La situazione del lavoro nella nostra provincia
Lunedi 28 Marzo 2011 alle 20:44 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, FdS - Nella nostra provincia continua la crisi per chi lavora. I dati di febbraio 2011 fotografano una realtà ancora molto difficile. Se rispetto all'anno scorso è migliorata la situazione delle ore di cassa integrazione ordinaria richieste (erano 1.283.491 a febbraio 2010, sono 600.160 nei primi due mesi del 2011), la cassa integrazione straordinaria, invece, è peggiorata. Da 1.569.190 ore richieste a fine febbraio 2010 si passa alle 1.611.961 del 2011 (periodo gennaio-febbraio).
Quello che deve preoccupare è il ricorso alla mobilità in costante ascesa. Nei primi due mesi del 2010 i lavoratori interessati furono 1646, a febbraio 2011 (da inizio anno) sono già 1.840. Un aumento che evidenzia come la crisi non sia assolutamente passata e colpisca soprattutto i lavoratori.
Questa situazione di vera e propria emergenza continua ormai da vari anni. E' un crescendo drammatico. Una carenza di lavoro che avviene nella sostanziale indifferenza delle forze politiche che occupano le poltrone istituzionali che, evidentemente, sono interessate ad altro.
Da molte parti dicono che ci vuole ottimismo. Io penso che sia necessario, invece, essere realisti, conoscere la verità dei numeri, analizzarli e progettare qualcosa di diverso dalla consueta politica dell'attesa. Aspettare che "passi la nottata" non serve a nulla. Bisogna agire subito, partendo dal primo problema: la mancanza di lavoro. E'
necessario che si creino nuovi posti di lavoro, che lo Stato diventi "imprenditore", che pianifichi lo sviluppo, che lanci un nuovo Piano del Lavoro. Un Piano che preveda la messa in sicurezza del territorio, investimenti per la ricerca e l'innovazione, lo sviluppo e il rilancio dell'industria nel nostro paese.
Dove trovare i soldi? Là dove ci sono. Per esempio tassando i grandi patrimoni e le rendite finanziarie. Uno studio della CGIL calcola che, solo con l'1% di tassa per i patrimoni che superano gli 800.000 euro (sarebbe interessata solo il 5% della popolazione), si potrebbero ottenere 18 miliardi di euro ogni anno. Soldi con i quali si potrebbero creare nuovi (e tanti) posti di lavoro. Perché non farlo?
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