La solidarietà dei padroni, Antonio Colaninno con Sergio Marchionne
Venerdi 17 Dicembre 2010 alle 19:25 | 0 commenti
Giorgio Langella, FdS -  Roberto Colaninno è uno di quei "capitani coraggiosi" ai quali, con abile mossa, è stata "regalata" la parte buona di Alitalia della quale è diventato presidente. Colaninno è anche presidente della Piaggio. Ieri ha elogiato Marchionne dicendo che "sta facendo un grande lavoro per gli azionisti".
Sempre Colaninno ha dichiarato che "dobbiamo abituarci a lavorare di più, i diritti vengono dopo il dovere" e che "siamo diventati troppo ricchi, non abbiamo più voglia di lavorare perché non ne abbiamo più bisogno. La gente non lavora più perché ci sono pochi stimoli: manca la curiosità , l'innovazione e la voglia di rischiare". Â
Forse sarebbe bene chiarire alcuni aspetti. Quando il "capitano coraggioso" Colaninno parla di diritti e doveri a chi si riferisce? Ai lavoratori che chiedono maggiori salari e un posto di lavoro sicuro (diritti costituzionali) o agli industriali che, a quanto risulta da una recente indagine, non sono poi così "attenti" nel pagare le tasse (un dovere costituzionale) e risultano i più grandi evasori fiscali che abbiamo in Italia? Ricordiamo che in Italia ogni anno si evadono 159 miliardi di euro e che quasi il 33% è dovuto agli industriali. E quando afferma che "siamo diventati troppo ricchi" si riferisce ai "grandi manager" come Marchionne (che prende circa 5 milioni di euro ogni anno dalla sola Fiat) o ai lavoratori dipendenti che hanno salari bassissimi (al limite della sopravvivenza), ai precari che non hanno futuro, a chi è in cassa integrazione, a chi è stato licenziato?
Noi comunisti siamo convinti che i lavoratori italiani non sono certamente ricchi e che hanno una gran voglia di lavorare. Anzi, non si tirano indietro quando sono costretti a lottare per difendere il posto di lavoro e le fabbriche. Lo fanno con grandi sacrifici e una fatica che "lorsignori" neppure immaginano. E rischiano ogni giorno la salute e la vita nei posti di lavoro. Forse sono i capitalisti nostrani, quegli azionisti per i quali Marchionne "sta facendo un grande lavoro" che non sanno faticare e preferiscono la speculazione finanziaria alla "voglia di rischiare". Questo, signor Colaninno, più che un sospetto è un dato di fatto. Basta guardare quello che sta succedendo nel nostro paese e vedere dov'è la ricchezza (nelle tasche di pochi) e la povertà che sta colpendo fasce sempre più larghe di lavoratori e pensionati.
Pensiamo che sia venuto il tempo di cambiare e che alla solidarietà che esiste tra i padroni e che è basata sulla ricchezza bisogna rispondere ricostruendo una coscienza di classe che si fonda sul diritto inalienabile al lavoro.
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