La macchina dei fanghi
Domenica 18 Marzo 2012 alle 10:25 | 0 commenti
Da VicenzaPiù n. 230
In Valchiampo sul futuro dell'impianto per lo smaltimento degli scarti di conceria si moltiplicano le ombre dei conflitti d'interesse e di possibili speculazioni: ma la politica, almeno per ora, si gira dall'altra parte. «L'evasione fiscale è una piaga che fa del male al nostro Paese e falsa la leale competizione tra le imprese». Sono queste le parole usate da Roberto Zuccato il 7 settembre 2011.
Sulla Valchiampo si abbatteva per l'ennesima volta il ciclone mediatico "pelle sporca", tant'è che lo stesso Zuccato faceva visita al prefetto Melchiorre Fallica assieme al presidente di Assoconcia Valter Peretti per ricordare a tutti che nessuno tra gli imprenditori «vuole mettere una pietra sopra a questa vicenda». Zuccato però si dimenticava di dire che l'impresa del suo collega era finita in una indagine della procura di Vicenza per una storia di mazzette alla Agenzia delle Entrate. Sempre lo stesso giorno Vicenzapiu.com pubblicava una lunga intervista allo stesso Peretti nella quale era contenuta una domanda ben precisa: «Di recente la giunta del comune di Montecchio Maggiore ha preso di mira Acque del Chiampo, la multiutility del comprensorio arzignanese, nel consiglio di amministrazione della quale c'è un presidente indagato per corruzione, Renzo Marcigaglia, e un membro del cda, Santo Mastrotto, la cui azienda è finita al centro del cosiddetto caso della maxi evasione. Più nel dettaglio la giunta ha chiesto per motivi di opportunità le dimissioni dell'intero cda. Lei è d'accordo?».
A domanda Peretti risponde: «Personalmente non sono d'accordo. Per carità , la giunta castellana avrà avuto i suoi motivi, ma ragioni di prudenza legate in primis alla crisi vorrebbero un approccio più cauto. Ma poi c'è la vera questione di fondo... Far cadere il cda significherebbe arrestare quel percorso che ci dovrebbe portare in tempi rapidi alla ideazione di un impianto per il trattamento dei fanghi, i quali attualmente sono conferiti in discariche che presto, nel giro di due, tre, quattro anni, saranno esaurite. Bloccare questo percorso equivale a giocare col fuoco. Non possiamo permettercelo».
Le settimane corrono, "Dirty leather" e la sua inchiesta gemella "Reset" diventano un ricordo sbiadito, almeno nelle menti di chi così desidera; e allo stesso modo diventano più frequenti le prese di posizione a favore dell'impianto. Da diversi giorni sul sito dell'Ato, il consorzio intercomunale che raccoglie le municipalità della Valchiampo c'è una novità (www.ato-parco.org). È la famosa relazione tecnica che contiene le proposte dei privati per realizzare l'impianto del trattamento dei fanghi. In giunta ad Arzignano si inalberano se lo si chiama torcia o peggio inceneritore, ad ogni modo si tratta di un sistema complesso che lavorerà ad altissime temperature.
Ora al di là della questione meramente tecnica, rispetto alla quale VicenzaPiù tornerà nuovamente, rimane da capire come mai industriali e media più o meno di area, abbiano in questi mesi dato tanta enfasi alle ragioni che alla grossa si possono definire "pro-torcia". Tra i soggetti che propongono l'impianto, figura una società di Chiampo, la Sicit situata, concedendo poco alla fantasia, in via Arzignano. Il presidente è Rino Mastrotto, a capo dell'omonimo gruppo, quello finito nello scandalo delle buste paga farlocche. Il vice è Valter Peretti, il nome della cui azienda è finito appunto tra le carte della procura per l'affaire concia. Sempre nel cda figurano poi Mario Tolio, Pietro Zini, Mario Peretti e Pietro De Sero. Quest'ultimo secondo il GdV del 19 gennaio 2012 a pagina 14 è stato rinviato a giudizio per corruzione sempre nell'ambito dello scandalo "Reset". E sempre nel cda di Sicit figura pure Massimo Confente. Professione, come gli altri del resto, imprenditore conciario.
Confente oltretutto si segnala per una peculiarità . È un pezzo grosso del Pdl provinciale. Anzi, proprio in provincia riveste la carica di presidente della commissione territorio e ambiente. Quella che tra le altre sovraintende ai problemi derivanti dai reflui conciari. Per vero il potenziale conflitto di interessi in capo allo stesso non ha mai fatto breccia presso le minoranze di centrosinistra che siede sugli scranni di palazzo Nievo. Anche se in futuro potrebbe essere proprio la sua commissione a vagliare eventuali rogne, potenziali o reali, dell'impianto, attualmente solo in nuce.
Ma c'è di più. In seno alla commissione tecnica attivata dall'Ato la quale dovrà giudicare i progetti proposti dai soggetti privati, figurano tra gli altri Luigi Culpo (direttore Generale di Medio Chiampo Spa) e Stefano Paccanaro (direttore Tecnico impianto di depurazione di Medio Chiampo Spa). I due sono stati rinviati a giudizio per l'affaire Montebello, uno degli scandali ambientali di più vaste proporzioni nel Vicentino. E sempre nella medesima commissione ha trovato posto anche Walter Formenton. Ex assessore provinciale di fede leghista, prima al territorio e poi all'ambiente. Il nome di Formenton è stato lambito nella maxi inchiesta della procura patavina per l'affaire Pm-Tricom, un altro gravissimo scandalo ambientale che ha colpito le province di Padova e Vicenza. Formenton, sul quale non grava alcun carico penale, però è ricordato per una sua dichiarazione riportata dal GdV il 19 febbraio 2006 a pagina 23: «L'inquinamento risale al 1977, ma qualsiasi indagine che arrivava a lambire il territorio di Tezze veniva insabbiata, non si sa da quale autorità , con grave imbarazzo delle autorità sanitarie e dei Nas». Parole che in passato erano state commentate così da Carlo Rizzotto, ex coordinatore provinciale dell'IdV: «Ma è questo il modo di parlare di uno che è stato assessore provinciale al territorio? Se sapeva quelle cose ha mai fatto denuncia?». C'è poi un'altra anomalia. Qualora l'impianto fosse progettato sul territorio municipale di Arzignano, tra i comuni che potrebbero avere da ridire qualcosa in proposito c'è pure quello di Trissino che appunto con Arzignano confina. L'assessore all'ecologia di Trissino è giustappunto Cecilia Fochesato, una dipendnete del gruppo di Rino Mastrotto presidente di Sicit. Ma quanto potrebbe costare alla collettività la cosiddetta torcia? Sarà veramente sicura? Perché di recente l'associazione "No alla centrale" ha chiesto un supplemento di documenti? È vero che con l'imminente commissariamento della provincia, sarà il presidente leghista Titti Schneck a poter decidere in solitaria sull'«inceneritore»? È normale che tra i soggetti che debbono valutare la congruità del progetto ci siano, a vario titolo, anche coloro che sono interessati alla commessa? Anche questa «stranezza» al momento non ha messo in allarme la politica provinciale che con quella della Valchiampo è rimasta per lo più in un silenzio tombale.
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