Il referendum per l'autonomia del Veneto, depotenziato ed "elettorale"
Mercoledi 1 Febbraio 2017 alle 08:24 | 1 commenti
"Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?"
Dovrebbe essere questo il testo del referendum "sull'autonomia del Veneto". Un referendum che, per la sua formulazione generica, dimostra come in realtà non si tratti di un via libera ad una serie di pretese da formulare al Governo, né alla trasformazione della regione in una Regione a statuto speciale. D'altronde pensare ad un'autonomia come quella delle Regioni a Statuto speciale è impossibile poiché, visti i fumosi presupposti culturali, tale richiesta potrebbe essere fatta propria da tutte le Regioni italiane determinando di fatto l'annullamento di ogni privilegio economico. Concettualmente è valido sostenere l'uguaglianza delle istituzioni regionali, meno corretto dar luogo ad un atto istituzionale che si configuri come un atto contro qualcosa più che a favore. La Lega, che per molti anni ha governato l'Italia, avrebbe forse potuto agire allora in questo senso. Ovviamente non lo fece.
Forse sarebbe bastato, allora, cercare di legiferare sulla possibilità da parte delle Regioni a statuto ordinario, di trattenere una maggior quantità di entrate da gestire in maniera, in questo caso sì, autonoma. Ma forse allora il pensiero dei Governi berlusconiani era più rivolti ad altri interessi.
Va detto che anche stavolta ci troviamo dinnanzi ad una manovra dal sapore elettorale, volta sostanzialmente a giustificare l'esistenza ed il consenso di alcune forze politiche che approfittano di una legittima esigenza di parità di condizioni da parte dei cittadini italiani. Senza il feticcio autonomista, parte delle forze politiche del nord e del sud Italia perderebbero il senso della propria esistenza.
Espressioni come "porteremo i veneti all'autonomia nel 2017" guardano in realtà al 2017 o al 2018, anno delle elezioni e cercano di approfittare dell'ondata populista che sta travolgendo il pianeta.
Altro discorso poi sarebbe quello sulla validità ed efficacia dell'Istituzione "regione". Il depotenziamento economico delle Province, più volte denunciato dal PSI e da molti Presidenti delle Province, è stato il mostruoso frutto di una campagna contro le spese della politica (e quindi della politica) utile solo a determinare un cambio generazionale. Ma non di consuetudini. Le Regioni non sono state toccate anzi, con buona pace degli sprechi emersi nelle inchieste, sono state lasciate vivere e proliferare tranquillamente.
Vedremo intanto se la celebrazione del referendum, per la parte organizzativa, chiamerà ancora una volta tutti gli italiani a sostenerne lo sforzo oppure sarà competenza delle Istituzioni regionali. Vedremo se per raggiungere un congruo numero di votanti, il referendum promosso dal partito del Presidente Zaia avrà bisogno di affiancarsi a quello sul "jobs act", ad un referendum nazionale.
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