«Inchieste Bpvi. Ombre sul passato, procura e Vigilanza rimasero inerti»: l'accusa del PG Antonino Condorelli. La difesa e la stima per Zonin di Fojadelli, la vergogna dei potenti...
Sabato 3 Giugno 2017 alle 23:02 | 0 commenti
Il procuratore generale di Venezia, Antonino Condorelli, per analizzare "ciò che sta accadendo (e cosa accadrà sul fronte delle maxi inchieste sugli scandali che hanno travolto le banche venete" anche in conseguenza dello scontro velenoso tra Procura e Gip di Vicenza, in un'intervista concessa a Andrea Priante per Il Corriere del Veneto del 2 giugno parte dalle "ombre che riemergono dal passato, e che incombono su quei magistrati che non intervennero per impedire il tracollo della Banca Popolare di Vicenza". Per Condorelli i toni dello "scontro", che lui definisce una fortissima divergenza di vedute, "rischiano forse di raggiungere alti livelli di drammaticità ", ma "la causa principale va ricercata nel fatto che, per quanto riguarda l'indagine sulla Popolare, di indubbia importanza e risonanza economico-sociale, la procura di Vicenza si ritrova a lottare contro fortissimi pregiudizi".
"C'è troppa sfiducia nei confronti della magistratura - aggiunge Condorelli - e questo accentua le tensioni. Sono probabilmente pregiudizi fortemente legati al passato. È sufficiente guardare agli ultimi anni del secolo scorso e ai primi di questo, per rilevare alcune inquietanti domande che sono state poste in ordine al comportamento della magistratura dell'epoca, e che forse gettano ombre che costringerebbero a porsi ulteriori dubbi".
Alla domanda di Priante su quali fossero queste ombre la risposta di Condorelli ricorda le "storie" da noi raccontate anche su "Vicenza. La città sbancata" ed è netta:
«È chiaro che questo disastro della Popolare affonda le radici in quegli anni, e che la procura di Vicenza non riuscì a fare la sua parte, almeno non fino in fondo, nel controllo di legalità sull'amministrazione della Banca e anche sull'operato degli stessi organi di vigilanza. Quel che non sappiamo è se tutto ciò avvenne perché c'erano delle opacità - chiamiamole delle "incrostazioni" - all'interno della magistratura, oppure se sia dovuto soltanto a una mancanza di attenzione. Insomma, a distanza di tanto tempo e col pensionamento degli interessati, è impossibile stabilire - quanto meno sul piano disciplinare - se il mancato intervento tempestivo da parte degli investigatori fu fatto 'in buona fede' o meno. Di certo, il risultato è che i bravi colleghi che oggi stanno indagando, ancora subiscono gli effetti dell'oggettiva inerzia di chi li ha preceduti".
Lo scorso anno, osserva il collega del CorVeneto, fu il giudice Cecilia Carreri a puntare il dito contro l'ex procuratore di Vicenza, Antonio Fojadelli: nel 2002 chiese di archiviare un'inchiesta che «già allora - sono le parole del giudice - dimostrava che mancava ogni forma di controllo sulla gestione verticistica e padronale di Zonin».
"Non ho nulla contro Fojadelli - gli dice il procuratore generale -. Però l'evidenza dei fatti ci porta a dire che avvenne qualcosa di non positivo. Purtroppo non è stato accertato quali furono le cause della mancanza di incisività dimostrata dalla procura».
Il capo della Procura generale di Venezia sulla magistratura dei tempi di Zonin esprime un giudizio durissimo sintetizzabile in questa frase: "la procura di Vicenza non riuscì a fare la sua parte, almeno non fino in fondo, nel controllo di legalità sull'amministrazione della Banca e anche sull'operato degli stessi organi di vigilanza". Vigilanza su cui, lo abbiamo scritto ieri, nessuno ancora vigila.
La risposta di Antonio Fojadelli è arrivata oggi sempre sul CorVeneto e sempre al collega Priante: "Un magistrato di quel livello dovrebbe pesare meglio le parole. La prima inchiesta su Popolare di Vicenza fu aperta dai miei uffici nei primi anni Duemila, sulla base di una relazione di Bankitalia che non parlava di "operazioni baciate" né di ostacolo all'attività di vigilanza. Piuttosto, si limitava a puntare il dito contro una gestione "padronale" da parte di Gianni Zonin... La magistratura fece il suo dovere. Semplicemente, all'epoca non furono evidenziati comportamenti illegali. Magari si poteva avere da ridire circa l'atteggiamento di Zonin, ma un procuratore deve attenersi alla Legge e all'epoca, nel quartier generale della PopVicenza, non registrammo alcun reato. Il fatto che oggi siano state riscontrate delle presunte irregolarità non significa che queste ci fossero anche nel 2002. In 15 anni può cambiare il mondo, figuriamoci la gestione di una banca. Mi sono sempre limitato a fare il magistrato, visto che non possiedo facoltà divinatorie".
Ma sul magistrato vicentino, che è stato anche candidato sindaco bocciato a Conegliano per il Partito Democratico, sono stati espressi ripetutamente vari dubbi anche su media di prestigio come Il Sole 24 Ore che ha evidenziato come Antonio Fojadelli, una volta in pensione, è entrato in cda delle società di Gianni Zonin. E, non a caso, quando Priante gli chiede un giudizio sull'ex potentissimo presidente di BPVi, "Fojadelli non si nasconde", annota il collega, e risponde: "Ho sempre stimato molto Gianni Zonin: fu in grado di prendere una piccola banca e, nell'arco di una quindicina d'anni, trasformarla in un grande istituto. Se poi ha davvero commesso quei reati di cui si parla, ne risponderà in tribunale".
Nessuno poteva avere facoltà divinatorie, ha detto l'estimatore di Gianni Zonin, che ha fatto così grande la banca da portarla al crac, magari anche lui non accorgendosene, ma rimane il fatto che chi a Vicenza non ha condiviso la stima ancora oggi esternata dall'ex Pm è uscito dall'operatività giudiziaria, in un modo o nell'altro, e chi l'ha coltivata, avvantaggiandosene direttamente o indirettamente, in magistratura, nella politica, nelle associazioni datoriali e nella stampa locale di scuderia, oggi dovrebbe porsi almeno molte domande... almeno quelle che ponevano, e a cui spesso rispondevano, molti articoli sulla stampa nazionale e, modestamente, anche i nostri dal 13 agosto 2010 in poi.
Quelli che non si pongono queste domande o non sono capaci di porsele o...
Sono, comunque, loro, e senza distinzione, i complici del sistema che ha sbancato tutta la comunità e non i pm e i Gip, che, come ha detto Condorelli, scontano un passato di cui la Vicenza dei potenti dovrebbe vergognarsi camminando a testa bassa e che la Vicenza degli onesti, la maggior parte, dovrebbe espellere dalla comunità . Per sempre.
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