La mappa del potere: asse Variati-Sartori contro Dal Lago
Lunedi 28 Marzo 2011 alle 21:41 | 0 commenti
da VicenzaPiù e Ovest-Alto Vicentino n. 210 (in distribuzione e scaricabile da qui)
Alleanza sottobanco fra il sindaco Pd e la sua ex sfidante Pdl. Nemica comune, la leghista Manuela. Dietro le quinte, si prepara la guerra in Assindustria
Chi ha il potere a Vicenza? La risposta deve tener conto, come da prassi, di due piani: da una parte la politica, che è la facciata visibile ai cittadini, e dall'altra il mondo degli affari, che ne costituisce il retrobottega.
Oggi in città , a prevalere nelle grandi scelte, è un asse trasversale a cui una cordata di imprenditori va a rimorchio. Intorno, un arcipelago di centri di potere che conducono ciascuno un proprio gioco. L'asse è fra il sindaco di centrosinistra in carica, Achille Variati, e la sua ex sfidante Lia Sartori, europarlamentare e uno dei due nomi di punta della minoranza di centrodestra (l'altra è la leghista Manuela Dal Lago, come vedremo nemica di entrambi).
Inciucio
Già , proprio così: il sindaco del Pd e la rivale del Pdl. Naturalmente i rispettivi partiti non sono coinvolti in quanto tali nell'inciucio, un po' perché ad aver chiara la situazione sono i maggiorenti e non la base, e un po' perché i suddetti partiti sono più che altro fantomatici, evanescenti mascheroni usati dai singoli esponenti per le proprie posizioni personali. Il Pd vicentino è di fatto una proiezione della debordante monarchia assoluta di Variati, mentre il Pdl semplicemente non esiste, si identifica sostanzialmente nel gruppo consiliare (spesso diviso) e la stessa Sartori nel capoluogo non ha un elettorato suo (si ricordi il flop della lista civica a lei intitolata). La sorprendente alleanza, tenuta sapientemente sottotraccia in questi mesi, è venuta allo scoperto grazie a due fatti. Il primo in realtà è un non-fatto. Pur volendo includere le uscite sulla stampa di Maurizio Franzina, che batte il chiodo della pochezza di risultati della giunta, di Gerardo Meridio sull'Ipab (e si capisce, era il suo regno) e, più timide e rarefatte, di Zocca e Rucco, l'opposizione non si oppone, è acqua fresca. A quasi tre anni dal cazzotto delle elezioni perse per una differenza di 500 voti, non c'è più alibi che tenga. Ergo, la palese mancanza di energia nel contrastare l'operato di Variati non può essere casuale.
Marghera
Il secondo elemento di prova l'ha fornito Meridio, che non più tardi di due settimane fa ha reso pubblico un sospetto, che in politichese equivale a un'accusa: la decisione di giungere a un accordo bonario fra Variati-Fazioli e l'ex cda Aim di centrodestra sulla famigerata piattaforma di Marghera. Il 12 marzo scorso, infatti, la notizia del giorno è che Aim e il suo proprietario, il Comune, intendono trattare per comporre la vertenza per un risarcimento che vede i primi parti lese e l'ex vertice accusato di danno patrimoniale per 15 milioni di euro (sotto accusa l'ex presidente Giuseppe Rossi e gli ex amministratori Sandro Bordin, Bruno Carta, Renato Bertelle, Alessandro Moscatelli, Giuliano Tricarico, Alberto Filosofo, Virginio Piva, Silvio Fortuna e i revisori Fabio Bordin, Gaetano Stella, Giampaolo Trevisan e Paolo Zuffellato). Politicamente il più esposto è Bruno Carta, che attualmente è segretario cittadino del Pdl ed è da sempre il braccio destro della Sartori. Naturalmente il suo commento è stato entusiasta: «Lo considero un atto di grande responsabilità e saggezza. Il danno non esiste e se esiste è molto limitato. Aprire una trattativa per raggiungere un accordo bonario è un fatto positivo, che stabilisce come quell'area di 23 mila metri quadrati ha una collocazione strategica e un valore» (Giornale di Vicenza, 12 marzo 2011). Meridio nota un'assenza eccellente: quella di Dario Vianello, attualmente direttore generale di Aim e direttore amministrativo durante la gestione incriminata. E ipotizza che dietro l'accordo ce ne sia un altro sottobanco, di ben più ampia portata politica: «Variati teme la chiamata in causa, da parte degli ex amministratori, del direttore generale Dario Vianello, in predicato di sostituire l'attuale presidente Roberto Fazioli. A meno che non ci sia un disegno per il "Variati 2" con l'appoggio del Pdl, contro la potenziale candidata leghista Manuela Dal Lago. Ma qui andiamo nella fantapolitica, o forse no, visto il coinvolgimento dei segretari cittadino e provinciale del Pdl nelle trattative» (GdV, 13 marzo 2011). Ragioniamo: perché mai la giunta di centrosinistra che ha vinto anche sull'onda delle inchieste giudiziarie su Aim e sulla passata amministrazione di centrodestra (arrivandone a parlare come di una "gestione delinquenziale"), dovrebbe tirare i remi in barca e fare un oggettivo favore agli avversari? Senza contare che sul caso Marghera gli avvocati si preparano ad altri due processi: una seconda azione civile per danni da 7 milioni di euro promossa da Aim contro Ecoveneta (la società del gruppo Maltauro che ha ceduto la struttura di smaltimento rifiuti a San Biagio), e la causa penale per truffa aggravata alle casse pubbliche decisa dal Comune contro Rossi, l'ex advisor Gianni Giglioli, il costruttore Carlo Valle e la moglie di Valle Giannina Novello. Sembra un controsenso non tenere il punto su tutte nessuna esclusa, a meno che, come spifferato da Meridio, dietro non si nasconda un disegno.
Lega da sola
Il disegno in questione passa per il futuro di Manuela Dal Lago. Alla capogruppo leghista in consiglio comunale e deputata del Carroccio, dicono gli esperti in "dallagologia", frulla ancora in mente di sedersi sulla poltrona di primo cittadino di Vicenza. Per questo antico e mai sopito desiderio lavorerebbe instancabilmente l'ex consigliere diessino, oggi isolato nel Pd, Ubaldo Alifuoco fedele nei secoli. A capo di Vicenza Riformista, del Patto per Vicenza con il pidiellino Mario Giulianati e ora del comitato per la nuova mega-sede di protezione civile nel lato est del Dal Molin, Ubaldone insegue il sogno di una lista civica dell'amica Manuela con cui contendere i voti centristi e moderati a Variati. Al primo turno delle elezioni comunali nel 2013, benedicente il comando supremo della Lega a Milano che ha già dato via libera per i centri medio-piccoli, il partito padano correrebbe da solo e al ballottaggio, forte dei voti personali andati alla Dal Lago, trionferebbe grazie a quelli degli elettori Pdl, solitamente disponibili a virare su un candidato leghista (mentre non così i leghisti per uno del Pdl, e infatti la Sartori nel 2008 c'è rimasta fregata). È questo scenario il vero spauracchio sia di Achille che della Lia. Il motivo è semplice: la Dal Lago non farà prigionieri, vuole prendersi tutto, vuole comandare, e alle sue spalle scalpitano interessi storicamente inconciliabili con quelli che sostengono la coppia Variati-Sartori.
Lobby trasversale
E qui veniamo alla seconda faccia della medaglia: gli affari. Leggendo in filigrana le opzioni urbanistiche adottate finora dal governo Variati, il gruppo economico che fino a pochi giorni fa ne traeva maggior beneficio è quello radunato in Vicenza Futura, il consorzio di imprese, di cui è partner di riferimento il gigante delle costruzioni Maltauro, che dovrebbe strappare un sì - piuttosto oneroso per il Comune - per realizzare la nuova cittadella sportivo-ricreativa con contorno di superfici commerciali-direzionali a Ca' Balbi (dentro ci sono anche Caoduro, la Unicomm di Cestaro, la Bilding di Marchetti ecc). Ora, questo fronte imprenditoriale, a parte l'amicizia personale fra Variati e Paolo Caoduro, è tradizionalmente dato per vicino al centrodestra e alla Sartori in particolare per quanto riguarda la capofila Maltauro. Alla multinazionale del cemento fa capo direttamente Ecoveneta. Come spieghiamo in queste pagine, la sede di Ecoveneta in zona industriale (oggi chiusa), secondo indiscrezioni, potrebbe essere venduta alla multiutility controllata dal Comune per insediarvi il nuovo quartier generale di Aim Servizi e Aim Valore Ambiente. In effetti tra le sette società che hanno risposto all'avviso di gara ci sarebbe anche il gruppo Maltauro e proprio con la sua controllata Ecoveneta. Se quest'ultima, che già siederebbe su due tavoli, quello dell'accusato e l'altro del venditore, fosse addirittura la prescelta nella trattativa privata, il Comune e l'Aim le toglierebbero addirittura il peso di un immobile in disuso pagandolo con moneta sonante (e bisogna vedere esattamente quanto, a fronte dei 7 milioni in ballo nella causa giudiziaria). Ma la pista di Marghera fa arrivare alla Sartori soprattutto per un'altra via. Corre voce che interessata all'acquisto del sito veneziano è la Save di quell'Enrico Marchi sodale storico dell'ex governatore Giancarlo Galan, a cui Lia è politicamente legata. La Save è la società che gestisce l'aeroporto Marco Polo di Venezia ed è molto attiva nella finanza. E la Sartori siede nel consiglio di amministrazione (oltre che essere vicepresidente della Cis Spa di Verona, altra holding finanziaria nel campo immobiliare, autostradale e infrastrutturale). Il colpo di scena è arrivato il 22 marzo. Quel giorno il sindaco e l'assessore al territorio Francesca Lazzari presentano il mastodontico piano di ricostruzione della "spina ovest", la porzione di territorio che per capirci va dal teatro civico (ex Pp6) fino alla stazione ferroviaria (ex Pp7). Il progetto da 86 milioni di euro prevede, oltre al già preventivato trasferimento all'ex Domenichelli del nuovo municipio e del front office Aim, due parcheggi (uno in superficie e uno interrato), un parco giochi, un'area residenziale, strutture commerciali e uffici. Fino a toccare il parking davanti al teatro, al cui posto sorgeranno una nuova sede della Banca Popolare di Vicenza e un albergo. L'ipotesi che circola a caldo è che la Maltauro partecipi all'affare come futura ditta costruttrice di peso, e che il piano sia stato benedetto dalla Sartori per il tramite del consulente di tutta l'operazione, l'architetto Sergio Carta, uomo-simbolo del trait d'union fra Lia e Variati. Infine c'è un ultimo tassello a far quadrare il mosaico: il regalo (proprio così) di 330 mila euro di nuove illuminazioni cittadine offerto dalla Gemmo Spa e annunciato il giorno prima, il 21 marzo. Irene Gemmo, ex presidente di Veneto Sviluppo nell'era galaniana, è una nota componente del giro Galan-Sartori. Se si tiene presente che anche la Banca Popolare di Zonin viene accontentata nell'ex Pp6 e che la Beltrame, proprietaria principale dell'ex Pp7, ha il suo tornaconto immobiliare, si può affermare che ce n'è anche per attori esterni alla cerchia di riferimento che ha la sua punta di diamante nella Maltauro.
Il ritorno dei vinti
Nel frattempo sulla trincea opposta si muove sempre più minacciosamente l'ex cabina di regia di Confindustria vicentina: gli Amenduni (Valbruna), Ingui (Incos-Cosim) e i loro alleati Marchi, Beltrame ecc. Ardentemente desiderosi di rimettere le mani sul timone dell'associazione degli industriali dopo la sconfitta del 2008, i vecchi padroni del vapore hanno già cominciato le manovre per acquisire il consenso nella base confindustriale necessaria a spodestare il presidente Roberto Zuccato, il suo vice Luciano "Tiziano" Vescovi e la dirigenza attuale. Costoro non sembrano avvertire a sufficienza il pericolo, visto che, almeno così si dice, non si stanno attivando per tempo con la giusta combattività . In palio, com'è tradizione, ci sono anche i media leader locali, TvA e il Giornale di Vicenza, di proprietà diretta (la prima) o indiretta, tramite l'editrice Athesis (il secondo), di Assindustria Vicenza. Se il gruppo Amenduni-Ingui dovesse riconquistare il palazzo più importante dei poteri vicentini, Palazzo Bonin Longare sede degli industriali, per la Dal Lago la strada verso la vittoria sarebbe certamente più facile. La Sartori, perciò, non avrebbe altra scelta che appoggiare Variati, con il quale, come abbiamo visto, si ritrova sul terreno delle operazioni economiche. La vera guerra a Vicenza non è, ancora una volta, fra destra o sinistra, ma fra interessi affaristici contrapposti. E sul ring lottano, stretti a braccetto, Variati e la Sartori contro la temuta Dal Lago.
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