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Col bubbone del Vicenza Calcio scoppierà l'orgoglio residuo di Vicenza. Per il prof. Pontani la peste va dalla BPVi alla Fondazione Roi, da Maltauro fino ai Pfas, da Borgo Berga alla Tav, da Goldin alla Marlane Marzotto...

Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile VicenzaPiù) Sabato 16 Dicembre 2017 alle 23:40 | 0 commenti

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Il 12 dicembre scorso, giorno di apertura dell'udienza preliminare contro Gianni Zonin & c. per il crac della Banca Popolare di Vicenza, Il Fatto Quotidiano aprina in prima per poi dedicare una intera pagina all'interno a una lucida analisi dell'accademico di Ca' Foscari Filippomaria Pontani, che, riconoscendo tra l'altro il lavoro fatto e le intimidazioni subite da chi vi scrive, direttore di VicenzaPiù, descriveva Vicenza sotto il titolo "Città col buco intorno: anatomia di un crac. La peste di Vicenza". E nei germi della peste di Vicenza di quest'ultimo ventennio il prof. Pontani elencava non solo la BPVi ma anche la base militare Usa Dal Molin, "l'alluvione del 2010 che ha mostrato la fragilità di un territorio violentato dal cemento", "lo scandalo del grande complesso edilizio di Borgo Berga", "l'arresto del potente costruttore Maltauro per le tangenti Expo (2014)"...

E poi "il pericolo di un Tav distruttivo; la scoperta dei Pfas, la vicentina Marlane Marzotto per il letale inquinamento proveniente dall'officina di Praia a Mare in Calabria; l'emersione di un inquietante sostrato neofascista che agisce tra il Padovano e la nera Verona, la ventilata candidatura a sindaco dell'assessora regionale Elena Donazzan (FI), già fautrice di commemorazioni per i caduti della X Mas...".

E per ultime, ma non come le ultime, Pontani cita come "pesti" la Fondazione Roi e le mostre di Marco Goldin.

Se l'accademico per la banca punta il dito contro "l'oligarchia - talora inesperta, talaltra spericolata - che gestiva in modo "padronale" la banca cittadina. Un'oligarchia capeggiata dal presidente Gianni Zonin, imprenditore riverito e omaggiato da tutti, sia dal Pd al governo sia da quella destra e quella Lega (Luca Zaia su tutti) che ora pretende di convogliare una parte del dissenso, per esempio tramite il referendum per l'autonomia del 22 ottobre, riuscito a Vicenza in modo strabiliante (città e provincia sono state le prime per affluenza a livello regionale)" e se afferma che "governata per due mandati dal centrosinistra "democristiano" del potente Achille Variati, Vicenza si sente oggi tradita, ma fatica a fare autocritica", nel lungo elenco manca il prossimo bubbone che sta per scoppiare.

Forse sarà apparentemente meno grave di molti dei precedenti "fattacci" ma potrà lacerare quel che resta del tessuto sociale storico e della residua indentità vicentina il fallimento del club cittadino di calcio, il glorioso Lanerossi Vicenza, sull'orlo del flop ufficiale dopo quello già avvenuto da tempo e di fatto, colpevolmente nascosto da tutti, a tutti livelli, magistratura inclusa, tanto per cambiare.

Quello che fa rabbrividire e fa quasi pensare a un cromosoma malefico latente nel Dna locale è la somiglianza che si può trovare tra la storia, conclusa, della BPVi e quella, agli ultimi atti, del Vicenza Calcio.

C'era una volta una banca popolare che era sana, con i suoi alti e bassi, ed era autenticamente e operosamente vicentina fino all'era Nardini come ci raccontano i documenti e i vicentini che stanno qui da prima di me che vivo a Vicenza dal 1992 (e che ho lottato per farla vincere nello sport dal 1994 al 2008 e che lotto per farla rifondare dal 2006). Poi fu fatto fuori lui e il suo stile per fare spazio all'oligarchia monarchica e burina (in romanesco "campagnola, contadina") di Gianni Zonin, riverita e ossequiata dalla politica serva come ha scritto Pontani e mai pungolata da una magistratura... incerta.

Come è andata  è storia di questi anni (per noi che l'abbiamo raccontata e non per i complici che l'hanno nascosta): assenti veri salvatori locali, che non fossero speculatori troppo abituati a guadagnare senza rischi, pensavano, con le "baciate" e con i favori zoniniani, si arrivò allo sbandierato "salvataggio", col sacrificio pesante di 120.000 soci, da parte di Atlante che, perdendo soldi sulla carta, ma guadagnandoci grazie a leggi ad hoc per le banche finanziatrici e grazie agli Npl acquisiti (direttamente o indirettamente), l'ha poi regalata a 50 centesimi, complice lo Stato, a Intesa Sanpaolo, il socio più pesante di Atlante, azzerando così ogni diritto e la dignità dei soci.

 

E c'era una volta un club con indosso le gloriose maglie biancorosse che forgiò grandi campioni, disputò, tra alti e pochi bassi, grandi campionati, addirittura vinse una Coppa Italia (contro il "mio" Napoli quando più "mia" era, però, la pallavolo femminile vicentina), arrivò a livelli europei e per tutti era la "nobile provinciale". Poi qualcuno (i soliti poteri di allora come ora, alla Marzotto per intenderci insieme al sistema bancario, guarda caso) fece fuori il mitico presidente Pieraldo Dalle Carbonare che dovette passare la mano a successori tra cui, a lungo, gli "onesti" inglesi della Stenic. Troppo onesti, forse, per non essere contestati e non essere apprezzati dagli "indigeni" che non fecero nulla per trattenerli consegnando il club a Sergio Cassingena, non a caso amico di Gianni Zonin, e ai suoi famigli anch'essi burini, pur se la loro moderna terra di lavoro erano i supermercati Sisa, poi falliti, e le sale di giochi d'azzardo. Riveriti e ossequiati anche loro dalle amministrazioni Variati, che li innalzò a soci del bel mondo del Teatro cittadino, furono ben poco colpiti dalle varie inchieste, partite anche a Palermo, ohi ohi, alcune incrociate col mondo Sisa e di cui poco si sa.

Dilapidato il patrimonio del club (quello personale non pensiamo) e dopo mille trattative con soci tragicomici, sempre nel vuoto di veri imprenditori locali che volessero investire (soldi veri) nel club, i Cassingena lasciarono il posto all'Atlante del calcio provinciale, la Vi.Fin. guidata dal finanziere toscano Alfredo Pastorelli, mago degli NPL societari di Vicenza (compra e vende, lecitamente per carità, crediti e debiti, tra cui, presumibilmente quelli del Lane).

La Vi.Fin. spesso blatera di aumenti di capitale insesistenti e di soldi "dati" al club ma che oggi risultano per quello che erano, cioè prestiti, che Pastorelli sembra preoccupato di riavere (ma molti dicono sia socio di Boreas, i cui soci non sono rilevabili da normali visure perchè la sede societaria è nel mitico Lussemburgo, là dove erano di casa ancne fondi della BPVi) ma che il principale partner locale del finanziere toscano, Marco Franchetto, vuole indietro, anche in base a carte private con la finanziaria lussemburghese (neanche fossero i patti di riacquisto delle baciate) visto che quei soldi erano dati ma non mecenatescamente "donati" come i media locali volevano (far) credere.

Il buco calcistico cresciuto a dismisura nell'era Cassingena, come quello bancario dell'era Zonin, pur se per cifre in assoluto  ovviamente diverse, e il salvataggio "temporaneo" di Vi.Fin. sta portando, tramite Boreas o più o meno fantomatici altri acquirenti (dovrebbero accollarsi un debito ufficiale di 14 milioni! Perchè?) al fallimento ritardato e, quindi, ingestibiledel club, come lo è stato quello della Popolare.

Se per la BPVi hanno sofferto la perdita dei loro soldi almeno 40.000 famiglie vicentine (tra le 120.000 famiglie socie in totale in Veneto e in Italia), per il Lane si stanno preparando a piangere in centinaia di migliaia la perdita del loro residuo orgoglio biancorosso.

Se per il prof. Filippomaria Pontani nell'analisi che fa della Vicenza "craccata" il problema "è in realtà più profondo, e attiene alla stessa identità dell'operosa Vicenza, la città muta e oscura che fa da sfondo ai Quindicimila passi di Vitaliano Trevisan (Einaudi, 2002)", leggete una frase di questo libro che parla della Vicenza che c'è, ancora, ma che non vorremmo più: ""Me ne vado, lascio per sempre alle mie spalle tutto questo schifo cattolico democratico artigiano industriale. Lascio per sempre questo disgustoso buco di provincia, pieno solo di persone ottuse pericolose e pericolosamente malvagie". 

Io non me ne vado e lotto, anche per voi.

Ma voi che siete nati a Vicenza cosa fate?


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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