La Repubblica: Pop Vicenza prepara l’azione di responsabilità e un mini ristoro per i vecchi soci
Mercoledi 12 Ottobre 2016 alle 09:34 | 0 commenti
Adelante con juicio, sulla resa dei conti per il dissesto della Vicentina. Il cda ieri ha istradato il principio, ribadito dal vicepresidente Salvatore Bragantini, che «tutte le risorse disponibili siano messe a frutto per progettare una banca che sia pronta alle sfide di domani». Significa non spennare né farsi spennare da nessuno alla sbarra, siano le authority (ex post) o i legali dei vecchi soci che hanno bruciato 6 miliardi. Le iniziative per fare giustizia vanno in due diverse direzioni. Da una parte l’azione di responsabilità per rivalersi sugli ex amministratori e dirigenti: il cda «in base ai documenti già ricevuti prevede di riunire entro fine novembre l’assemblea degli azionisti che delibererà sulla proposta».
Dall’altra i tavoli di conciliazione con i vecchi soci: in questo caso «è in fase avanzata di messa a punto una proposta di parziale ristoro, senza dimenticare che quello in azioni è in ogni caso un investimento a maggior rischio». Bragantini ha aggiunto che «l’esborso per la banca sarà comunque delimitato previamente nel rispetto dei requisiti patrimoniali dettati dalla Bce». Poiché Francoforte ha stabilito fondi propri minimi al 10,25% degli attivi ponderati per Vicenza, e l’attuale Cet1 è al 10,75%, ciò implica che non più di 50 punti base di patrimonio andrà a ripianare le perdite dei soci. Oltre, naturalmente, ai 230 milioni di fondi rischi legali già in bilancio. Tuttavia, essendo le richieste danni già oltre i 600 milioni, qualcuno resterà a secco. Il fondo Atlante, socio unico dopo l’intervento di aprile che ha evitato la liquidazione della banca, vuole usare i fondi prioritariamente per sanare i guai della Vicenza di oggi, più che di ieri. Per esempio ripulire il libro crediti, cardine del piano industriale in fieri che sfocerà nella cessione di 1,9 miliardi di euro di sofferenze nette. Oltre al fatto che la coperta patrimoniale è cortissima, c’è la convinzione ai piani alti di Atlante, che il ventennio di Zonin vada letto non solo con le lenti della fregatura rifilata a ignari soci, ma anche con quelle della collusione tra un leader e le sue articolate clientele. Per questo, ad esempio, gli indennizzi allo studio prevedono trattamenti diversi per chi comprò azioni pagando di tasca sua e chi invece fu finanziato dalla banca stessa.
Di Andrea Greco, da La Repubblica
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