La Lega Nord di lotta, ma non a Roma ladrona. Al congresso, rivolta contro gli (ex?) oligarchi
Venerdi 28 Gennaio 2011 alle 21:02 | 1 commenti
Il 30 gennaio il Carroccio berico alle urne per scegliere il segretario provinciale. Le due anime (Stefani contro Dal Lago) per la prima volta messe in discussione (integrazione e aggiornamento dell'articolo a pagina 9 di VicenzaPiù n. 206, in collaborazione A.M.).Â
La mappa
A Vicenza e dintorni il Carroccio era storicamente diviso in due anime: Stefani e Dal Lago. Dopo tre anni e mezzo di segreteria imposta dall'accordo Stefani-Dal Lago-Calderoli ( a Stefani il Presidente della Provincia Titti Schneck e alla Dal Lago il segretario provinciale Paolo Franco) le anime si sono moltiplicate.
Da una parte Stefano Stefani (presidente Commissione Esteri) con i suoi leghisti della prima ora ma ridotti ad un manipolo di fedelissimi; dall'altra Manuela Dal Lago (presidente Commissione Attività Produttive della Camera, ex presidente della Provincia), corrente che si auto-rappresenta come più pragmatica e più moderata - più inciucista, sostengono i critici. Con Manuelona c'é, o forse c'era, Roberto Ciambetti, assessore al bilancio della giunta Zaia in Regione: pare abbiano litigato di brutto con l'Assessore che si é collocato accanto al Senatore Franco. Ci sono ora sul proscenio anche Marino Finozzi (assessore regionale al turismo) con l'ambizione di fare il Tosi vicentino e l'onorevole Manuela Lanzarin, sindaco di Rosà e in cerca di visibilità (da quando é parlamentare la si sente meno che da semplice sindaco). E c'è il Senatore Filippi (che ultimamente ricorda sempre più spesso di essere nato come imprenditore), vice-Presidente della Commissione Esteri: tra l'annosa questione Cis, il Vicenza calcio, il coordinamento dei sindaci dell'area berica, l'ospedale di Noventa e le questioni arzignanesi é ormai come il prezzemolo e da ex "pargolo" stefaniano da qualche tempo cerca autonomia. Infine c'é il Segretario uscente, il Senatore Paolo Franco, Questore e vice-Presidente della commissione per il federalismo, la corrente piú importante numericamente (oltre 300 tessere) ma anche la piú discussa per le molteplici divisioni generate da una gestione, dicono i suoi critici, non priva di litigi e di rancori. Il tutto si complica se lo si inserisce nel conflitto sotterraneo (e neanche tanto) che a livello regionale contrappone il sindaco di Verona Flavio Tosi al governatore Luca Zaia, che insieme ai dal lago Boys è vicino al segretario "nazionale" (cioè veneto), Giampaolo Gobbo.
I candidati
Alla vigilia del congresso che domenica 30 gennaio eleggerà il successore di Paolo Franco alla guida della Lega in provincia, la situazione vede ora il capoluogo diviso in tre parti e assegnato alla Dal Lago e a Filippi: la prima ben salda con la new entry Carlo Rigon scelto come segretario dopo Alessio Sandoli, il secondo con una buona rappresentanza (maggioranza?) nel direttivo di sezione. Gli altri rispondono a Stefani che ha dovuto accettare un onorevole ritiro del suo candidato Boró. In provincia gran parte del partito (almeno 200 tessere) fa riferimento all'alleanza Stefani-Bizzotto, con un peso crescente della propaggine bassanese dell'europarlamentare Mara Bizzotto e del suo figlioccio Nicola Finco. Questi hanno lanciato come candidato alla segreteria provinciale Carlo Fongaro di Valdagno, già presidente di Vi.Abilità spa. Finozzi ha puntato con un'iniziativa inizialmente isolata sul primo cittadino di Thiene, Maria Rita Busetti. Cane sciolto dopo aver rotto col suo padrino politico Stefani ma con un certo numero di preferenze a disposizione (punta a raggiungerne in questi ultimi round quasi 200 su circa 450 che bastano per strappare l'elezione a segretario provinciale), c'è infine il senatore Alberto Filippi, fresco del via libera arrivato da Venezia, cioè da Zaia, per la destinazione commerciale del terreno di proprietà pubblica (provincia & c.) e privata (famiglia Filippi appunto) a Montebello, che ha dichiarato per sfida di volerlo mettere in vendita senza attendere licenze per costruirci un mega-shopping center, il che equivarrebbe a rinunciare (vedremo se sarà di parola) a un plus valore stimato di circa 50 milioni di euro. Proprio le sue truppe fatte per lo piú dal gruppetto di sindaci dell'area berica potrebbero fare da ago della bilancia e far vincere o assicurare il ballottaggio al candidato prescelto. Bocche cucite, nessuna dichiarazione (Vicenza Calcio docet) ma per Filippi la scelta sembra essere ricaduta sul candidato di Valdagno.
I ribelli
Ma ecco la sorpresa: a due settimane scarse dall'assise congressuale, si fa avanti Davide Lovat in nome di quei soldati semplici del partito che non ne possono più degli oligarchi e delle clientele. Lovat peró è da oltre tre anni nella stanza dei bottoni a fianco a Franco Paolo e al suo vice Grande, é responsabile degli enti locali, spesso viene nominato quale commissario nei molteplici commissariamenti e si è accreditato come "intellettuale" critico (è uscito di recente il suo libro "Tu sarai leghista! Leghista sarai tu!" nel quale critica i parlamentari padani "romanizzati") e interprete di un ritorno alle origini, al leghismo duro e puro oggi inquinato da personalismo, affarismo e poltronismo. Un nuovo inizio che però passa per la contestazione del potere chiuso e autoreferenziale dei capatáz locali in nome di una democrazia interna che, dalle alte sfere fino all'ultima periferia, è stata sempre sacrificata al Fuhrerprinzip di matrice bossiana. Le parole d'ordine degli scontenti di cui Lovat prova a farsi portavoce sono infatti il ricambio dei dirigenti per fare piazza pulita degli interessi personali e d'affari, la riscoperta dell'identità venetista (di qui il radicale rifiuto delle celebrazioni per l'Unità italiana, appoggiate invece dai leghisti vicini a Tosi), la ritrovata sensibilità alla questione sociale delle vittime della crisi economica (in polemica coi «feudatari che vivono in collina», come Lovat ha sprezzantemente detto alludendo alla Dal Lago a Stefani e a Filippi, al quale ha riservato una stoccata particolare sottolineando l'ostilità a nuovi insediamenti commerciali). Il candidato dei ribelli (al loro potere loro?) è Roberto Grande, consigliere comunale di minoranza ed ex assessore di Cornedo, che in un'intervista ha fatto capire chiaramente su quali voti contano, lui e Lovat, per tentare la scalata: su quelli di Ciambetti inserito nell'orbita Zaia-Gobbo («C'è l'esigenza di rinnovamento. Chi fa fatto crescere la Lega fino a dove è arrivata oggi ha fatto un ottimo lavoro. Ma il modo di fare politica è cambiato. Questo ricambio si vede già in altre federazioni. Ne escono nomi come Zaia. Adesso è la volta di Vicenza», Giornale di Vicenza, 23 gennaio 2011). E su quelli di Paolo Franco, l'attuale segretario, dato per vicino alla Dal Lago, ma ora sponsor occulto, ma non tanto, e all'ultimo minuto di Grande suo vice-segretario provinciale e responsabile del tesseramento. Grande ha gestito per tre anni e mezzo tra commissariamenti, espulsioni, ricorsi, e chi piú ne ha ne metta, proprio il tesseramento vicentino. E Grande sarebbe stato presentato direttamente al Segretario Federale Bossi da Paolo Franco in persona. Questo e non solo questo avrebbe indispettito la Dal Lago che pur non avendo un "suo" candidato avrebbe, quindi, scelto l'amica Busetti anche se fino all'ultimo potrebbe girarsi sull' ex dallaiano Fongaro; da qui il gran rifiuto ciambettiano che perciò avrebbe scatenato i suoi a favore di Grande. In sintesi Paolo Franco tenta il colpaccio e cerca di far fuori in un sol colpo i due padroni storici Stefani-Dal Lago, l'ambizioso Finozzi e l'odiata coppia Filippi e Bizzotto il tutto in nome del cambiamento ...
Patto o guerra totale?
Il fatto che Grande abbia sottolineato la fedeltà a Zaia denuncia un'inoppugnabile chiamata alle armi per quella parte del Carroccio berico che in Zaia si riconosce. E qui il dubbio s'impone: non è che per caso la Dal Lago con abile opportunismo abbia deciso di sfruttare la rivolta di Lovat per dare la spallata ai rivali Stefani, Bizzotto e Schneck? Poco probabile, perché la Busetti nella conta rischia di essere eliminata per la corsa al ballottaggio. Oppure questi voti vengono dati all'insurrezione capitanata da Lovat spontaneamente, da Franco, da Ciambetti, da militanti delusi dalla Dal Lago equiparata agli altri signori delle tessere, e con l'operazione del Questore del Senato si va alla guerra totale? Per quest'ultima ipotesi fa propendere la "richiesta di provvedimenti", cioè di espulsione, fatta arrivare ai piani alti della Lega a Milano dalla Dal Lago stessa, che si vedrebbe franare la terra sotto i piedi, a favore di Lovat e dello stratega Franco. E tuttavia ad un occhio smaliziato, o forse troppo malizioso, la mossa potrebbe sembrare tattica, strumentale, volta proprio ad allontanare il sospetto di una manovra, se non addirittura di una "combine" nell'ombra fra la scaltra Manuela e gli idealisti, ma non suicidi, Lovat e Grande. Oppure ancora, l'insorgere improvviso di questi ultimi potrebbe rivelarsi un fuoco di paglia, concludersi in un nulla di fatto, o magari, com'è avvenuto in questi anni, in un compromesso fra le parti che accontenti un po' tutti. Come sempre, saranno i fatti a incaricarsi di sostenere o smentire quelle che, a due giorni dal congresso provinciale, sono indiscrezioni. Una certezza in mezzo a tante incertezze: é tornata la Lega di lotta ... Ma non a Roma ladrona!
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