L'ABC del sindacalismo si sganci dall'ABC della (mala)politica: "se non ora, quando?"
Lunedi 9 Aprile 2012 alle 00:14 | 4 commenti
La Via Crucis, in diretta dal Colosseo e celebrata da Papa Benedetto XVI, ha ottenuto 4.107.000 telespettatori e il 16,98% di share distanziando tutti gli altri programmi Tv in quella fascia oraria. E' un segno dei tempi che anche la parte più manipolata del popolo italiano, quella degli spettatori affezionati dei programmi televisivi, abbia preferito a ogni altro programma di intrattenimento o di approfondimento il sacro del Papa e della celebrazione della notte del sacrificio di Cristo?
Oppure l'involuzione popolare da assenza di rivoluzione è tale da farci tornare, per fame fisica da crisi e di pulizia morale da metastasi degli scandali, a rifugiarci nelle speranze ancestrali della fede? Il desiderio del ritorno all'etica, che pure potrebbe trovare la prima conferma nei dati del "successo spettacolare" di Ratzinger, è smentito da un dato fisso. L'aumento ancora più ampio e costante degli italiani medi e poveri, che puntano i loro, pochi, soldi per vincere a una lotteria e a un gioco d'azzardo fa, infatti, pensare che la ricerca del divino fa il pari con il sogno di un qualunque jackpot. Per la gioia di chi, pur di fare cassa, promuove l'altrettanto antica religione della vincita che risolve tutto, tagli delle pensioni e mancanza del lavoro inclusi. Sognano in milioni perché milioni meno qualcuno perdano e vinca solo e sempre uno: lo stato (sì, eticamente con la s minuscola). Quello stato che consente di fare i professori a finti piagnoni e freddi servi delle banche generatrici della crisi. Come Monti, che ha anche guidato la Fiat ai tempi delle tangenti, come Passera, sì quello che proclama l'ostracismo etico dopo aver scudato un bel po' di milioni di euro, e come Fornero, che col ministro dello sviluppo economico ha guidato una super banca, condannata per evasione fiscale: Intesa l'antifona? Tutto col sostegno dell'Abc della politica (Alfano, Bersani e Casini), che inghiotte e consente di far inghiottire i soldi dello Stato (quello con la S maiuscola formato dai cittadini) . L'Abc del sindacalismo (Angeletti, Bonanni e Camusso) potrebbe e dovrebbe essere l'ultimo baluardo contro l'implosione di uno Stato dissoluto, visto che rappresenta, dovrebbe rappresentare, direttamente i lavoratori. Ma per rendersi credibili, prima ancora che difendere "esteticamente", comma più comma meno, il diritto dei lavoratori all'articolo 18, il sindacato deve vivere solo dei soldi dei suoi iscritti e rinunciare ai soldi che riceve dallo stato, altrimenti definitivamente asservito ai poteri forti di cui Monti, Passera, Fornero & c. sono poco più che i portavoce robot. Gli unici pagati che si sono storicamente opposti a chi li pagava sono stati chiamati rivoluzionari. I sindacati rinuncino a quei soldi e servano solo i loro iscritti: è un appello duro e provocatorio, ma solo loro possono fare ora una rivoluzione incruenta perché ancora basata sulla democrazia della rappresentatività e non sulla rivolta pericolosa, ma immanente, di milioni di singoli non organizzati, se non dalla rabbia. L'appello è duro ma ancora di più è urgente perché, se i sindacati non faranno in tempo a liberarsi dai lacci del finanziamento, in buona parte, pubblico, il prossimo, definitivo scandalo, per la democrazia, potrebbe essere quello, vero o presunto, che riguarderà l'utilizzo dei loro fondi. Le prime, disperate, avvisaglie le hanno già date a media nazionali alcuni politici, che, al grido di "muoia Sansone con tutti i Filistei", non ci stanno ad essere gli unici "inforconati" dal popolo e hanno iniziato (a cominciare, guarda caso, dall'onorevole leghista Gianluca Pini a Ballarò) a puntare il dito contro i bilanci dei sindacati confederali. Minacce o verità ?
Per darci l'ultima speranza l'Abc del sindacalismo si sganci dall'Abc della (mala)politica: "se non ora, quando?".
se ci mettessimo a fare la conta dei morti provocati dalle religioni tutte potremmo trascorerere la vita davanti al pallottoliere. Per ciò che riguarda il cosiddetto "socialismo reale" sfonda una porta aperta, io e prima di me la mia famiglia abbiamo avuto l'onore di combattre il comunismo dai tempi in cui lei forse ancora doveva essere concepito. Una guerra dura che mi permette tranquillamente di ripeterle, consapevolemente, che a star dietro alle religioni (come alle false ideologie) si muore contenti ma si perde tempo. Da un socialista
cordiali saluti
Quello che è in atto è proprio uno scontro di classe: da una parte i poteri economici forti dall?altra la classe lavoratrice.
Gli apparati di Cisl, Uil e Ugl sono stati, negli scorsi anni, il principale sostegno alle politiche contro i lavoratori del governo Berlusconi: oggi con il governo Monti mimano una contrarietà blanda e solo a parole, dicendosi comunque disponibili a mettere in discussione l?articolo 18.
Esattamente come quelle di Cisl e Uil, anche la burocrazia della Cgil dipende strettamente dallo Stato. L?immenso patrimonio di cui godono Cgil, Cisl e Uil ? patrimonio investito, non a caso, in cooperative, agenzie interinali, fondi pensione, ecc. ? e fa di questi tre sindacati delle vere e proprie aziende che mirano anzitutto alla propria conservazione. La burocrazia Cgil ha firmato il famigerato accordo del 28 giugno 2011 con Cisl, Uil, Ugl e Confindustria, accordo sottoscritto definitivamente a settembre: è un accordo che prefigura il definitivo smantellamento del contratto collettivo nazionale di lavoro. La politica concertativa si è accentuata con la nomina del governo Monti. Dopo l?ascesa di Monti, Susanna Camusso si è detta disposta a offrire al nuovo governo una ?tregua sindacale?. Subito dopo, il governo Monti non solo non ha messo minimamente in discussione le misure varate dal precedente governo Berlusconi (come i 180 mila licenziamenti di precari della scuola pubblica, il collegato lavoro,la privatizzazione dei trasporti), ma ha rincarato la dose, varando la più pesante riforma delle pensioni dal dopoguerra ad oggi. Monti ha apprezzato la ?tregua sindacale? e la responsabilità dei sindacati concertativi tanto che, durante la sua visita negli Usa, ha dichiarato: ?abbiamo innalzato l?età pensionabile con sole tre ore di sciopero?. Domani le burocrazie sindacali di CGIL CISL e UIL manifestano a Roma contro la riforma delle pensioni ma senza dare la possibilità ai lavoratori di manifestare perchè non hanno proclamato alcun sciopero. I lavoratori si sentono doppiamente presi in giro. Domani a Roma ci saranno solo pensionati e burocrati sindacali in distacco o permesso sindacale (pagato dallo Stato). Ecco perchè le cose devono cambiare o saltare. Speriamo presto.
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credo sia necessario fare ciò che è giusto e non ciò che è opportuno.
Che gli italiani, popolo che vive in costante situazione di emergenza, oscilli tranquillamente tra cattolicesimo e superstizione è un fatto assodato. Un'esistenza trascorsa nell'attesa che la provvidenza divina si manifesti indifferentemente attraverso un miracolo, una rivelazione in punto di morte o un terno al lotto. Dal nord-est al nord-ovest, dal sud al nord, ciò fa parte, nei diversi luoghi della nostra nazione, di quel flusso culturale subalterno alimentato nei secoli dalle classi dominanti.
Quella subalternità culturale che ci ha resi esperti nel lasciarci travolgere dalle ondate qualunquiste e forcaiole che dai tempi del Risorgimento hanno permesso agli italiani di vivere in un continuo, apparente, fittizio stato di rivoluzione. E' banale ma efficace richiamare il "tutto cambi affinchè nulla cambi".
Eppure, nonostante ciò, spesso non per merito di noi italiani, l'Italia è riuscita a cambiare, lentamente, con movimenti impercettibili. L'Italia di oggi, lo stato, una parte dell'impresa, una parte della classe dirigente, sono cambiate. Ciò che non è riuscito a cambiare, che non si è voluto cambiasse è lo spirito che anima gli italiani e le organizzazione che alla tutela degli interessi degli italiani sono deputate. I partiti innanzitutto, modificati geneticamente, hanno subito l'espianto della loro ragione di esistere ed agire, quelle ideologie che invece sopravvivono efficacemente nella classe dirigente, liberista e le permettono di operare efficacemente. I mass-media hanno saputo convincere la gente, che un tempo si chiamava "popolo", che le ideologie erano alla base della decadenza di una società e che, mettendole da parte, tutto sarebbe cambiato...appunto.
Esiste un'organizzazione che però ancora riesce a mantenere almeno in parte,faticosamente ma con un qualche successo e facendosi sintesi tra passato e presente, la sua funzione di tutela degli interessi della popolazione. Il Sindacato. Lo Stato della gente "con la S maiuscola", come lei dice, sostiene il sindacato anche economicamente sia attraverso contributi diretti dei singoli che vi aderiscono che attraverso contributi che in qualche maniera derivano dai contributi statali, questo compromette la serietà dell'azione sindacale? Non credo.
Egregio Direttore, non si faccia travolgere anche lei dal flusso culturale indotto dalle classi dominanti e sostanziato dal pensiero denunciato efficacemente da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Il sindacato oggi è impegnato in uno scontro sociale durissimo e molto complesso, uno scontro in cui è necessario cercare di puntare a raggiungere ciò che è "giusto" senza lasciarsi ostacolare da un "opportuno" che lo indebolirebbe indebolendo in sostanza la popolazione cioè, in ultima istanza, noi tutti.