotte per i propri diritti e come l’unico sindacato conflittuale, come dimostrano i tanti voti che ha avuto nei vari rinnovi delle RSU e RSL nelle fabbriche. Storicamente i meccanici sono sempre stati all’avanguardia della conflittualità operaia contro gli attacchi padronali. Ma ormai nessuno sembra più credere alle illusioni che il segretario generale della FIOM spaccia agli iscritti rimasti.
Le analisi "landiniane", specialmente sui talk show nazionali borghesi, non fanno una grinza: è da lì che nasce la sua così ampia popolarità . Di fatto però la stessa FIOM a guida Landini non ha mai creato una vera e credibile opposizione all’attacco che da anni subiscono gli operai, frutto della concertazione nel tipico stile cigiliellino, alla ricerca disperata dell’accordo che si dimostra costantemente peggiorativo per i lavoratori (vedi CISA, vedi Electrolux).
In tutte queste realtà , nonostante i burocrati locali sventolino la bandiera dei mancati licenziamenti e della difesa dei lavoratori, di fatto il padrone con il minimo sforzo porta a casa il massimo del risultato con esuberi che si tramutano in licenziamenti, soldi pubblici, delocalizzazioni impunite e massimi profitti. Di fatto la moda dell’ultimo periodo, invece della lotta, è la mercificazione e monetizzazione dei lavoratori, altro che l’occupazione delle fabbriche. Sempre più spesso i padroni “comprano†i licenziamenti dei propri dipendenti con la buonuscita (vedi CISA), con la complice passività dei burocrati sindacali, che hanno ormai da tempo accettato l’idea che il posto di lavoro possa essere venduto e comprato senza colpo ferire.
Le ripetute minacce di occupazione delle fabbriche non fanno altro che regalare il sorriso ai padroni, i quali continuano imperterriti con le loro strategie, vista la passività e l’incoerenza della stessa Fiom e del suo segretario-pifferaio magico.
Inoltre, sulla questione del prossimo CCNL dei metalmeccanici, l’inutile rincorsa ai sindacati gialli FIM e UILM, da anni fedeli servitori dei padroni ha portato all’ultimo schiaffo alla FIOM e di conseguenza a tutti i lavoratori e agli iscritti. Invece di distinguersi e di continuare a tenere le debite distanze (vedi Pomigliano) e quindi di svincolarsi con la presentazione di una piattaforma autonoma sul Contratto Nazionale, Landini ha scelto nuovamente la linea concertativa che tanti danni arreca ai lavoratori (e pochi ne arreca ai padroni).
L’unica vera svolta non può arrivare dalle burocrazie a cui lo stesso Landini appartiene, ma può solo arrivare dalla base, cioè da noi lavoratori.
Dobbiamo autorganizzarci in assemblee, facendo emergere vere piattaforme rivendicative con strategie conflittuali reali… Di sindacato abbiamo tanto bisogno, ma chiaramente non di questo tipo di sindacato!
Oltre allo sciopero, l’occupazione delle fabbriche rimane una vera alternativa di lotta e non una subdola illusione con cui prendere per il naso i lavoratori, come dimostra la determinazione dei dipendenti della logistica che, grazie alla lotta e solo alla lotta, hanno strappato risultati importanti. La lotta è l’unica cosa che paga. Sempre.
In tanto, Landini sta facendo la scalata per prendere il posto di nuovo segretario della Cgil!
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