La Miteni apre le porte ma l’Ad Antonio Nardone paventa la chiusura dell'azienda: preoccupano le ultime disposizioni sui PFAS del Ministero dell’Ambiente
Sabato 23 Luglio 2016 alle 20:10 | 0 commenti
Questa mattina la Miteni spa, l'ormai tristemente nota azienda di Trissino imputata dai più di essere la principale responsabile dell'inquinamento dei PFAS, ha aperto le porte al pubblico per dare la possibilità a tutti di poter vedere l'interno l'azienda e avere maggiori dettagli sul ciclo produttivo. Oltre agli organi d'informazione, abbiamo notato anche la presenza di cittadini, che accompagnati in gruppo facevano visita all'azienda, a dimostrazione del fatto di quanto il tema delle sostanze perfluoroalchiliche sia molto sentito dalla popolazione che, in questo caso almeno, è agevolata dall'azienda per prendere conoscenza delle problematiche relative.
Dopo aver ricevuto le informazioni generali di sicurezza e aver indossato i DPI, Dispositivi di Protezione Individuale, abbiamo seguito l'Ad Antonio Nardone che ha da prima illustrato il processo produttivo della Miteni, specificando il fatto che oggi l'azienda non produce più le sostanze incriminate, e poi si è soffermato sulle misure di sicurezza volte alla salvaguardia della salute.
Dalle misure di prevenzione e protezione interna del personale, alle misure straordinarie poste in essere dal 2013 e, come afferma l'amministratore delegato, messe in atto dall'azienda con costante supervisione dell'ARPAV.
Durante la visita, l'Ad ci ha illustrato direttamente le misure più significative che l'azienda ha attuato, ossia la serie di pozzi, a mò di barriera, che captano l'acqua di falda per depurarla rispettando i livelli di potabilità e scaricarla infine nel Poscola, il vicino torrente che si trova alle spalle dell'azienda.
In fase di realizzazione c'è poi una seconda barriera di pozzi, concordata con l'ARPAV, per riuscire a captare più acqua al verificarsi di piogge, che determinano l'innalzamento della falda.
Ripetendolo più volte durante la visita, il dottor Nardone ha detto di non essere d'accordo con le disposizioni del Ministero dell'Ambiente, che nella giornata di ieri ha inviato al dipartimento ambiente della Regione Veneto una lettera nella quale contesta i parametri autorizzativi allo scarico del collettore consortile Arica, precisando che i valori deliberati nell'ultimo decreto del 6 luglio scorso sono da applicare da subito.Questo, come ha riferito da Nardone e come ribadito nella nota ufficiale che pubblichiamo a seguire*, porterebbe la Miteni, e probabilmente anche altre aziende, a non poter rispettare i limiti con la possibile e conseguente chiusura dell'azienda.
A tal proposito, l'amministratore ha invece detto di essere d'accordo con quanto previsto nell'ultimo decreto, che dovrebbe portare ad una graduale riduzione dei livelli di soglia, che sarebbe raggiungibile grazie alle nuove tecnologie che la scienza andrà a sviluppare da qui in futuro.
*Nota ufficiale
Miteni ha aperto le sue porte, un grande successo. Preoccupazione per il futuro
Trissino 23 luglio 2016. Oltre 200 persone sono entrati nello stabilimento Miteni di Trissino nel corso del Porte Aperte. 25 gruppi hanno visitato le aree di produzione e di ricerca. Le domande fatte ai tecnici hanno riguardato in particolare l'utilizzo delle molecole prodotte nello stabilimento e la sicurezza per l'ambiente.
Una azione concreta di dialogo e trasparenza che l'amministratore delegato Antonio Nardone ha così commentato. "Siamo veramente soddisfatti di questa occasione di incontro con chi ha voluto approfondire la conoscenza sulla nostra attività . Sono convinto che mettere a disposizione delle persone, del territorio e delle istituzioni la nostra conoscenza sia il modo migliore di superare preoccupazioni e diffidenze".
Nardone ha poi voluto commentare le notizie che riguardano l'obbligo imposto dal ministero dell'Ambiente alla Regione Veneto di applicare i limiti per i Pfas deliberato nell'autorizzazione ai consorzi di bonifica di pochi giorni fa con effetto immediato e non a partire dal 2020.
"L'imposizione di limiti per i Pfas a catena corta così restrittivi, i più restrittivi del mondo, da un giorno con l'altro può provocare la sospensione della produzione. Un problema che coinvolge Miteni ma che riguarda decine di aziende del territorio. Ci troviamo di fronte a un'inspiegabile contraddizione con la imposizione di regole diverse per il Veneto fatte dallo stesso ministero dell'Ambiente che pochi giorni fa aveva emanato un decreto con valori per le sostanze Pfas del tutto diversi, recepiti da una direttiva europea. E' evidente che qualcosa non funziona. In questo modo le aziende del Veneto vengono irrazionalmente penalizzate minandone la competitività rispetto al resto del mondo".
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