La Cgil vicentina a "scuola" di "sindacati negli anni della crisi"
Mercoledi 17 Settembre 2014 alle 16:58 | 0 commenti
Cgil Vicenza - "I Sindacati in Europa e in Italia negli anni della crisi". Questo il titolo della oramai tradizionale giornata di studio per i quadri e i delegati che la Cgil vicentina organizza a settembre. Incontro che ha visto come protagonista Mimmo Carrieri, professore ordinario di Sociologia economica e del lavoro alla Sapienza Università di Roma. Al tavolo la segretaria generale Marina Bergamin con i segretari Giampaolo Zanni e Fabrizio Nicoletti. In sala all'Alfa Hotel 300 persone.
Il professor Carrieri ha delineato una fotografia dei modelli di sindacalismo in Europa e nel resto del mondo occidentale (Nordamerica) indicando i punti di forza e di debolezza: quello nordico (Svezia soprattutto) che ha grande successo grazie all'alto tasso di sindacalizzazione (80%) dovuto anche a leggi che proteggono il lavoro. Quello tedesco caratterizzato anche qui da importanti leggi che istituzionalizzano la presenza sindacale, ma soprattutto dalla pratica della cogestione aziendale con la partecipazione in azienda nel comitato di controllo dei rappresentanti dei lavoratori: situazione che permette una programmazione sul lungo periodo. Altra tipologia è quella anglosassone di tipo inglese e statunitense, legata ai lavori (diversi anche negli stessi settori) e alle aziende, che risulta molto debole sul livello confederale.
Infine il modello italiano caratterizzato da una grande capacità organizzativa e da un tasso di sindacalizzazione medio per l'Europa (38-40%) che però è notevole visto che insiste su un tessuto aziendale di piccole e medie aziende e micro-aziende in cui la maggior parte (il 90%) ha meno di 15 dipendenti.
Tutti i modelli sindacali europei e anglosassoni stanno attraversando negli ultimi 15 anni un momento di crisi a causa di una serie di interventi legislativi da parte soprattutto di governi di destra che hanno tolto alle organizzazioni dei lavoratori risorse e potere, ha puntualizzato il professor Carrieri.
"Il ritratto del mondo sindacale sia in Europa sia in Italia è chiaroscurale", ha affermato Carrieri, "o meglio vi sono degli elementi che fanno ben sperare e altri che vanno affrontati e risolti".
Per esempio in Italia non va il rapporto con i giovani: perché sono sempre più formati (hanno alte specializzazioni), trovano lavori instabili (nel tempo, con cambiamenti di settore continui) e soprattutto lavorano nel campo dei servizi che è caratterizzato da piccolissime aziende! In questo caso il sindacato fa fatica a rappresentare queste nuove generazioni.
Ma il sindacato italiano secondo il professor Carrieri dà segni di vitalità interessanti: negli anni si sono consolidate e rafforzate le reti sindacali (Rsu e presenza territoriale) e vi è stato un maggiore coinvolgimento democratico dei lavoratori nei processi decisionali anche grazie a momenti di elevata portata come i referendum.
Tantissimi gli elementi di riflessione, di studio e di analisi che il professor Carrieri ha fornito ai sindacalisti della Cgil vicentina che hanno portato a due proposte per il futuro: quella movimentista o quella neoistituzionalista.
Quella movimentista è caratterizzata da uno sviluppo dell'attivismo sindacale (organizing) che ha dimostrato forti risultati in Italia nel settore dei servizi e del terziario. Quella caratterizzata dal neoistituzionalismo (che prevede importanti protezioni pubbliche) prevede però una inevitabile taratura delle leggi sul lavoro in vigore, in quanto le attuali leggi (come lo statuto dei lavoratori) sono state scritte più di 30-40 anni fa.
Due modi diversi di vedere il sindacato che secondo il docente universitario non vanno però considerati separatamente: "bisogna fare sintesi".Â
Ma soprattutto per il futuro "dobbiamo pensare a diritti fondamentali e standard di applicazione di questi diritti", ha concluso Carrieri, "a livello europeo; le norme nazionali evidentemente non bastano più!"
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