Imu, Dal Negro (Anciveneto): le perplessità restano
Venerdi 24 Febbraio 2012 alle 17:49 | 0 commenti
Anciveneto - Come includere le esenzioni e l'Irpef? Sono tra i quesiti che Anciveneto ha fatto emergere al convegno di oggi a Rubano. Mentre una prima stima prevede almeno 1,4 miliardi di gettito nei Comuni veneti per immobili che non sono prime case, a cui si aggiungono almeno 150 milioni per abitazioni principali e fabbricati rurali.
Imu, incertezze e dolori. Incertezze perché spetta al Governo stabilire il gettito Imu per ogni singolo comune, il che rende molto più difficile per i sindaci definire i bilanci comunali in barba al principio di autonomia. Mentre i dolori provengono dal maggior carico fiscale, comunque più pressante per i cittadini senza però una corrispondente maggiore destinazione degli introiti al Comune e ai suoi servizi. Con la conseguenza di ridurre l'autonomia degli enti locali, come paventato già da tempo. Anche se al momento è impossibile calcolare le aliquote con precisione (tecnicamente perché non sono noti i fondi sperimentali di riequilibrio), l'Anci regionale ha effettuato comunque una prima elaborazione basandosi sui consuntivi dell'Ici nel 2009: la stima è che il prelievo dell'Imu in Veneto sarà di 1,4 miliardi per gli immobili che non sono prime case, di cui 700 milioni andranno allo Stato e l'altra metà ai Comuni; a questo si aggiungono altri 150 milioni che i Comuni dovranno ricavare dalle abitazioni principali e dagli immobili non più esenti dal pagamento, in prevalenza agricoli come stalle, silos etc. «Ci sono modifiche di giorno in giorno, basta pensare alle tesorerie comunali accorpate in un'unica banca centrale - protesta il presidente di Anciveneto Giorgio Dal Negro - Non sappiamo ancora come determinare l'aliquota Imu. Così come non è chiara la questioni collegata delle esenzioni, che come Associazione affronteremo per via legale, nella Corte costituzionale. E poi ci sono anche altre complicazioni: se l'Imu comprende l'Irpef, l'80 per cento dei Comuni veneti ha già applicato quest'ultima imposta singolarmente e il restante 20 dovrà farlo. Andrà a finire che i sindaci dovranno aumentare tutte le aliquote di base e gran parte del gettito finirà allo Stato».
Senza dimenticare il meccanismo del Patto di stabilità interno, sempre più stringente. «Dal 2013 anche i Comuni tra i mille e i cinquemila abitanti dovranno raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica attraverso il patto - spiega Silvia Scozzese, relatrice al convegno in quanto responsabile scientifico della fondazione per la finanza locale Ifel Anci -. Predisporre il bilancio per questi ultimi diventerà perciò molto più complesso, visto che i loro uffici si ritroveranno con un impegno del tutto nuovo e di grande peso, anche perché non l'avevano mai affrontata prima». Un bel problema, anche se c'è stata l'anno scorso la boccata d'ossigeno del patto di stabilità regionale verticale, grazie soprattutto all'azione di Anciveneto; peraltro in un'altra indagine svolta dalla stessa Associazione, il 98 per cento dei Comuni veneti intervistati (alle interviste avevano risposto 145 municipalità su 581) aveva dichiarato di riuscire a rispettare il Patto di stabilità per il 2011.
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