Il lavoro manca, non è colpa dell'articolo 18
Mercoledi 21 Marzo 2012 alle 10:34 | 0 commenti
Giorgio Langella, Segretario provinciale PdCI FdS - Sul "mercato del lavoro" (orrenda espressione che già indica come lavoro e lavoratori siano considerati "merce") il governo va avanti senza l'accordo con la CGIL. L'articolo 18, di fatto, non esisterà più. Saranno possibili i licenziamenti individuali per qualsiasi causa (giustificata o meno). Il reintegro nel posto di lavoro non esisterà più tranne che per "discriminazione". Ci mancherebbe.
La discriminazione è vietata dalla Costituzione. Per il resto, un indenizzo economico. Tutto viene monetizzato. Si "mercanteggia" il licenziamento. Confindustria e Marcegaglia danno adesione piena. CISL e UIL si accodano e "condividono". La CGIL, giustamente, parla di scelte "squilibrate". Afferma "Faremo tutto ciò che serve per contrastare la riforma del mercato del lavoro. Faremo le mobilitazioni necessarie, non sarà una cosa di breve periodo" e non firma. Ha ragione. Monti ha dichiarato che "tutte le parti hanno rinunciato a qualcosa". E no, caro presidente del consiglio, dica la verità . I lavoratori devono rinunciare a un diritto, a tutto quello che avevano conquistato. Perché, vede, dire che il contratto a tempo indeterminato diventerà "dominante" (e cosa significerà , poi?) e permettere i licenziamenti individuali non ha alcun senso. Lo si dica chiaramente: i padroni da domani avranno libertà di licenziare chiunque, quando vogliono e come vogliono. Al massimo pagheranno una specie di multa (la chiamano indenizzo). Il lavoro non sarà più il primo diritto costituzionale. Decenni, ormai, di liberismo e di flessibilità del lavoro ci hanno portato a una disoccupazione crescente (quella giovanile è a oltre il 30%). Evidentemente è stato un fallimento, ma si persiste in quella strada. Il lavoro manca. Non è colpa dell'articolo 18. La colpa è dei padroni che delocalizzano, di quelli che portano la loro ricchezza nei paradisi fiscali, di quelli che speculano, di quelli che non pagano le tasse. La decisione del governo di andare avanti comunque continuando a colpire lavoratori e pensionati dimostra che questo non è un governo di tecnici, "moderno" e "autonomo". E' solo una nuova versione di un governo dei padroni che fa gli interessi di quella classe. Le sue scelte sono inaccettabili. E' venuto il momento di lottare.
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